|
Succede che un bambino disegna una farfalla su di un foglio bianco ed entusiasta ci aggiunge una dichiarazione d’amore semplice ma netta allo stesso tempo. Occhi troppo abituati a giocare a fare i grandi si soffermerebbero subito su quell’errore ingenuo, quella lettera in più nel “Tinamo Farfalla” scritto d’impeto dal ragazzino. Occhi da sognatore, invece, rimarrebbero spalancati di fronte alla poesia di una visione del mondo pura e limpida, dolcemente ingenua. Massimo è di Morbegno e l’aria della Valtellina che sfiora i suoi pensieri ha il potere di tramutare questi ultimi in terreno fertile su cui coltivare splendide emozioni che in un primo tempo erano rivestite di parole messe in versi e raccolte in testi poetici (“Morfologia dell’Abbandono”, Lietocolle, 2007) ma che poi sono diventate vere e proprie canzoni confluite in Tinamo (2011, autoprodotto). I nove brani che sono racchiusi in questo album si avvolgono attorno alle parole e alla voce di Massimo ampliando il loro effetto grazie all’apporto di un collettivo di artisti valtellinesi, facendo così sfociare tutte queste identità in un’unica personalità: Sbizza & la MicrOrchestra. Sfogliando il booklet, ascoltando il disco e rimanendone piacevolmente colpito per la poesia e la sincerità delle canzoni e per come queste s’intrufolano con naturale semplicità nelle pieghe delle nostre sensazioni, ho sentito il bisogno di sentire meglio un po’ di questa brezza valtellinese sulla mia pelle. E allora..
Ciao Massimo! Partiamo dal presupposto che a me le interviste tradizionali non piacciono. Infatti la mia prima curiosità è se ricordi quando hai iniziato a suonare la chitarra e quando hai scritto la tua prima poesia.
Bella domanda Fernando! Innanzitutto ti ringrazio per avermi coinvolto in questa intervista dinamica…Ora cerco di andare a ritroso con i pensieri, dunque, la chitarra per la prima volta l'ho comprata e suonata nell'estate del 1990 (sembra davvero un secolo fa'!), ero un quindicenne nel pieno delle pulsioni adolescenziali, lavoravo come stagionale in una pizzeria sul lago di Garda... Ma la prima vera folgorazione è stata nelle vacanze di Natale del 1989, quando un cameriere (di cui non ricordo più il nome) che lavorava con me in un albergo in montagna mi aveva accennato in camera "Talkin about the revolution" di Tracy Chapman con la sua chitarra acustica... Lì è successo qualcosa di strano, un formicolio, un brivido lungo la nuca da cui non mi sono mai staccato. Quattro accordi folgoranti! La prima poesia non ricordo quando l'ho scritta, sicuramente ricordo una prima silloge del 1997 (che devo aver smarrito!) e anche lì lo stesso formicolio quando staccavo la penna dal foglio…
Tracy Chapman… quali artisti ci sono nella tua top 10? E quali invece stai ascoltando in questo periodo?
Allora… proviamo a dividere le due categorie: la prima è “i 10 vecchi amori indissolubili e incondizionati che inesorabilmente ritornano (con album allegato)”. Tracy Chapman non la contiamo perché è come se fosse una prima folgorante radice, mentre le fioriture sono The Smiths (The Queen is dead), The Cure (Kiss me, kiss me, kiss me), Fabrizio De Andrè (che ho scoperto e capito realmente solo a 35 anni, ma lo reputo comunque un vecchio amore indissolubile!), Belle n’ Sebastian (If you’re feeling sinister), Nick Drake (ovviamente Pink Moon), The Beatles (White Album), Deus (In a bar under the sea), Eels (Beautiful Freak), Luigi Tenco (omonimo 1962) e i Diaframma di Siberia! La seconda categoria è, di conseguenza, “le 10 passioni sonore attualmente incalzanti, martellanti e praticamente in fioritura perenne”. Qui ci metterei Laura Veirs, Juana Molina, Bon Iver, Sigur Ros, Iron n’ Wine, Calexico, Sufjan Stevens, Arvo Part, The Notwist, Vampire Weekend, Perturbazione, Vinicio Capossela e… Basta basta siamo già a 12! E poi non cito tutti i progetti e gruppi vicini, anche se non posso fare a meno di parlare di ‘Musica da cucina’, il progetto di Fabio, che conosco dal 1992 e a cui voglio decisamente bene!
