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Il pubblico italiano ne ha avuto un assaggio lo scorso ottobre all'Alcatraz di Milano, dove hanno aperto per i The Kooks. Quella sera i Molotov Jukebox hanno fatto centro, accattivandosi la simpatia di un pubblico a cui erano pressoché sconosciuti con un set superbo e coinvolgente. Merito della loro dirompente presenza scenica e dell'esuberante frontwoman Natalia Tena (volto più o meno noto dei film di Harry Potter), ma soprattutto del loro “gypstep”, così il sestetto di Londra ha battezzato il suo stile: una miscela esplosiva di gypsy, dubstep, soul, funk, samba, ska, pop e chi più ne ha più ne metta. Se volete saperne di più ecco l'intervista a Natalia (voce e fisarmonica) e Sam (voce e violino) che, senza smentire l'impressione che danno sul palco, hanno risposto alle nostre domande schietti e ironici.
Ciao ragazzi, benvenuti su Extra! e complimenti per il live di Milano. Per iniziare perché non ci raccontate com'è nata la band?
Sam: Durante un'estate di passione e caos. Io e Natalia siamo i suoi genitori ribelli.
Molotov Jukebox è un bel nome per una band. Come vi è venuto in mente?
Nat: È stato Sam, eravamo in una tenda, aveva dormito pochissimo ed era praticamente arrivato al punto di mettersi a ridere per delle lampadine. Gli abbiamo chiesto chi diavolo eravamo e dalla sua bocca è uscito “Molotov Jukebox”. Così è rimasto, anche perché in quel momento non ero in gran forma per discuterne. Sam: Una volta in un pub un mio amico ha versato accidentalmente una bottiglia di vodka dentro a un vecchio jukebox che ha preso subito fuoco. Probabilmente questa immagine mi è rimasta impressa e mi è tornata alla mente quando ne ho avuto bisogno.
La vostra musica racchiude un gran mix di generi. Creare questo tipo di sound è stata una cosa intenzionale o vi è venuto naturale, in seguito alle diverse esperienze musicali che ognuno di voi porta nella band?
Nat: Suoniamo semplicemente generi che ci piace ascoltare. Ci annoiamo a fare sempre la stessa cosa, sarebbe come essere solo vegetariani. Sam: Quando abbiamo iniziato avevamo solo voglia di fare della buona musica. Entrambi scrivevamo ed eravamo stufi di suonare nelle band di qualcun altro. Volevamo che la nostra musica fosse rumorosa, che facesse ballare la gente, senza avere però nessuna inclinazione verso un genere particolare. È la varietà nei gusti e nelle esperienze di ognuno di noi che ci permette di esplorare una tale moltitudine di stili e creare il nostro sound caratteristico.
Descrivete brevemente il vostro processo di scrittura. Come nasce una canzone dei Molotov Jukebox?
Nat: Quando abbiamo iniziato io o Sam scrivevamo qualcosa e poi andavamo in una delle tante sale prove piccole e puzzolenti che trovi in giro per gli Uk. Così ne usciva fuori una canzone. Adesso è soprattutto Adam (chitarra, ndr) a scrivere e io e Sam aiutiamo con i testi. Sam: Cambia di volta in volta. Qualcuno scrive la musica e poi ci mette su delle parole, oppure può succedere che io, Adam e Nat ce ne stiamo ore e giorni dicendoci cose senza senso e fumando incessantemente, fino ad arrivare al punto di non sopportare più le nostre voci. Una volta che c'è lo scheletro tutta la band ci lavora su e cerca di migliorarlo. A volte succede in maniera molto semplice, altre ci vuole un anno per fare qualcosa bene. Comunque ci vuole tanto lavoro.
Se doveste scegliere una canzone del vostro Ep “Double Dare” che meglio rappresenta, per testi e musica, la band quale sarebbe e perché?
Nat: “Double Dare”. È stata la prima. Parla di amore e guai. Sam: ”Sexfoot”, solo per il nome... Anche perché contiene un bel mix di stili ed è adatta a farti ballare.
Ora una domanda per Natalia. Tu oltre ad essere una musicista sei anche attrice e di recente hai fatto un film, “You Instead”, in cui interpreti un'altra musicista! In un certo senso è stato come fare entrambi i tuoi lavori allo stesso tempo. Come descriveresti l'esperienza? Ti è piaciuta?
Nat: È stata disorientante, epica, caotica, incasinata, stupenda e priva di sonno. Ho trovato più semplice scrivere canzoni per una band immaginaria, perché c'era meno pressione. Mi è piaciuto che il film fosse realistico su molti aspetti dell'essere musicista e suonare nei festival.
Avete qualche ricordo bizzarro legato a un concerto o a un tour che vi va di condividere?
Sam: Il problema è che è tutto bizzarro dall'inizio alla fine.
Il vostro disco preferito al momento?
Nat: Ho ascoltato “There Ain't No Sweet Man Worth The Salt Of My Tears“ ieri per la prima volta. Mi auguro di vivere secondo questo motto. Sam: Aretha Franklin.
Chi non vedete l'ora di vedere suonare dal vivo?
Nat: Tom Waits, Fuel Fandango, Gogol Bordello di nuovo, Zen Hussies. Sam: Dunkelbunt.
Visto che li avete fatti entrambi: festival o concerto classico?
Nat: Festival all'estero, ancora non l'abbiamo fatto e voglio immergermici più a fondo di un veterinario che scava nel sedere di una mucca incinta. Sam: Difficile da dire, in termini di divertimento i concerti in posti piccoli e affollati di notte sono più eccitanti, ma questo può succedere sia in una tenda durante un festival che in un club in città. Se parliamo di comfort però vincono sicuramente i concerti classici.
Che progetti hanno i Molotov Jukebox per il prossimo futuro? Un full-length? Un concerto in Italia?
Nat: La dominazione del mondo con un tour mondiale, a cominciare dall'Europa, seguita da tutti gli altri paesi non necessariamente in ordine alfabetico. Fanculo l'Antartica, non suono per i pinguini, pagano solo in uova. Sicuramente c'è in ballo anche un album! Sam: Sì, di sicuro l'album in un futuro non troppo lontano. Abbiamo prima un Ep da far uscire, dovrebbe essere pronto in primavera. Poi senza dubbio altri concerti in Italia. Abbiamo voglia di fare più tour in Europa quest'estate, quindi occhi aperti.
Articolo del
19/02/2012 -
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