|
“Piacere sono Volker.”, così si presenta quando lo incontro al Teatro Parenti di Milano, dove si è esibito all'interno di Elita Festival. Sto parlando di Volker Bertelmann, compositore e pianista di Düsseldorf, meglio noto come Hauschka. Hauschka è un pianista particolare, fuori da qualsiasi schema e stereotipo: rompe con i canoni tipici della composizione per riversare tutto il suo estro creativo nella tecnica del piano preparato, portato alla ribalta prima di lui da John Cage. Lo strumento nella sue mani diventa così una specie di scatola magica, in cui il musicista ripone strategicamente oggetti di ogni sorta: palline da ping pong, nastro adesivo, tappi di bottiglia e quant'altro riesca a ricreare nella realtà i suoni plasmati dalla sua mente. Il risultato è un caleidoscopio sonoro che va oltre qualsiasi aspettativa. Detto questo, la curiosità di capire la sua particolare visione di musica era troppo forte e quindi una bella chiacchierata con lui era d'obbligo. Prima di iniziare a parlare si gode gli ultimi morsi del suo panino.
Come hai iniziato a suonare e perchè hai scelto proprio il piano?
E' proprio con il piano che ho iniziato a comporre quando avevo nove anni... anzi no, sto scherzando, non è corretto. Prima ho iniziato con il flauto dolce, sai quello di legno, all'età di cinque anni. Ma come sai non è sempre considerato uno strumento molto elegante e allora sono passato al piano.
Come ti è venuta in mente l'idea di inserire degli oggetti all'interno del piano e di modificare le parti che lo compongono?
Non è una cosa iniziata in modo serio, è stato più che altro il desiderio, sempre molto forte in me, di avere a disposizione più suoni. Quindi ho deciso a undici anni di cambiare alcuni elementi del piano, ho messo delle piastrine tra i martelli che lo facevano suonare come un clavicembalo, ma a mia mamma non piaceva perchè pensava che l'avrei distrutto quindi ho dovuto toglierle. Mi sono dimenticato di questi esperimenti per lungo tempo fino a quando nel 2004 mi è venuta di nuovo voglia di fare musica elettronica ma senza l'elettronica e quindi mi è tornata subito in mente l'idea di poter usate materiale da mettere tra le corde e di poter sfruttare la cosa in molti modi.
Ho letto che vuoi creare musica dance con il piano. Perchè questa scelta?
Non solo questa scelta. Innanzitutto la decisione di creare musica dance è strettamente connessa con la mia forte passione per il ballo. Inoltre mi piacciono molto i bassi, le frequenze basse, il ritmo. Quando nel 2004 ho pubblicato il mio primo album ho pensato “Ok sto suonando pezzi al piano come Satie” o qualcosa del genere, sentendomi molto limitato dal fatto che un giorno sarei potuto essere solo un pianista che suona bella musica al piano. Questo non significa che la cosa non mi piaccia, anzi, ma se questa è l'unica musica che riesci a fare allora ti senti molto limitato. Quindi la dance, il ritmo, è un tipo di musica che davvero vorrei approfondire, ma allo stesso tempo amo anche comporre musica classica per le orchestre e quant'altro sta in mezzo a questi due estremi. Posso usare le corde per produrre un tipo di musica più ritmica, oppure posso scrivere dei pezzi di solo piano, oppure musica per un quartetto d'archi o per un'esibizione dance. Mi piacciono molte cose diverse.
Che musica ascolti?
Difficilmente ascolto musica (sorridiamo, ndr) perchè sono molto concentrato a scrivere la mia di musica. A volte quando sono in macchina ascolto la radio, oppure gli amici mi passano dei dischi e li ascolto. Direi che preferisco diversi tipi di musica, mi piace l'hip-hop, l'elettronica, mi piacciono cose simili a James Blake, mischiare insieme aspetti dance con strutture più melodiche. Mi piacciono i Sigur Ros, Modest Mouse, The National, band indie. Però mi piace anche molta musica classica, come Shönberg. Non riesco a classificarmi musicalmente parlando, non credo sia bello appartenere solo ad un gruppo, è sempre meglio ad esempio avere per un periodo una forte passione per una band e poi spostarti verso un'altra e così via.
Qual'è la principale fonte d'ispirazione dietro al nuovo album Salon Des Amateurs?
La principale ispirazione è creare musica orientata verso sonorità tecno usando il piano come fonte dei suoni, la ricerca di suoni che si avvicinino a un basso, una batteria, un sintetizzatore, ma prodotti con il piano. Quindi l'ispirazione è forse approfondire elementi specifici del piano preparato e trovare dei modi per ricreare il suono di percussioni, tamburi o cose simili.
Come ti prepari per un'esibizione? Devi preparare il piano in un modo particolare?
Sì. Ad esempio oggi mi esibisco in un modo diverso da tutte le altre volte in cui suono, perchè presento “Salon Des Amateurs”, il che significa usare il piano come fonte per produrre musica dance. Userò delay e pedali per registrarmi durante il concerto ed è una cosa che non ho mai fatto prima. Poi ho sempre bisogno di controllare il piano, perchè ogni volta me ne danno uno diverso, a volte mi danno un pianoforte verticale, stasera ne ho uno a un quarto di coda, altre volte ho un pianoforte a gran coda che ha molti più bassi e così via. Lavoro sempre con cose che cambiano continuamente, ma questo non mi spaventa.
Quindi suonerai da solo.
Suonerò da solo, sì. Mi sarebbe piaciuto avere un batterista, ma domani inizio un tour negli Stati Uniti in cui mi affiancherà Samuli dei Múm alla batteria.
Lo strumento resta uguale per tutto il concerto o devi togliere oggetti e sostituirli con altri?
No, non devo perchè improvviserò tutto il concerto. Quindi non so cosa suonerò stasera, in realtà credo che suonare i pezzi dei dischi sia piuttosto noioso, perchè salgo sul palo e suono la stessa musica ogni volta e dopo dieci concerti diventa tutto uguale: la prima canzone da questo disco, la seconda da quest'altro... quindi ad un certo punto ho deciso di volermi emozionare il più possibile e credo che il pubblico lo percepisca perchè sa che sto sperimentando e che cerco di farlo nel modo migliore.
Ancora una domanda, come gestisci il fatto che non puoi suonare con il tuo piano ma devi usarne uno diverso ad ogni concerto? E' frustrante in qualche modo?
Per niente, fa lo stesso. E' la stessa cosa di cui ti parlavo prima, è emozionante. Cioè, non tutto è emozionante, deve esserci un certo standard. Prima di tutto il piano deve essere accordato, poi tutte le meccaniche devono funzionare, mi è capitato di suonare con piani a cui mancavano dei martelli e non è stato proprio un piacere. Ma tutto il resto è emozionante perchè ogni piano ha un suono diverso, ogni locale ha un suono diverso. Quindi ho imparato ad apprezzare il fatto di entrare in un posto, controllare tutto e poi pensare al programma, invece di creare prima un programma e poi cercare gli spazi giusti per realizzarlo, che comunque resta una bella opportunità, solo che una volta che ti sei abituato a uno Steinway riesci a suonare solo in una sala concerti, perchè i piccoli club non possono permettersi un pianoforte a coda. E io non voglio perdere la connessione con i club indie o con locali più intimi.
Ok, abbiamo finito. Grazie mille per il tuo tempo.
Figurati. Grazie a te, ciao.
Articolo del
27/04/2011 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|