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Daniele Gottardo nasce il 26 agosto 1983 a Rovigo ed è un giovane chitarrista, compositore, arrangiatore ed insegnante italiano. Ha suonato con musicisti come Greg Howe, Ritchie Kotzen, Guthrie Govan, Rudy Sarzo, Atma Anur, Lee Pearson.Comincia a suonare all'età di 14 anni incuriosito dalla chitarra del padre, una Fender Stratocaster rossa, che ancora oggi è la sua chitarra preferita. Dopo aver conseguito il diploma di Maestro D’Arte in Decorazioni Pittoriche, all'età di 19 anni si diploma con il massimo dei voti all’Accademia Musicale Lizard di Fiesole (FI). Dal 2004 Daniele inizia la sua esperienza di turnista fino al 2008 e prende parte a numerosi concerti live, convegni, spettacoli televisivi e tournée all'estero (Malaysia, Canada, Croazia, Slovenia e Svizzera). Dal 2008 collabora con il sito inglese “Jamtrackcentral” dove illustra il suo stile chitarristico a fianco di chitarristi del calibro di Guthrie Govan. Nel 2010 realizza il suo primo album strumentale “Frenzy of Ecstasy” dove si concentrano il jazz, nu-metal e lo stile classico/romantico. Nel 2011 esce il suo secondo video didattico “Superfingering Advanced Concept for Electric Guitar” il nuovo rivoluzionario metodo di suonare la chitarra, dove viene mostrata una metodologia all’avanguardia, è prodotto da Estremomusic e distribuito da Volontà & Co. e dalla prestigiosa Hudson Music in Europa/ Usa. A Novembre del 2011 viene invitato a suonare ad Amsterdam alla manifestazione europea del “Jason Becker Not Dead Yet Festival” dove si esibisce con grandi nomi noti a livello internazionale come Guthrie Govan, Stu Hamm, I.A. Eklund, Kiko Loureiro, Mattias Ia Eklundh. Daniele sta terminando il suo secondo CD, una sorte di continuazione di “Frenzy of Ecstasy” ma una versione più orchestrale con arrangiamenti anche sinfonici, armonie post-tonali di derivazione tardo romantica. Lo abbiamo incontrato e ci siamo fatti raccontare la sua esperienza musicale.
Ciao Daniele, benvenuto su Extra! Music Magazine. Siamo a quasi due anni di distanza dall’uscita del tuo bellissimo “Frenzy Of Ecstasy”, che personalmente ho molto apprezzato. Un commento sui risultati che hai ottenuto, ovviamente non soltanto in termini di vendite?
Grazie! Penso sia presto per vedere realmente i risultati che ho ottenuto, al di là delle vendite. Con questo primo disco mi sono esposto all’attenzione del mondo della chitarra e spetterà a me confermare o meno le mie potenzialità di chitarrista/musicista, è presto aspettiamo!
Domanda d’obbligo: come sei approdato alla chitarra e quando hai deciso di affrontarla “da professionista”?
L’approdo alla chitarra è avvenuto esclusivamente perchè l’ho trovata in casa, mio padre è chitarrista e un giorno per curiosità ho provato a suonare la sua chitarra. Ho iniziato ad orecchio cercando di tirare giù gli assolo dei Kiss per un anno intero per poi scoprire lo stile più tecnico e virtuoso: i vari Malmsteen, Petrucci, Vai ecc. I primi tempi non erano molto promettenti, diciamo pure che facevo del gran casino, poi poco alla volta mi misi a studiare più seriamente elaborando il mio stile chitarristico/musicale sulla base della mia personalità, senza troppe influenze esterne. L’ approccio professionale è arrivato semplicemente cercando di progredire sullo strumento! Non sono partito dicendo “voglio fare il chitarrista”, la cosa si è semplicemente realizzata da sola e l’interesse verso lo strumento e la musica è cresciuta in maniera tale da non avere alternative su cosa decidere di fare!
