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(SEGUE DALLA PRIMA PARTE)
Mi dicevi che nei due anni intercorsi fra “L’amore non è bello” e “Io tra di noi” hai trovato ulteriori ispirazioni in Charles Aznavour e Sergio Endrigo. In questo periodo hai ascoltato o approfondito anche altri autori?
Mah, in questi due anni ho scoperto Dalla, anche se, proprio “scoperto”... in realtà l’ho sempre saputo...
Il Dalla di quale periodo, in particolare?
Mi piace, credo su tutti, il Dalla a cavallo tra i Settanta e gli Ottanta, quando ha cominciato a scrivere i testi. Quello mi piace tanto. Era ispiratissimo, musicalmente eccezionale, con voce incredibile e testi stupendi. Erano a suo modo molto glamour quei dischi là. Com’è profondo il mare, quelle canzoni lì, sono incredibili… E mi piace anche tantissimo il primo Dalla, quello di 1999, quelle cose di Roversi, quelle un po’ più classiche proprio da cantante anni Sessanta. Aveva una voce più pulitina, voce incredibile, bellissima, quasi più bella che nei dischi dei primi anni Ottanta. Proprio una voce stupenda secondo me, in quegli anni là, aveva, e comunque le canzoni son molto belle. Storie di casa mia, secondo me è un disco incredibile, meraviglioso. Ed è il Dalla in realtà un po’ meno conosciuto, a parte 4 marzo 1943. Dopo non lo conosco molto. Negli ultimi anni ho ascoltato molto quelle cose lì.
Hai avuto modo di approfondire anche Bennato?
No, Bennato non lo conosco. Non ho dischi di Bennato. Conosco i pezzi quelli strafamosi (Capitan Uncino, La torre di Babele...), però non l’ho ancora approfondito. E’ uno che è nella lista comunque... Quella gente lì ha spianato la strada, gli va riconosciuto a grandi lettere nella storia della Cultura d’Italia, non solo della Musica. Ma io fino a quattro anni fa non avevo neanche i dischi di Dalla in casa. Un po’ mi piace anche il fatto di scoprire le cose piano piano, cioè di non sapere tutto... Io quando ho scoperto De Gregori ad esempio... Un’altra cosa che ho scoperto in là con l’età: intorno ai 26-27 anni ho scoperto De Gregori. Che conoscevo... sempre conosciuto... ma insomma, ho preso Bufalo Bill, bellissimo, mi è piaciuto tanto e mi sono preso gli altri, Alice e via dicendo, e ho cominciato ad amarlo alla follia. E mi sono tenuto De Gregori, il disco dove c’è Generale, quello era l’ultimo che mi mancava. E non l’ho comprato per diversi anni perché volevo aspettare. Perché mi dispiaceva finire le cose di De Gregori. Cioè, finire e dire “ho tutto” di De Gregori, cioè: “so tutto”... Mi dispiaceva molto. E quindi mi son tenuto quel disco là da comprare, per un po’ di tempo, poi a un certo punto me lo son visto in vinile e me lo son comprato. E quindi mi piace proprio l’idea di scoprire le cose anche piano piano.
Prima hai accennato anche a Eugenio Finardi...
Finardi l’ho ascoltato tantissimo da ragazzo. Mi sono proprio intrippato, un periodo della mia vita in cui ero superfan di Finardi. E credo che sia lui che anche Battisti mi hanno un po’ formato, non solo musicalmente ma anche proprio umanamente. Finardi è stato molto importante per le canzoni che ha scritto: per la visione del rapporto di coppia e un po’ anche per i consigli di vita. Quando si dice che le canzonette possono cambiarti la vita, secondo me è molto vera questa cosa. Finardi mi ha detto di non bucarmi. Io l’eroina l’ho vista anche poco perché essendo di quegli anni là... non l’ho vista tantissimo, perché ero bambino. Però mi ricordo che a Fidenza l’eroina c’era e di tossicodipendenti ce n’erano. E sono morti tutti. Però ad esempio Finardi mi ha detto di non bucarmi e mi ha detto tante cose... In quegli anni là in cui stavo un po’ prendendo coscienza della vita che volevo fare, è stato un po’ un “faro”. Non è che volessi bucarmi nella vita, però... insomma, secondo me in quei dischi c’erano anche tanti insegnamenti, tante cose importanti per una persona. Oltre al fatto che mi piaceva moltissimo la musica che faceva. Cioè, musicalmente proprio, i primi dischi di Finardi sono meravigliosi. Diesel è un pezzo stupendo. Anche le prime cose di Camerini son molto belle. Gelato metropolitano per esempio.
Tra Finardi e Camerini, poi, era lo stesso giro di musicisti.
Esatto, e poi ognuno suonava nei dischi degli altri... Molto bello quel periodo lì. Mi son comprato il documentario del festival di Re Nudo al Parco Lambro e son rimasto abbastanza scioccato da come si suonava in quegli anni lì... Il primo l’hanno fatto senza la corrente elettrica. C’è anche la canzone di Finardi: “c’era l’acqua il sole non c’era la corrente, ma anche con poca musica non importava niente”.
Anche tu hai fatto molte collaborazioni, come ai tempi di Finardi, Camerini, Dalla e De Gregori...