E per quanto riguarda la poesia invece quali sono stati gli autori che ti hanno segnato e quali quelli che stai leggendo in questo periodo?
In poesia i 4 libri che fatico ad abbandonare e su cui ciclicamente ritorno sono… “Poesie del disamore” di Cesare Pavese, “Satura” di Eugenio Montale, “Gli strumenti umani” di Vittorio Sereni, “Nel Magma” di Mario Luzi. Per quanto riguarda la poesia contemporanea, che è ricchissima di esperienze e di autori splendidi, non riesco a staccarmi da “Esempi” di Umberto Fiori (cantante dello storico gruppo degli Stormy Six), “Umana Gloria” di Mario Benedetti, “Tema dell’addio” di Milo e Angelis e “Il disperso” di Maurizio Cucchi. Ci sono poi moltissimi giovani tra cui gli amici e conterranei Francesco Osti, Stefano Lorefice, Silvia Monti, Giovanni Silvestri a altri ancora… Con questi amici spesso ci si dice che Morbegno sia la città italiana con una maggiore densità di poeti per chilometro quadrato…
E uno di loro ha scelto lo pseudonimo di Sbizza e ha autoprodotto un album… Allora, Massimo, a distanza di quasi un anno, com’è nato, come si è evoluto e cos’è diventato “Tinamo” nell’arco dell’ultimo anno?
Credo che il parto di “Tinamo” mi abbia aiutato a capire molte cose… Innanzitutto mi ha permesso di incontrare definitivamente e prepotentemente la “forma canzone”, che prima (sia nelle esperienze musicali che in quelle poetiche) credo di non aver mai abbracciato in maniera così totale. Creare una canzone è una delle cose più difficili e avvolgenti allo stesso tempo, i mille elementi che entrano in gioco, il saperli cogliere e mettere in perfetto equilibrio al momento giusto. Poi il rapporto “autore-canzone” che diventa quasi come quello “madre-figlio”: accudimento, nutrimento, accompagnamento, distacco etc. Un’altra cosa che mi ha dato “Tinamo” è la fiducia in un progetto artistico nuovo, sia nella sua forma che nella sua sostanza. Credo che proprio la ‘forma’ oggi divenga sempre più un elemento importate, mi riferisco alla modalità, allo stile, alla poetica del fare musica e arte. Ultimamente continuo a pensarmi come artista ‘sul campo’, in parte me lo richiedono il mio lavoro sociale, la mia vita familiare, ma anche un desiderio di fondo che mi ha portato a scegliere di affondare radici dentro questi confini emotivo-geografici. Il modello del cantautore che cerca l’affermazione, dei continui concerti, di un certo tipo di atteggiamento verso il pubblico forse non mi si addice più di tanto e mi sembra che debba sempre più trovare una mia modalità di vivere questa esperienza. Ovviamente la conflittualità è una costante, da sempre, sarà perché sono del segno del Toro. La conflittualità tra spazi chiusi e spazi aperti, tra persone e luoghi, tra pianura e altura, tra arte e lavoro sociale, tra poesia e canzone e ancora ne avrei per righe intere… L’ambizione più grande per me è quella di poter (anche solo infinitesimalmente) contribuire a portare un nuovo modo di vedere l’arte dentro l’ambiente (fisico, relazionale, geografico) in cui vivo… Non per caso parlo spesso di sordità e del suo possibile e metaforico superamento. “Tinamo” poi mi ha consentito di affidarmi ad un’avventura artistica nuova con nuove persone. Questo dopo l’esperienza dei Milaus (la mia band precedente) con cui ho condiviso molti anni di concerti, 3 album e mille esperienze… Non è facile trovare sintonia e affinità con nuovi musicisti, specialmente se lavori su un progetto che è anche autobiografico oltre che artistico-musicale. “Tinamo” quindi si sta sempre più delineando un buon punto di partenza, una linea di demarcazione da cui ho spiccato i primi passi (o forse i primi tentativi di decollo…). Dalla sua uscita sono successe molte belle cose: alcune ottime recensioni, qualche riconoscimento e soprattutto un’inarrestabile vena creativa dalla quale continuano a sgorgare nuove canzoni e nuove idee.
