|
Primo lavoro per questo interessantissimo gruppo esordiente che nasce power-trio canadese ma che è presto divenuto un quartetto. Originari di Ottawa, ma attualmente con base a Toronto, fertilissima culla di nuove proposte già da diversi anni a questa parte insieme a tutto il Canada.
Questo EP precede il primo album che, come conferma la frontwoman Jacquie “O” Neville, vedrà la luce il prossimo settembre. Il primo dei cinque pezzi che compongono quest’anticipazione del disco che verrà è quello che dà il nome all’EP, Kill Count nel quale, non a caso, risalta immediatamente la concentrazione di tanti elementi di interesse che riguardano la proposta musicale e lo stile di questa band. L’apertura infatti attira subito l’attenzione con un buon riff tambureggiante cui segue un coro di quelli fatti per rimanere in testa fin dal primo ascolto cui si somma anche un godibilissimo solo di chitarra, che crea addirittura un’atmosfera vagamente tarantiniana. Molti spunti, mescolati in una miscela piacevole e ben ritmata, grazie alla sezione ritmica composta da Steven Neville al basso, fratello di Jacquie, la quale suona anche la chitarra, infine da Liam Jaeger alla batteria. Quando i Balconies suonano dal vivo però i ruoli cambiano, infatti Liam passa alla chitarra e subentra Steve Molella alla batteria, questa di fatto è la formazione che ha composto l’album di prossima uscita, sebbene Molella non è da considerarsi un membro ufficiale della band, che in ogni caso di qui in avanti sarà un quartetto in pianta stabile. La voce di Jacquie sa essere molto eclettica perché alterna momenti melodici, in cui si notano pregi quali la bellezza del timbro e la bravura nella modulazione, che nei passaggi più spinti dei brani cedono prontamente il passo ad un’attitudine molto più carismatica e rock’n’roll. Tiger inizia con un coro ripetitivo anch’esso molto catchy e che si ripeterà più volte all’interno della traccia, alternandosi con dei fraseggi di chitarra freschi e leggeri. Già da questi due brani si ha l’idea di come i Balconies siano una band con le idee chiare, si sente che c’è intesa e chimica, ma al tempo stesso questi ragazzi sanno (o sono ben indirizzati) come e dove mirare per non essere una band tra tante, pur senza dover ricorrere a virtuosismi o senza avere un sound incredibilmente originale, ma neppure banale. La marcia in più ed il tratto peculiare della compagine è sicuramente rappresentato da Jacquie, che in 300 Pages esalta le sue qualità vocali in maniera particolarmente ammaliante. Se in un primo momento il paragone più immediato che mi era sovvenuto era quello con la suadente voce di Melissa Auf Der Maur, forse anche per motivi di nazionalità (infatti è canadese anche la rossa ex bassista di Hole e Smashing Pumpkins), ascoltando questa traccia mi ha fatto avere l’illuminazione, quando il ritornello del brano mi ha riportato prepotentemente alla mente la voce di Blondie. Battle Royale inizia con un layout tipicamente in stile Yeah Yeah Yeahs, non che ci sia nulla di sbagliato o che la ricetta sia stata proposta male, ma paradossalmente tra quelli ascoltati finora questo è il brano che arriva meno a destinazione, con ogni probabilità proprio perché perde qualcosa in materia di originalità e freschezza. Serious Bedtime invece colpisce perché denota già una certa maturità nel modo in cui è composto, con una tipologia di struttura diversa rispetto alle altre canzoni dell’EP, infatti si tratta di un brano che esplode coralmente nel finale, caratterizzato dall’ossessivo refrain “If you do it in the dark no one sees it, if you do it in the dark it comes easy”. Do It In The Dark, che è il nome del primo singolo e fondamentalmente prende forma dallo sviluppo proprio di Serious Bedtime, mantenendo (seppur in maniera leggermente differente) un sound ed un mood più 80’s (come anche il videoclip, che ricorda il celeberrimo Thriller di Michael Jackson). Nella seconda versione, Do It In The Dark quindi, spiccano maggiormente anche le qualità vocali di Liam, che canta nei bridge che spalancano le porte al ritornello corale cui si aggiunge anche Steven.
La materia c’è ed è buona, questo ottimo antipasto fa ben sperare riguardo l’uscita dell’album d’esordio, per il quale mancano solo gli ultimi ritocchi essendo stato registrato già a gennaio e del quale alcuni brani vengono già proposti durante i live, nei quali i giovani canadesi non sfigurano affatto.