Ne ho fatte tante, appunto perché mi piace quella scena là… Mi immaginavo, quando ragazzino compravo i dischi della Cramps, mi immaginavo quella scena là, mi immaginavo come potesse essere a Milano la Cramps negli anni Settanta. E quindi questi musicisti che suonavano, che scrivevano, che suonavano insieme, che si incontravano, facevano i concerti, organizzavano i festival... Ed è una cosa molto affascinante, molto bella. Ed è una cosa che dovrebbe ritornare, e un po’ sta tornando. Per un periodo (forse adesso un po’ meno), però Milano si era ispirata un po’ a questa cosa qua. Anche quando ho cominciato un po’ io a collaborare. Ed è molto bella questa cosa. Io ho collaborato tanto e sono collaborazioni tutte quante nate (credo anche come allora) innanzitutto dall’amicizia. Dall’amicizia e dalle frequentazioni che si fanno. Senza quelle cose da mainstream tipo Pelù e Anggun, che devono fare il duetto: sono nella stessa casa discografica e questa sta vendendo poco in quel Paese e allora dobbiamo fare un duetto... cioè, quelle logiche lì. Credo che in quegli anni là, come anche noi stiamo facendo adesso, le collaborazioni nascessero molto spontanee. Cioè, io con Dario Brunori ad esempio ero a casa sua a Cosenza e m’ha detto: “ah senti, c’è questa canzone che ho fatto un po’ di tempo fa che secondo me sarebbe perfetta per un duetto...”
E’ quella che è poi apparsa sul “Vol.2” di Brunori Sas?
Sì, si chiama Il suo sorriso... Me l’ha fatta sentire così con la chitarra e ha detto: “sarebbe bello fare un duetto...”, “Ma sì, è bella, la canzone mi piace...” E anche per esempio le collaborazioni che ho fatto io nel disco precedente... Questo disco ho voluto farlo senza collaborazioni. Un po’ perché ne ho fatte tante, quindi... per un po’ basta. Ma nel disco precedente per esempio, Giancluca De Rubertis del Genio aveva suonato i sintetizzatori. Anche con lui, comunque, è nata un’amicizia prima di tutto. Dopodiché io avevo in testa queste canzoni dove ci potevano stare dei synth, sapevo che lui comunque è un bravissimo musicista e si intende parecchio di synth e di quelle cose lì, ho detto: “ti va di suonare un pezzo sul mio disco?” Ha detto, “sì sì”. E’ venuto in studio, poi ne ha fatti anche altri, poi ha detto: “mah in quel pezzo là, bello quel pezzo, potrei metterci una cosa...” Tutte cose nate un po’ così, “al bar”. E secondo me sono anche le cose migliori. Sono quelle che restano con più calore dentro di te. Non credo che Pelù si senta con Anggun (ride,n.d.a.). Io con Gianluca ci esco la sera. E quindi sono cose molto più genuine secondo me, sono cose che funzionano di più.
Come accadeva negli anni Settanta.
Esatto. Cioè, al bar Magenta a Milano si trovavano Finardi e Camerini, e poi suonavano insieme ovviamente. Queste cose son molto belle. E insomma, quando io poi mi andavo a leggere tutti i credits... Io, essendo un grande appassionato di musica, faccio quelle cose lì che fanno gli appassionati di musica: comprano le edizioni originali perché dentro ci sono tutti i crediti, leggono che c’è Donatella Bardi che ha cantato in questo pezzo... poi c’era Fabbri che suonava il violino e Claudio Rocchi... Io ho un disco di Claudio Rocchi che mi piace molto, con la copertina della Cramps con la lente d’ingrandimento che brucia la famosa Polaroid (“A fuoco” del 1977, n.d.a.) Poi la Cramps aveva anche questa cosa meravigliosa della grafica che era una cosa incredibile, che ti veniva voglia proprio di comprare tutti i dischi della Cramps, qualsiasi cosa ci fosse dentro, perché volevi le copertine a casa tua... Era incredibile. La Cramps è stata comprata da un ragazzo che conosco, la stavano svendendo... Infatti il primo disco del Genio è uscito con la Cramps. E loro hanno acquistato tutto il catalogo della Cramps e stanno ristampando. Hanno iniziato con gli Area facendo i digipack degli Area. Alle Officine Meccaniche c’è un bellissimo poster con tutte le copertine della Cramps. Bellissimo.
Tra i grandi cantautori degli anni Settanta non abbiamo ancora citato uno dei più celebrati, Guccini, che fra l’altro è anche delle tue parti. Come mai?
No, non l’abbiamo citato perché non è uno di quelli che amo molto. Non lo amo particolarmente. Anche se ha fatto delle cose strepitose anche lui. Ma negli anni Settanta sono in pochi che hanno fatto cose brutte, veramente pochi. Credo quasi nessuno.
C’erano anche cose brutte.
Sì, però insomma tutta quella gente lì ha fatto delle grandi cose in quegli anni. Non so il motivo, non so il perché, però hanno fatto tante cose belle. E Guccini anche lui ha fatto delle canzoni straordinarie. Però anche lui l’ho un po’ “perso”. Anche se in realtà lui è uno che ha continuato a fare delle cose belle, mi dicono. Ho solamente un disco di Guccini che è Folk Beat N.1. C’era Talking Milano Blues (la canta brevemente facendo una perfetta imitazione di Guccini, n.d.a.). Sì... non viene mai fuori... anche perché probabilmente fa delle cose molto diverse da me. O meglio: io faccio delle cose molto diverse da lui (ride, n.d.a.)
Hai certamente un sound più raffinato di lui.
Be’, sì, credo di sì, Guccini è molto spartano nella costruzione delle canzoni.
(CONTINUA NELLA TERZA PARTE)
Articolo del
21/10/2011 -
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