Beh..tanta roba! E’ sempre emozionante vedere come la vita di un artista incroci la sua arte e vice versa, quando queste due realtà si fondono e si finisce col vivere nella propria arte contemplando la propria vita ed oscillare così tra questi estremi. Qual è la il brano dell’album di cui sei più orgoglioso?
Direi “Adda”, perché alla distanza è la canzone che più mi rimane appiccicata. Il testo e la musica (anche nella nuova versione in cui la eseguiamo) mi sembra trovino una loro fluidità… Come il fiume stesso del resto!
E quello che ti ha convinto meno a fine mastering?
Direi “Osteoporosi”, con il senno di poi avrei preferito una sessione ritmica più elettronica… Alla Notwist per capirci!
Quale invece reggerebbe bene un cambio drastico d’arrangiamento?
“Io Da Qui”, l’ultimo brano del CD, a volte la eseguiamo con banjo, tromba e diamonica… Magicamente da pezzo intimissimo si trasforma quasi in una ballata estiva. In generale credo che “Tinamo” sia il frutto di una fase esplosiva che ha visto un forte coinvolgimento di musicisti e ampiezza di arrangiamenti…Ora il progetto ha senz’altro acquisito una dimensione più ridotta, più minimale…Come la vegetazione in alta montagna e i quadri di Segantini.
Bene, a quanto ho capito “Tinamo” ha aperto una fase artistica nuova che ha segnato per te un'ottima sfida per conoscerti meglio come persona e come artista. Questa nuova fase si sta arricchendo di nuovi brani e quindi nuove sfumature, riesci a descrivercele? Che sensazioni hai a riguardo?
I nuovi brani sono particolari, concepiti in una dimensione più intima e credo ancora più legati ad elementi dell'ambiente in cui vivo... Luoghi, non luoghi, persone, colori, immagini... Parlano di cassiere di Ipermercati, rotonde stradali anonime, donne che entrano nei quadri etc… Il periodo è certamente molto ispirato, sarà l'autunno, saranno i 36 anni, sarà qualcosa che spesso scalda il torace e che non riesco a descrivere... Dal punto di vista della strumentazione e degli arrangiamenti stiamo lavorando su cori, innesto di nuovi strumenti e nuove sonorità. Personalmente sono molto felice di vedere e percepire che tutto quanto il progetto è in continua evoluzione ed è anche bello non sapere come e cosà diventerà in futuro. Sta di fatto che alcune cose interessanti stanno capitando. Una di queste è che nel nuovo album di Fabio (Musica da Cucina) ci sia una canzone che parla del fiume Mera, che è un affluente dell'Adda... Mi posso convincere che ci sia qualcosa di magico... Sicuramente ci sta un concerto insieme, magari sull'argine di uno dei due fiumi...
Ah beh! Sarebbe una fantastica idea! Un concerto immerso nella natura, la stessa che poi ha dato vita a Sbizza. Max è stato un piacere, lasciamo ai lettori il video trailer di “Tinamo” così si possono fare un’idea più completa su quello di cui abbiamo parlato. Ci terrei però a concludere quest’intervista con una componente importate della tua vita, ovvero il sociale.
Sì, nel sociale lavoro da quasi 15 anni. Ho fatto esperienza di lavoro a contatto diretto con persone con disabilità, adolescenti e in altri ambiti. Direi che per me questo tipo di lavoro è “linfa” che sempre più travaso nella dimensione artistica (e credo viceversa). E’ un lavoro che assorbe moltissimo, ma che nello stesso tempo ti tiene ancorato alle persone, e a te stesso essendo tu stesso lo strumento di lavoro principale. Non so immaginare (e mi piace che sia così) in che modo questo rapporto possa evolvere e trasformarsi… Grazie per questa splendida occasione!
Articolo del
28/12/2011 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|