E poi è arrivata la Favored Nations, giusto? Come ci si sente ad essere selezionati da Steve Vai in persona per essere rappresentati dalla sua etichetta? Mi vengono i brividi solo a pensarci
Si, devo dire che è stata una sorpresa. Steve Vai mi ha conosciuto in occasione del concorso internazionale Guitar Idol nel 2009, sapevo che avrebbe scelto il suo chitarrista preferito e pur non avendo dubbi sulla qualità del pezzo che avevo portato ero piuttosto scettico su una mia possibile vittoria data la mia non bellissima performance (brutto orario suonare alle 10 del mattino per un chitarrista!). Invece dopo aver saputo che Steve era rimasto impressionato dal mio modo di suonare mi arrivò una sua E-mail, mi ha proposto subito un contratto con la sua nuova divisione digitale. “Frenzy of Ecstasy” è infatti disponibile in digital download sui principali portali come Itunes, Amazon e meno di un mese fa è uscita la nuova versione rimasterizzata e rimixata!
D’altra parte, penso che il confronto con i vari Friedman, Malmsteen, Petrucci, piuttosto che con lo stesso Vai – e cito solo i più noti – sia un fantasma che chiunque suoni ai tuoi livelli debba affrontare
Ti dirò che i miei riferimenti ora sono altri, principalmente chitarristi jazz: Pat Metheny, Scott Henderson, Charlie Christian per citarne alcuni. Ci sono tantissimi maestri della chitarra con cui misurarsi, non mi sento un chitarrista rock di quel tipo, utilizzo un approccio jazzistico sulla chitarra, di certo non mi sento jazz, mi ci vorrà un bel po’ di tempo per capirlo!
A parte quelle, direi ovvie, che ho citato, quali sono le tue maggiori influenze in ambito musicale?
Mi lascio influenzare da tutta la musica che mi sembra abbia un valido contenuto artistico, generalmente cerco di capire come arrivare a sviluppare qualcosa di valido in senso artistico, che abbia un contenuto e non solo piazzare note morte. Ultimamente penso di aver preso abbastanza dimestichezza col suonare la chitarra e non ascolto molta musica chitarristica. Oltre ad ascoltare e studiare musica Jazz sia antica che moderna ascolto molta musica sinfonica, in questo modo ho la possibilità di studiare molte cose tra cui l’arrangiamento, spesso ascolto musica classica con la partitura davanti annotando le cose che più mi piacciono. Amo soprattutto il periodo romantico e la musica “classica” dei primi del novecento: Stravinksy, Schoenberg, Delius, Satie, Liadov o per andare indietro di un po’ di anni Rimsky Korsakov, Wagner anche qui la lista è lunghissima!
Nel tuo album ti approcci con sicurezza a diversi stili e generi: jazz, fusion, hard rock, shred puro eccetera. Quali sono, tra questi, quelli che senti più nelle tue corde e quelli su cui invece devi “applicarti” un po’ di più?
Ottima domanda, tecnicamente parlando penso di aver raggiunto un buon livello nel controllo del suono distorto, soprattutto riguardo il tocco e l’intenzione di stampo rock, anche se come dicevo non mi ritengo un chitarrista di stampo rock nel senso più tradizionale. Ho meno dimestichezza con il suono pulito, ma generalmente cerco di migliorarmi su quello che so fare bene, sembrerà forse strano ma è l’unico modo che conosco per arrivare a fare qualcosa di personale. Non m’ interessa saper suonare bene un po’ di tutto, suonare bene qualcosa di anonimo non fa per me. Non per questo tralascio quello che non mi viene bene e cerco di sistemare le cose che non vanno del mio modo di suonare poco alla volta. Parlando musicalmente il linguaggio classico e il linguaggio jazz sono tra i più complessi da apprendere e sono quelli su cui lavoro di più, in confronto a questi due il rock è un linguaggio da analfabeti, ma non per questo è meno espressivo!!
