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Uscito a febbraio del 2011, Sense Of You è il secondo lavoro di Stefano Frollano, cantautore. L’ho incontrato per farmi raccontare questo disco dove si denotano le sue caratteristiche di compositore e scrittore che racconta storie d’amore attraverso tante voci femminili mantenendo però un sottile filo conduttore con le influenze musicali della West Coast che hanno caratterizzato il suo esordio discografico nel 2006.
Stefano Frollano, chitarrista, cantante, autore, molto legato alla musica californiana, una grande passione per Crosby Stills Nash e Young ti porta verso la musica rock-blues a cavallo tra fine anni 70 e primi anni 80 con alcuni gruppi con cui suoni cover ma con l’intenzione di fare subito pezzi originali. Solo nel 1995 con gli Skydogs esce un singolo inserito in una raccolta di pezzi blues intitolata “This is My Story – Il Blues in Italia”. Sì, diciamo che alla fine dei ’70 e inizi anni 80 è scoppiato l’amore per la musica rock e così ho cominciato a conoscere meglio certi nomi e a documentarmi e a cambiare il modo di suonare. Infatti ho lasciato la chitarra classica per passare a tuttaltro. Ho messo su un gruppo chiamato Skydog con i quali ho suonato per ben 14 anni, in diversi live, festival, manifestazioni. Nel ‘95 un nostro brano venne scelto da Ernesto De Pascale, per l’inserimento in una compilation edita dalla Sony con la partecipazione di band blues italiane. Era una nostra reinterpretazione di un pezzo della Allman Brothers Band. Il brano era tratto dal nostro unico omonimo cd che conteneva sia delle covers che dei brani originali. Pensavamo che esordire con un disco metà e metà potesse essere una buona idea. La band si è sciolta nel ’97 e io ho iniziato a scrivere per conto mio.
Infatti nel 97 sei partito per la West Coast e hai registrato il tuo primo disco.
Avevo già del materiale che avevo scritto con un gruppo acustico che avevo frequentato tra gli anni 80 e i primi anni 90, e appena ho avuto l’occasione di andare dall’altra parte dell’oceano per registrare non ho avuto dubbi su cosa fare; ma quel progetto là che poi diventerà il mio primo disco, era partito come un progetto a due con un altro autore italiano. Ma i tempi lunghi e i costi di realizzazione ci portarono a diluire troppo quell’idea. Considera che ci muovevamo sempre in un ambito di autoproduzione. Non avevamo un’etichetta che sponsorizzava il progetto per cui il nostro “sogno” di registrare là delle canzoni con dei musicisti americani avrebbe potuto incontrare difficoltà. Col tempo le cose sono cambiate e ci siamo separati, ognuno ha tenuto per sé le proprie canzoni e io sono uscito poi nel 2006 con il mio primo cd intitolato SF. Intitolato in questo modo perché la grafica del disco ponendo le mie iniziali in un angolo, aveva “costretto” involontariamente i giornalisti che lo ascoltarono a chiamarlo proprio con le mie iniziali SF...
In questa occasione hai potuto incontrare e conoscere e lavorare con grandi musicisti come Jeff Pevar e James Raymond (figlio di David Crosby) che abitualmente sono backing band di Crosby Stills e Nash...
Anche nel primo disco c’erano loro, e nel secondo , che si chiama Sense Of You, ho avuto voglia di di reinvitarli. Questo nuovo CD in parte sviluppa quello che era già accaduto nel primo album, dove già utilizzavo le voci femminili all’interno delle canzoni ma non in maniera evidente. Nel primo album c’era Ada Montellanico, nota cantante jazz italiana, poi c’era Gabriella Paravati e anche il vibrafonista Francesco Lo Cascio. In questo nuovo ho voluto invece, anche per il tipo di canzoni che avevo a disposizione in quel momento, utilizzare di più le voci femminili; non soltanto come arrangiamento, ma soprattutto per il fatto che dovevano interpretare il ruolo che ogni canzone dava loro. Quindi le voci femminili non sono solamente un colore all’interno delle canzoni ma sono anche interpreti dei personaggi all’interno delle stesse. Tra le altre c’è un brano che si chiama The Dance, molto bella secondo me, dove c’è questo duetto fra me e Paola Casella, una canzone che sta andando molto in radio anche all’estero.
Tornando un attimo alla tua passione per la musica californiana e per Crosby Stills e Nash, tu l’hai messa in pratica non solo nella musica che ti ha ispirato ma anche scrivendo su di loro. Questo aspetto è una cosa estranea alla carriera di musicista, qualcosa di parallelo, o uno stimolo ulteriore che ti anima nel comporre?
