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Sono italianissimi, marchigiani per la precisione, il trio dei Soviet Soviet formato da Alessandro Costantini (chitarra e voce), Alessandro Ferri (batteria) e Andrea Giometti (voce e basso). Sì, gli anni ‘80 son tornati e pure alla grande, il trio dei Soviet riesce perfettamente a ricreare danze post-punk immediate. Ma non è tutto; il loro suono è diretto e spontaneo, ci colpisce dritti in pancia, e se pensate che la band sia esclusivamente influenzata dalla scena new wave degli anni ‘80 vi sbagliate. Perché i Soviet Soviet vanno oltre, sono una band con un potenziale talmente elevato che è impossibile chiuderli definitivamente in un periodo temporale stabilito. Questo loro lavoro non è in realtà un vero e proprio album, sarebbe una raccolta dei loro EP precedenti, ma questo poco ci importa. Perché i Soviet Soviet ci sanno fare e hanno tutte le carte in regola per diventare una delle poche realtà presenti in Italia in grado di varcare la linea di confine. Ecco per voi l’intervista ad Alessandro Costantini.
Da quanto tempo suonate insieme?
Il gruppo si è formato per puro caso nell’estate del 2008,il primo live è stato quasi un anno dopo,luglio 2009.
Ascoltando il vostro lavoro “Nice” mi son subito venuti in mente gruppi come Joy Division, Cure, CCCP, sbaglio?
Ascoltando il nostro secondo EP è facile che vengono in mente Joy Division, CCCP , Jesus and Mary Chain, A Place To Bury Strangers,i primi Cure etcc..
Questo è il vostro primo album ufficiale?
Non abbiamo ancora un album ufficiale, all’attivo abbiamo: - un primo EP scritto di getto nel 2009 frutto della prima sperimentazione iniziale; - un secondo EP (anno 2009/2010) anch’esso scritto in modo molto spontaneo ma dal quale traspare una maggior consapevolezza di quello che è anche oggi la nostra musica; - uno split su vinile con il gruppo Frank Just Frank uscito sotto mannequin nel 2010.
Com'è nata questa collaborazione con il gruppo franco-inglese Frank (Just Frank)?
La collaborazione con i Frank, un po’ come tutte le nostre cose, è nata in modo molto casuale. Tutto è iniziato da un commento su Myspace nel quale dimostravamo il nostro apprezzamento per un loro pezzo “Die In Bed”. Da lì è iniziato uno scambio continuo di messaggi e proposte che è sbocciato in un live veramente strepitoso a Nizza, in Francia (22.01.2010). Abbiamo condiviso il palco assieme ai Frank anche a Roma, Milano e Berlino.
Il progetto è nato per una “svolta più internazionale”?
Il progetto non è nato con dei presupposti ben precisi, la “svolta internazionale” se la sta prendendo un po’ da solo, o meglio la sta acquisendo man mano che ci vengono proposti live all’estero. Viviamo giorno per giorno la storia del nostro gruppo e prendiamo quello che ci viene proposto compatibilmente con gli impegni di lavoro che abbiamo.
Non avete mai pensato di fare testi tutti in italiano?
Ad oggi l’unico pezzo in italiano che portiamo ai live è “Curami” dei CCCP e lo proponiamo solo in set acustico per il momento; non abbiamo in mente di scrivere i testi in italiano, per ora troviamo la lingua inglese l’ideale per esprimere “foneticamente” le nostre intenzioni.
Ultima domanda .. come mai il nome Soviet Soviet?
Il nome Soviet Soviet è nato, guarda caso, anch’esso in modo spontaneo. L’idea iniziale era quella di avere un nome che suonasse bene e che si ripetesse qualche volta, due o più volte. L’idea di Soviet Soviet è stata la prima e venne accantonata fino al momento del primo live. Quando ci venne chiesto il nome per la stesura del flyer avevamo pronto quello … e quindi Soviet Soviet. Nessun riferimento politico o storico.
Grazie per la collaborazione!
Grazie a te per l’interesse!
Articolo del
08/02/2011 -
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