Qual è il tuo metodo, quando componi? Ti lasci suggestionare anche da altre forme d’arte (ad esempio letteratura, cinema, fotografia) e segui l’ispirazione, improvvisi un riffing…?
Altra ottima domanda! Certo, mi lascio spesso influenzare da altre forme d’arte. Principalmente la pittura e la narrativa mi aiutano a sviluppare alcuni aspetti musicali quali l’armonia e la forma. Ci sono tantissime analogie tra le note ed i colori e molte tecniche sono simili. Le note possono mescolarsi tra loro esattamente come i colori, e le regole che governano il gusto e l’estetica sono forse le stesse nelle due arti, facciamo un esempio: se due colori molto diversi non sono sfumati bene tra di loro ma sono accostati casualmente l’occhio non è soddisfatto, così come in un cambio di “tonalità” musicale, se non si usano alcune note che fanno da ponte e che “sfumano” tra una tonalità e l’altra l’orecchio sente un senso di “durezza” paragonabile a quello dell’occhio che vede i due colori che “cozzano” tra di loro, questo è solo un piccolo esempio. La narrativa invece mi aiuta nel dare forma ad un brano musicale, anche qui possiamo trovare molte analogie. Per dare un senso di soddisfazione un racconto deve svilupparsi bene e tenerci interessati fino alla fine, la stessa cosa in un brano, non basta avere un’ottima melodia se poi questa non si sviluppa in maniera coerente e interessante nel corso del brano.
Che strumenti usi?
Suono con una Fender da quando ho iniziato a suonare, per il momento gli sono fedele. Utilizzo una tastiera 22 tasti scalopped, action medio alta e scalatura 0.11-0.46. Uso plettri belli grossi e cavi Reference Ric-01 da studio, tutte cose molto importanti per me per ottenere il sound che voglio. Utilizzo pickups MAMA, tra cui il mio modello signature humbucher. Uso amplficatori Peavey, principalmente la testata 3120 o in alternativa la 6534, non amo le modulazioni che potrebbero ricordare i suoni degli anni 80/90 e non uso molti effetti, principalmente delay e riverbero. Oltre alle distorsioni della testata mi affido anche ai prodotti Eleven Electrix, ottimi pedali realizzati in Italia, anche qui ho un modello signature, il Gottyboy, un distorsore molto particolare!
Da quasi inetta strimpellatrice quale sono, invidio terribilmente la tua padronanza di diverse tecniche; in particolare, sento dire che sei un fenomeno del tapping a otto dita
Il tapping è una tecnica che mi ha sempre affascinato, ho iniziato presto a svilupparla ed è diventato un mio marchio di fabbrica, aldilà delle possibilità tecniche che offre mi piace soprattutto il timbro che le note prendono grazie all’uso delle due mani sulla tastiera grazie anche all’assenza del suono d’attacco del plettro che a volte non mi piace proprio. Cerco di non fossilizzarmi in un modo sicuro di suonare e cerco sempre di inventarmi qualcosa di diverso che mi dia nuovi stimoli. Proprio in questo periodo sto sviluppando alcune nuove tecniche di tapping finalizzate ad ottenere un buon suono ed un effetto espressivo. Spesso i chitarristi cercano le vie più facili per suonare le cose dando poi la colpa alla chitarra o all’amplificatore se non suonano bene, penso che il suono sia dato dalla maniera in cui diteggiamo e pizzichiamo le note e la tecnica deve svilupparsi in base a queste prerogative.