Diciamo che le strade si sono incrociate, la passione che avevo per la loro musica mi ha dato modo di conoscere il loro entourage. Il fatto di essere musicista mi ha dato modo di riuscire ad ottenere qualche collaborazione. Mi ricorderò sempre di un concerto qui a Roma di Crosby e Nash dove avevo consegnato il materiale del primo album a James Raymond, che è il figlio di Crosby e suona tastiere e produce. Qualche mese dopo, andandoli a risentire a Lucca, l’ho rincontrato e lui mi ha detto “ho sentito il tuo materiale e sarebbe bello poterci mettere il pianoforte” . E così ho “dovuto” riaprire i missaggi di un paio di brani per inserire queste modifiche. Per questo esistono due versioni del primo disco: quella senza James e quella con...
Quindi, collaborazioni fondamentali e alla base della tua produzione. A parte i già citati Pevar e Raymond, ci sono anche altri cantanti e cantautori italiani con cui hai lavorato, come Francesco Lucarelli, Simone Borghi, Andrea Luciani...
Certo, ho avuto modo di appassionarmi alla scrittura con articoli e libri su Crosby Stills e Nash, e nello stesso momento, avere questo contatto diretto mi ha permesso di proporre loro di collaborare e di averli nelle mie canzoni. Ed è la stessa cosa che è avvenuta con i musicisti italiani che hai appena citato. Francesco Lucarelli col quale ho un rapporto di collaborazione ma soprattutto di amicizia da oltre trent’anni e Simone Borghi che è una conoscenza recente. Ti anticipo che è in cantiere un’idea che prevede noi tre assieme a Raymond. Un progetto italo-americano che prevede canzoni sia nostre che sue. Utilizzeremo una serie di brani già registrati, dove c’è lui alle tastiere ma anche qualcosa di inedito dove lui canta in inglese e noi in italiano.
Invece tornando all’ultimo disco “Sense Of You” uscito quest’anno, registrato fra Italia e USA. Partendo da quello di cui abbiamo parlato finora, e cioè dell’influenza della musica californiana, la passione per Crosby e Nash... poi si ascolta “Sense Of You” ed è tutta un’altra cosa!!! "Sense Of You" è un disco melodico, potrei dire romantico, con molte voci femminili, chitarre acustiche sì, però... non ha niente a che fare con CSNY. È un’altra faccia di Stefano Frollano?
Sono contento di questa cosa che mi stai dicendo, perché il primo cd era nato ed influenzato da quegli ascolti; lì ero legato proprio all’idea di fare un disco “alla maniera di”. In questo nuovo invece, mi ispiro a quella musica, che per anni ha rappresentato un certo movimento, certi ideali... la trasformazione degli esseri umani... ma il mio vero intento era quello di staccarmi da quelle atmosfere per cercare una mia strada personale... in questo nuovo album qui ci sono solo dei richiami…. qua ho avuto la possibilità - forse perché magari sono maturato a livello di scrittura - di azzardare cose che magari dieci anni fa non avrei pensato. Non so se è stata l’idea di un momento... una mia evoluzione... raccontare di come stai rispetto al mondo... o come si è nel momento in cui scrivi... le cose che ti capitano... i rapporti che vivi, le storie che ti raccontano. In questo disco ci sono tante storie d’amore... alcune di fantasia, altre sono delle storie vere... degli episodi che magari ho sentito dagli amici, dai conoscenti... filtrate poi col mio modo di scrivere e che sono diventate canzoni... l’unica difficoltà è stata quella di associare per ogni brano la giusta voce femminile in base alle caratteristiche timbriche ed interpretative delle varie cantanti che hanno partecipato... Gabriella Paravati, Paola Casella, Chiara De Nardis, Laura Visconti e Daria Venuto....
I musicisti sono invece la tua band base che ti accompagnerà anche nei live?
La base ritmica è quella che mi accompagnerà in futuro ed è composta da Francesco Isola alla batteria e Marco Vannozzi al basso, musicisti che hanno collaborato con stelle del firmamento italiano come Venditti, Masini, Shel Shapiro, Renato Zero. Poi dal vivo ci saranno il tastierista Pierluigi Campili che mi ha aiutato in studio, alle chitarre Alberto Clemente e Andrea Neri, e una voce femminile che al momento è un segreto...
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Prossimamente uno showcase a Roma per completare la promozione del disco, e probabilmente un tour dalle caratteristiche intime e teatrali che più si adattano alle atmosfere poetiche e eteree della musica raccolta in questo disco.
Articolo del
10/01/2012 -
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