|
Vengono da San Diego, California, si chiamano Crocodiles, ma dietro questo nome si nasconde la recente carriera artistica di un duo musicale attivo dal 2008 e composto da Brandon Welchez e da Charles Rowell, due musicisti innovativi che però tengono sempre d’occhio la melodia. I Crocodiles mescolano sapientemente radici pop-rock e musica psichedelica e hanno fin qui pubblicato due album Summer Of Hate, all’esordio, e Sleep Forever nel 2010. Ai primi di giugno è prevista l’uscita di Endless Flowers, il nuovo cd, allora abbiamo parlato con Charles Rowell mentre era in viaggio verso Milano e ci siamo fatti raccontare qualcosa di più sia sul nuovo disco che sull’attività del gruppo.
Come e quando - te e Brandon - vi siete incontrati? Ci siamo conosciuti a San Diego, ai tempi del College. Ci incontravano al Chè Cafè dove avevamo amici comuni. Abbiamo cominciato a suonare insieme per dei benefit concert, ci siamo trovati dalla stessa parte nel corso di iniziative a carattere politico in favore dei diritti dei migranti, del movimento gay e contro la brutalità di certe comportamenti della polizia.
Avevate però già iniziato un percorso musicale differente, vero?
“Sì, io suonavo la chitarra elettrica in una band chiamata Some Girls, mentre Brandon era il vocalist di un altro gruppo punk, dal nome lunghissimo: The Plot To Blow Up The Eiffel Tower. Dopo che ci siamo incontrati però Brandon mi ha praticamente “rubato” al mio gruppo e io sono entrato a far parte della sua band. Da lì a poco però abbiamo sciolto il gruppo per cercare una direzione musicale che fosse soltanto nostra.
Come sono suddivisi i compiti all’interno della vostra band?
Tutti e due facciamo un po’ di tutto. Ci alterniamo alla stesura delle liriche così come alla composizione dei singoli brani. Non ci sono prevaricazioni, né invidie o gelosie. Abbiamo un rapporto molto sciolto.
Però dal vivo avete dei musicisti di supporto, non è vero?
Sì, al momento di scrivere i brani siamo in due, ma poi quando entriamo in sala di incisione oppure andiamo in tour, allora in realtà i Crocodiles diventano cinque. Infatti, oltre a Brandon e a me, fanno parte del gruppo anche Anna Schulte, Marco Gonzalez e Robin Eisenberg.
Il suono della vostra band ha radici musicali che affondano nella musica di certi gruppi “new wave” inglesi del passato come Jesus And Mary Chain e Echo & the Bunnymen. Più recentemente siete stati accomunati anche al suono psichedelico degli Spacemen 3. Come mai questa predilezione per il “british sound”?
Non so, non la vedo così. I nostri suoni sono vengono fuori molto naturalmente, non ci sentiamo di dover niente a nessuno.
Allora quali sono le vostre radici musicali?
Sono molto varie, da Chuck Berry ai Beatles. Siamo cresciuti ascoltando tanta pop music ma - se ti interessano i dettagli - sono stato folgorato da un vecchio dei Walker Brothers intitolato The Sun Ain’t Gonna Shine Anymore, mentre Brandon adora God Save The Queen, l’inno punk dei Sex Pistols.
Il nome dei Crocodiles viene spesso associato a quello delle Dum Dum Girls, il gruppo di Dee Dee Penny che - fra l’altro - è anche la moglie di Brandon...
Sì è vero spesso suoniamo insieme con le Dum Dum Girls oppure Dee Dee viene a cantare con noi. Non ci vedo niente di strano. Siamo un pò come una famiglia allargata...
Il suono dei vostri album va da un approccio psichedelico dai contorno molto “noisy” a delle pop ballad molto piacevoli, fin troppo melodiche. Come spieghi questa grande differenza?
Forse dipende dal fatto che siamo esposti a influenze musicali diverse ma poi - quando questo si riversa nel nostro songwriting - viene tutto dimenticato. Ogni brano è diverso dall’altro. Non c’è un progetto preciso dietro, un qualcosa di studiato a tavolino.
Come giudichi “Endless Flowers” il vostro nuovo album, il disco che avete appena finito di registrare e che uscirà nel mese di giugno?
Cerchiamo di migliorare ogni volta, non ci misuriamo con i dischi precedenti, o più in generale al nostro recente passato. Ripartiamo sempre da zero.
Nelle canzoni del nuovo album si parla molto spesso di fiori: “Endless Flowes” è il titolo del disco mentre “Hung Up On A Flower” è una pop ballad molto significativa...
Non lo so, è un fatto di sensibilità personale che si presta a tante interpretazioni diverse. I fiori sono il segno dell’inizio di un nuovo giorno, sono un regalo della Natura, fanno da contorno a una storia d’amore. Molto spesso anche Brandon ed io ci regaliamo dei fiori. Non ci vedo niente di strano in questo.
Articolo del
04/05/2012 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|