In una tua precedente intervista, ho letto che non sei un grande fan di distorsioni ed effetti vari
Brava, io ascolto i grandi chitarristi, o qualsiasi grande musicista e vedo che suonano con qualsiasi cosa, il suono ce l’hanno in mente e lo riproducono con quello che hanno, che sia un buono o uno cattivo strumento, allora mi chiedo cosa serve diventare matti a cercare chissà quale suono per poi magari non sapere cosa suonare o suonare una cosa qualsiasi. La cosa che mi fa incazzare è che nel mondo della chitarra elettrica e anche tra i professionisti ci sono più appassionati del suono che non musicisti. Parlando di suono ed effetti non serve a nulla spendere migliaia di euro in strumentazione se poi si usa un action bassa per esempio, sarà impossibile ottenere un buon suono o un bel bending perchè la nota non respira in quella maniera! Diciamo che cerco di tirare fuori la sonorità che voglio con il minimo e non do la colpa alla mia strumentazione se non ci riesco!
Una parola: “Superfingering”.
La musica è bella perchè oltre a stimolare la fantasia e le emozioni stimola anche il cervello! Mi diverto come un matto a studiare le più complesse armonie dei compositori classici o a cercare sistemi per arrivare velocemente a realizzare in maniera credibile una determinata musica. Superfingering è nato principalmente per questo: cercare di perdere meno tempo possibile nel realizzare un concetto musicale, sviluppare ed organizzare i singoli elementi o “ingredienti” che poi si mescolano insieme nelle idee musicali. Devi sapere che la maggior parte dei chitarristi ha un caos totale riguardo la conoscenza di come funzionano le cose nella chitarra, un grande talento può superare queste cose senza problemi ma molto spesso questo disordine non ci fa progredire sulla chitarra, sia tecnicamente che musicalmente. Diciamo che Superfingering cerca di fare pulizia su queste cose in modo da avere gli “ingredienti” musicali ordinati ed alla portata di mano per poi “cucinare” delle buone cose senza bisogno dei “PIATTI PRONTI” che sono buoni ma poi finiscono subito!!!! Mi riferisco ad un certo tipo di didattica che non insegna le cose importanti ma che insegna solo gli aspetti superficiali della musica, come ad esempio l’imitazione fine a se stessa nel suonare le cover di chitarristi famosi. Il DVD è distribuito da Volontè & Co e prodotto da Estremomusic, molta cura è stata data anche all’immagine, il metodo è stato tradotto anche in inglese ed ora è disponibile in Europa e Usa dalla prestigiosa Hudson Music, segno che abbiamo fatto le cose per bene!
Sei d’accordo sul fatto che i generi prog metal/rock neoclassico e affini abbiano bisogno di un po’ di… aria fresca? In questo senso, mi sembra di poter dire che il tuo “Frenzy Of Ecstasy” apporti parecchie idee contenuti innovativi
Si sono d’accordo, il neoclassico è uno stile superato e penso di avere poco a che fare con quelle cose. Negli ultimi anni il livello tecnico sulla chitarra si è innalzato notevolmente grazie anche a internet, il problema è che ci sono troppe informazioni e il cervello facilmente va in tilt. Non solo nello Shred Metal ma anche nella Fusion vedo suonare sempre le stesse cose. Negli ultimi anni sta andando molto tra i chitarristi il genere Rock-Fusion, anche se mi diverte suonare in quel modo mi ha già annoiato questo stile, il principale stile che porterò avanti sarò quello del rock neo- romantico così come mi piace chiamarlo! Su “Frenzy of Ecstasy” ci sono le basi di questo stile ma sarà con i miei prossimi lavori che questo prenderà forma in maniera più chiara.
Sei uno dei giovani solisti italiani seguiti con maggiore attenzione dalla stampa e dalla critica specializzata, anche straniera, come vivi questa pressione? In modo positivo, come uno stimolo in più, oppure ti pesa un po’ tutta questa aspettativa?
Beh direi che la vivo in modo positivo, diciamo che mi basto già io con le mie aspettative a farmi pressioni, sono critico da far schifo con me stesso quindi le pressioni esterne non mi turbano più di tanto!
Grazie Daniele del tempo che ci hai dedicato, e in bocca al lupo per il futuro!
Grazie a voi per lo spazio che mi avete dedicato!!
Articolo del
20/05/2012 -
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