Intervista con Jacquie Neville
Da quanto tempo suonate insieme?
Sono cinque anni ormai, ma la vera svolta è stata quando ci siamo uniti ai Rival Sons per il loro tour canadese da cui poi è nata l’idea di aggregarci anche per parte del tour europeo e quindi... Eccoci qui ora!
Come è avvenuto l’incontro con i Rival Sons e come vi hanno scoperto?
La nostra agenzia di booking ci ha proposto direttamente a loro e Scott in particolare era entusiasta di noi dicendo che gli piacevamo tantissimo e che dovevamo assolutamente andare in tour con loro, quindi dal Canada poi abbiamo aggiunto anche delle date in Europa. Perciò dobbiamo essere grati soprattutto a Scott!
Come vi è venuta l’idea di chiamarvi The Balconies?
Forse perché era l’unico nome ancora libero...! (ride) No, in realtà perché ci piace proprio la dimensione del balcone, perché puoi farci i party, ti ci puoi rilassare, bere un bicchiere di vino, leggere un libro... Tutte cose che pensiamo che rappresentino sia noi che la nostra musica, quindi Balconies era il nome perfetto.
Quali sono le vostre principali influenze musicali?
Personalmente adoro Freddie Mercury, lui è il mio mito, poi mi piace molto Michael Jackson, Tina Turner, ma amo anche i Black Sabbath e gli Iron Maiden ad esempio. Tutti noi ascoltiamo tanti artisti e generi diversi, poi io suono anche il violino ed ho studiato musica classica all’università. quindi non solo rock.
Come mai hai scelto di fare rock e non musica classica?
Perché riesco a mettere più di me stessa nella musica rock, riesco a renderla una cosa più personale.
Non hai mai pensato ad introdurre delle influenze classiche nel sound dei Balconies?
A dire il vero no, però in passato è capitato che in alcune circostanze ci chiedessero di suonare in acustico, quindi abbiamo anche riarrangiato alcuni pezzi per strumenti classici, utilizzando anche il contrabbasso ad esempio, però fondamentalmente noi siamo e ci sentiamo un gruppo prettamente rock e siamo soddisfatti di quello che facciamo.
Tra quanto uscirete con un nuovo disco?
Allora, in passato avevamo pubblicato già un lavoro indipendentemente, ora stiamo promuovendo il nostro EP ("Kill Count", registrato nel 2011 ndr) di cinque canzoni, che fondamentalmente è un teaser, per farci conoscere e per far girare il nome della band. L’album vero e proprio uscirà a settembre ed è più simile a quello che si sente ora nei nostri live show.
Quanto vi manca per finire il lavoro?
Il grosso è fatto, direi che siamo al 90% mancano gli ultimi dettagli.
L’avete registrato in Canada?
Sì, soprattutto in Canada, ma siamo anche andati a registrare alcune parti in California, ma i ritocchi finali saranno fatti in Canada perchè il nostro produttore è canadese e siamo molto contenti di lavorare con lui perché in passato ha collaborato anche con nomi importanti come gli Our Lady Peace o i Simple Plan, quindi siamo entusiasti di stare con lui.
Che tipo di seguito avete in Canada?
Beh visto che conosci Toronto immagina posti un po’ più piccoli di questo (intendendo Zona Roveri a Bologna) tipo il Lee’s Palace o il Mod Club, quindi orientativamente posti con una capienza di 500 persone.
Quali saranno i vostri prossimi step?
Una volta finite le nostre date in Europa torneremo in Canada a finire l’album, poi ci stiamo organizzando per tanti festival estivi negli Stati Uniti ed in Canada, prima dell’estate però torneremo ancora in Europa per alcuni festival specialmente nel Regno Unito.
Pensi che una volta uscito l’album potreste tornare in Europa già per tenere degli show da headliner o è ancora troppo presto?
Per ora ci va benissimo avere la possibilità di andare in tour con una band come i Rival Sons e suonare davanti a tante persone ogni sera, poi quando torneremo in primavera suoneremo in club più piccoli da soli e speriamo che piano piano il nostro pubblico da queste parti aumenti. Ovviamente ci piacerebbe fare tanti show da headliner, ma vogliamo rimanere con i piedi per terra e procedere a piccoli passi per ora.
Articolo del
17/04/2013 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|