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Abbiamo intervistato Molly Hamilton che ci parla degli Widowspeak e del loro secondo album “Almanac”:
Avete iniziato la vostra carriera come band nel 2010, nel 2011 è arrivato il vostro primo disco, “Widospeak”, e ora è appena uscito “Almanac”, il vostro secondo lavoro. Cos’è cambiato tra questi due album all’interno del vostro gruppo? Ad esempio avete aggiunto un bassista alla vostra sezione ritmica nel 2011.
La band è nata come un trio, con il nostro batterista, Michael Stasiak, Rob e me. A un certo punto abbiamo deciso di aggiungere un bassista alla nostra line-up per poter meglio eseguire dal vivo i pezzi del disco (dove c’erano linee di basso) e abbiamo suonato per qualche mese con quella formazione. Prima del secondo disco Michael ha lasciato il gruppo, e di conseguenza abbiamo dovuto affrontarne la composizione in un modo diverso. La maggior parte è stata costruita pezzo dopo pezzo, invece di essere provata tutta insieme, con l’intera band. Abbiamo fatto un sacco di demo di ogni canzone prima di arrivare alla registrazione finale, così da avere ben chiare le parti che il nostro nuovo batterista e il bassista avrebbero dovuto suonare. Ma in molte delle canzoni ci sono anche organo e tastiere, quindi ho pensato che sarebbe stato meglio aggiungere un quinto membro alla line up live. Così, sembra che questo sia veramente un nuovo capitolo per i Widowspeak, e forse continueremo a portare avanti progetti differenti coinvolgendo persone differenti.
Eravate spaventati dalla prova del secondo disco che di solito è forse più carico di aspettative del primo? Puoi dirci qualcosa su come “Almanac” è stato composto?
Non so se eravamo spaventati, o più eccitati. Il nostro primo disco è stato fatto senza avere una direzione precisa in mente; erano canzoni scritte a un certo punto e che catturavano idee nate quando abbiamo iniziato a suonare insieme. Con “Almanac”, per la prima volta abbiamo fatto un passo indietro e pensato a quello che potevamo fare. Abbiamo iniziato a lavorare a questo disco con un’idea precisa di come doveva suonare, di quello che doveva trasmettere, di come doveva essere, ed è stato più un mettere insieme i pezzi sulla base del progetto che avevamo in mente.
Quali sono le influenze che avete messo in questa seconda prova discografica, se ci sono ovviamente. Personalmente mi piace il gusto vintage che riporta l’ascoltatore negli anni Settanta.
Ci sono molte influenze, e sicuramente gli anni Settanta sono una decade importante per noi. Volevamo che il disco sembrasse rarefatto e “espanso”, e ci siamo ispirati a band come i Television, i T-Rex, Fleetwood Mac, Tom Petty, e specialmente a Neil Young. Parlando di testi, molte volte traggo ispirazione da qualcosa di visivo o da specifiche sensazioni. Quando stavamo scrivendo i testi per Almanac, ho riguardato molti dei miei film preferiti, molti dei quali sono degli anni Settanta, come “I Giorni in Cielo” e “La Rabbia Giovane” di Terrence Malick, o “Picnic at Hanging Rock”, “The Last Picture Show”, “The Great Gatsby”… Anche per la copertina abbiamo tratto ispirazione da cose come l’album “Wild Life” degli Wings o altre cose simili con copertine “pastorali” fatte in quel decennio.
Ho trovato una grande ricercatezza nel delicato equilibrio tra la tua (bellissima) voce e la musica, queste due linee si muovono su due piani differenti che a volte si uniscono e a volte si allontanano l’uno dall’altro. Possiamo dire che la tua voce è il punto di forza della vostra musica? Puoi dirmi qualcosa sulle vostre scelte a riguardo?
Non ho mai veramente imparato a cantare “nel modo giusto”, quindi spesso molto di quello che faccio lo faccio semplicemente perché viene così e poi lavoro con quello che ho. Sto continuando a imparare cose nuove su quello che posso fare con la voce. Molte delle nostre canzoni sono costruite sull’equilibrio tra la mia voce e la chitarra in una melodia strutturata su “chiamata-e-risposta”, così cerchiamo di far completare a vicenda le due cose. Sul piano vocale prendo molto da musica “vecchia” come il blues, il country, i cori da cowboy, cercando di fare miei questi generi.
Quali sono i vostri piani per il futuro? Farete un tour? Vi vedremo presto in Italia o almeno in Europa?
Stiamo attualmente pianificando un lungo tour che prevede date sia negli Stati Uniti sia in Europa per la primavera, e l’Italia è sicuramente uno dei posti dove vogliamo andare. Nel nostro ultimo tour europeo, abbiamo fatto solo una data in Italia, a Bologna, ma è stata una delle nostre preferite. Era quasi un house-concert, ma era in un vecchio scantinato sotto una specie di farmacia/profumeria ed è stata veramente una bella esperienza.
Articolo del
24/01/2013 -
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