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Abbiamo incontrato Greg Lake, leggendario musicista inglese che riassume su di sè gran parte della storia del Rock Progressivo dei primi anni Settanta, poco prima della sua data romana. Siamo nell’angusto camerino riservato agli artisti all’interno del Teatro Ambra, alla Garbatella e non vi nascondiamo l’emozione che ci prende quando ci troviamo di fronte all’autore di Lucky Man degli Emerson Lake & Palmer e al vocalist di Epitaph, Moonchild e I Talk To The Wind all’epoca dei King Crimson. Greg Lake ha 65 anni e adesso è impegnato nel suo Songs Of A Lifetime Tour, una serie di concerti durante i quali ripercorre i momenti più importanti della sua carriera artistica nelle sue diverse band e come solista.
Come è nata l’idea di questo tour, Greg?
Stavo scrivendo la mia autobiografia, un libro che si intitolerà Lucky Man e che uscirà a marzo del 2013 e ad un certo punto ho capito come tutta la mia vita sia stata come un mosaico di canzoni, come fosse scandita dal ritmo, dai suoni e dalle melodie di quei brani, ognuno con una sua storia, degna di essere raccontata. Allora ho pensato di portare le mie canzoni in tour, creando un set acustico che fosse in grado di comprenderle tutte e - al tempo stesso - di omaggiare artisti come Elvis Presley, Curtis Mayfield o i Pirates, musicisti che sono stati molto importanti per la mia formazione musicale. Ho deciso di esibirmi in teatri piccoli per creare l’atmosfera intima di un club e per comunicare meglio con il mio pubblico.
Il libro sarà una risposta all’autobiografia di Keith Emerson?
Sì, in parte sarà anche questo. Ma in realtà Lucky Man contiene delle storie sulla mia adolescenza, sul mio approccio alla musica che cominciò quando a Natale i miei genitori mi regalarono la mia prima chitarra. Un regalo inaspettato perché sapevo che la mia famiglia non poteva permettersi una spesa del genere. Inoltre ci saranno storie sulla registrazione dei miei due dischi con i King Crimson, sulla mia attività come Emerson, Lake & Palmer, sulla genesi di una canzone come Lucky Man, una ballata folk, contenente echi di musica medievale che né Emerson, né Palmer avrebbero voluto inserire sul disco.
Sei passato dai King Crimson agli Emerson, Lake & Palmer. Come hai vissuto questo due diverse esperienze, entrambe così significative ed importanti?
Prima di tutto va considerato che è molto diverso suonare con un trio come erano gli EL&P rispetto ad una formazione di cinque musicisti come erano i King Crimson. Se ci pensi bene tutte le migliori rock band erano dei trio: Jimi Hendrix Experience, The Cream, The Police... La chimica è diversa, di certo migliore. E’ stato anche per questo che gli EL&P sono stati così prolifici nel tempo.
E’ vero che con i King Crimson non riuscivi ad esprimerti al meglio sul piano compositivo a causa della presenza un po’ troppo ingombrante di Robert Fripp?
Non era mica Robert Fripp il principale compositore dei King Crimson: è sbagliato pensarlo. Era Ian MacDonald, il tastierista, anche se comunque è vero che tutti noi abbiamo dato qualcosa sul piano compositivo. Quel primo album In The Court Of The Crimson King è rimasto storico, un qualcosa di unico e di irripetibile. Dopo di allora la formazione è cambiata molto, non si è creata più la stessa miscela chimica fra gli elementi del gruppo, non è stata più la stessa cosa.
Puoi confermare che l’idea di formare un supergruppo rock - quale è stato Emerson, Lake & Palmer - era inizialmente basata su musicisti diversi?
L’idea originale del supergruppo era di mettere insieme Jimi Hendrix alla chitarra elettrica, Mitch Mitchell alla batteria, Keith Emerson alle tastiere ed io alla chitarra basso e alla voce. Poi la morte improvvisa di Jimi ha fatto saltare tutto. Sarebbe stato fantastico, credimi...
Sia i King Crimson che gli Emerson, Lake & Palmer hanno avuto molto successo in Italia, che ha accolto molto bene in genere tutto il Rock Progressivo inglese. Musicisti italiani come i componenti della PFM e del Banco del Mutuo Soccorso sono stati accolti e prodotti dalla Manticore, la tua personale etichetta discografica. Come ti spieghi questa vicinanza, questo calore sul piano musicale che nei primi anni Settanta ha accomunato gruppi italiani ed inglesi?
Vedi, le radici del Rock Progressivo sono europee, non sono certo americane. La musica americana si basa sulle radici gospel, sul blues, che poi è diventato Rock & Roll, mentre le nostre radici erano costituite dalle melodie della musica classica che - se ci pensi un attimo - sono più libere, meno codificate, non si fermano alla forma canzone. E’ per questo che l’intesa con gruppi come Banco e PFM è stata quasi naturale all’epoca e ha dato ottimi risultati.
C’è in progetto una “reunion” degli Emerson, Lake & Palmer?
Se Keith Emerson e Carl Palmer mi chiedessero di tornare a suonare insieme, lo farei. Ma adesso non sono in grado di dirti se la cosa si realizzerà concretamente oppure no.
Ma sia Emerson che Palmer sono in tour...
Anche io. Come vedi stiamo facendo la stessa cosa...
(La foto di Greg Lake dal vivo al Teatro Ambra Garbatella è di Giancarlo De Chirico)
Articolo del
03/12/2012 -
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