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Dai Polish Child ai Maxpicchiatoda3, un decennio ha cambiato molte cose e non solo il nome. Nel giorno dell’uscita del loro nuovo lavoro ecco l’intervista con la band.
Ciao ragazzi, benvenuti su Extra! Per introdurvi, iniziamo dal vostro passato come Polish Child: cosa ci ha lasciato quell’esperienza, e in che modo è avvenuta la trasformazione in Maxpicchiatoda3?
Ciao, ci ha lasciato 12 anni di coesione, voglia di fare, anche di litigi, incomprensioni, errori... Ma hanno rappresentato una base solida che oggi si traduce in fiducia, sicurezza e positività. La trasformazione è avvenuta semplicemente insieme all'accadere delle cose, dei fatti della vita: dopo “Miracolizer” (ep del 2007) gli insegnamenti della Greenfog ci hanno semplicemente fatto capire che era ora di “rinfrescare” il registro e MATURARE. E' così che abbiamo deciso di abbandonare l'inglese per scrivere testi nuovi di zecca in italiano, e di conseguenza cambiare nome.
Gira voce che il vostro nome sia stato creato da un writer: verità o leggenda metropolitana?
Ehehehe... mezza verità...
Che legame avete con gli anni 90 e la musica di quel decennio?
Emotivamente parlando, il legame è preponderante. Quando ci siamo formati eravamo solo voce/chitarra, basso e batteria, avevamo 16 anni, suonavamo solo cover ed era il 1996... Fai due conti.... Certo, di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia e la formazione si è anche ampliata con un apporto molto distante dalle nostre radici (Francesca - synth e tastiere – è fanatica di Prog anni '70, per esempio), però la matrice è quella.
Passati gli anni ’90, mi sento di poter dire che oggi siete a tutti gli effetti una band moderna e rappresentativa del terzo millennio, e che la vostra musica riflette pienamente le inquietudini e le incertezze del tempo che stiamo vivendo. Sbaglio?
Sì infatti, ora le sonorità sono ben distanti da quel periodo, e non possiamo certo negare, per così dire, una sorta di “malinconia” sia nella musica che nei testi della maggior parte dei nostri brani, però siamo tutti ben consapevoli che rock significa soprattutto stare insieme, stare bene, e trasmettere energia.
Mi hanno colpito molto i vostri testi, non sempre chiarissimi nel significato, ma certamente capaci di descrivere in modo molto personale situazioni e sentimenti comuni a tutto il genere umano: amore, paura, dubbio…
A differenza della musica, i testi sono stati scritti da tutti noi ed è stato il lavoro più duro, appunto per il cambio della lingua (non abbiamo tradotto nulla), ma alla fine le soddisfazioni sono state molte. La fruizione da parte dell'ascoltatore è ovviamente raddoppiata e ognuno di ha dato il suo contributo di verità, di sentimento, di stile ecc... che ci ha fatto indubbiamente crescere.
C’è qualche band nel panorama indie italiano, a cui vi sentite particolarmente vicini per sound, ispirazione o visione globale della musica?
A dire il vero il nostro scopo attuale è quello di trovare un sound tutto nostro, quindi il contrario semmai. Il panorama indie italiano purtroppo è una piccola perla circondata da pochi locali tecnicamente adeguati, salotti sanremesi, terminologie da riviste patinate, poser... Ad Andrea (voce/chitarra) e Vicky (cori), per esempio, piacciono molto i Verdena e Perturbazione, mentre Christian (basso), Cesca (synth/tastiere) e Andrea (batteria) possono ascoltare dai Marlene Kuntz, ai Baustelle, ai 3ARM, ma alla fine dei conti nessuno sputa nel piatto in cui mangia.
Ho notato che avete due stili, entrambi ben riconoscibili: uno più improntato alla tecnologia e all’uso di synth, e un’attitudine rock visionaria, che emerge nei brani meno “elettronici”…
La musica è interamente scritta da Andrea (voce/chitarra), il quale butta giù il materiale in cameretta, pomeriggi interi, portando poi lo “scheletro” delle canzoni in studio per essere arrangiato e limato (prezioso aiuto da Mattia Cominotto – Greenfog Records); E' a quel punto che imperversa la furia elettronica di Cesca. Scherzi a parte non esistono “stili” o “formule” particolari nella scrittura, è più che altro ciò che succede in saletta che dà forma al brano, sia per quanto riguarda la sezione ritmica che l'apporto elettronico modulato dal buon gusto di Francesca, appunto.
Che progetti avete per il futuro?
Il disco uscirà per Greenfog Records il 28/01/11 in tutti i negozi di dischi che espongano il catalogo Venus, ora, dopo 2 anni chiusi in studio, abbiamo veramente voglia di suonare. Tanto e bene. Semplice. A dirsi.
Grazie e a presto!
Grazie a te!
Articolo del
28/01/2011 -
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