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I Chaos Conspiracy nascono nel 2003, il loro ultimo album “Indie Rock Makes Me Sick” è una gradevolissima scoperta in grado di lasciare il segno. Per saperne di più, oltre alla già pubblicata recensione, qui trovate l’intervista in cui ci raccontano l’album e non solo.
Ciao ragazzi, devo farvi i complimenti per “Indie Rock Makes Me Sick” che ho trovato piacevole, pieno di idee e così poco convenzionale da renderlo uno dei miei ascolti preferiti degli ultimi mesi. Ma partiamo con l’intervista: “Indie Rock Makes Me Sick” è il titolo del vostro ultimo album e del pezzo che lo apre, immagino che esprima qualcosa di importante e sinceramente appena l’ho letto sulla copertina dell’album non ho potuto fare a meno di pensare “wow, bel titolo!”. Potete dirmi qualcosa al riguardo?
Il messaggio che abbiamo voluto far passare attraverso il titolo, che per fortuna è stato recepito, è molto semplice: negli ultimi anni si è assistito a un progressivo snaturamento della musica indipendente, che da proposta alternativa e fuori da qualsiasi logica di mercato, è diventato un mero fenomeno di tendenza e incapace – salvo alcune piacevoli eccezioni – di veicolare un contenuto valido e realmente “indie”. Chiaramente il titolo è ironico, essendo in qualche modo anche noi rappresentanti della scena.
Un album strumentale è una scelta coraggiosa, soprattutto di questi tempi, ma avete riscosso un bel successo: siete riusciti, senza parole, probabilmente a comunicare molto di più di chi le usa: come siete arrivati a ciò?
E' stato il naturale sbocco del nostro processo creativo. Ad un certo punto, insoddisfatti dalle varie soluzioni provate, ci siamo chiesti: e se funzionasse di più strumentale? E devo dire che in qualche modo, liberati dal vincolo del cantato, è venuta fuori la nostra vera attitudine e ci siamo sentiti finalmente liberi di sperimentare.
Parlando di comunicazione e musica, che cosa volete trasmettere con la vostra musica?
Sicuramente, non avendo delle liriche, è più difficile veicolare un messaggio. Cerchiamo di sopperire con i titoli dei brani, nei quali si alternano ironia e messaggio politico, che spesso si intrecciano e si amalgamano. In ogni caso ci sono i live che permettono di esprimerci al meglio e in cui viene fuori la nostra vera attitudine hardcore.
Come nascono i vostri pezzi e da che cosa trovate ispirazione?
I pezzi nascono spesso da un'intuizione, da un tema di chitarra, da una frase ritmica di batteria o di basso. Difficilmente qualcuno di noi ha già un pezzo in testa ma lavoriamo molto in sala prove, registrando continuamente quello che suoniamo per evitare di dimenticare quanto di meglio viene fuori. Le ispirazioni sono varie, sicuramente gli ascolti individuali ma spesso anche una frase provvisoriamente scelta come titolo oppure un fatto politico attuale o del passato.
Nel vostro “cammino” musicale, quali sono stati, se ci sono stati, gli ostacoli più difficili da superare? E com’è, a parer vostro, il panorama della musica italiana? Preferireste essere musicisti in un altro paese?
Gli ostacoli in questo campo sono tutti legati alle deficienze strutturali del nostro paese. Credo che qualunque musicista italiano preferirebbe essere nato in un altro paese. Mi riferisco all'impossibilità di suonare ovunque ma solo in posti specifici (club di settore, circoli, centri sociali) , gli unici disposti a rischiare per offrire una proposta realmente alternativa. In ogni caso in Italia negli ultimi anni qualcosa si sta muovendo e sono usciti dischi che non hanno nulla da invidiare alle produzioni straniere.
Avete avuto ottime recensioni sia in Italia che all’estero, state riscuotendo un buon successo, come vi fa sentire tutto questo?
Ci fa sentire meravigliosamente! Non ci aspettavamo un'accoglienza del genere. Abbiamo ricevuto recensioni eccezionali in tutti i paesi in cui è uscito il disco e la cosa più entusiasmante è che è stato unanimemente recepito il senso del concept e dell'artwork, che era la cosa che più temevamo potesse essere fraintesa o oggetto di critiche.
Quali sono i vostri programmi futuri?
Far uscire il prossimo disco entro la fine di quest'anno. Lo abbiamo già quasi ultimato ed è nostro prioritario interesse non far passare troppo tempo prima di un'altra pubblicazione. Nel prossimo album verrà estremizzato e portato a compimento il discorso già avviato con Indie Rock makes me sick. Vi stupiremo.
Grazie mille e alla prossima!
Articolo del
26/03/2011 -
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