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Sono le otto di sera e, sotto la preziosa ombra del tour bus degli Airbourne, Joel O’Keeffe mi allunga una birra fresca chiedendomi se fa sempre così caldo di giugno a Roma. Rispondo che in realtà fino a due settimane fa pioveva e faceva freddo, incredibile. L’atmosfera è torrida, ma si prepara a diventare incandescente nel corso della serata. Ryan O’Keeffe (fratello di Joel) e David Roads mi attendono per l’intervista sotto un ombrellone con una grande bandiera australiana che funge da tenda da sole su uno dei lati, ma la vera chicca sono le sdraio da spiaggia personalizzate con il logo della band e l’artwork del loro ultimo lavoro uscito da pochissimo, Black Dog Barking.
L'INTERVISTA
Come mai avete deciso di re-interpretare "Ready To Rock"?
Ryan: Ready To Rock era una canzone che faceva parte del nostro EP di diversi anni fa, ci è sempre piaciuta molto e pensavamo che valesse la pena rimetterci le mani, Joel in particolare, così l’abbiamo fatto ed ha funzionato.
In "Black Dog Barking" il vostro sound sembra aver avuto delle modifiche, suona un po’ più 80’s, come siete arrivati a questa svolta?
Ryan: Abbiamo scelto Brian Howes come produttore perché volevamo fare un album che potesse farci fare un salto di qualità ed avere davvero un sound classic-rock come le pietre miliari delle band a cui ci ispiriamo, quindi Back In Black degli Ac/Dc o il Black Album dei Metallica. Brian Howes era la persona con la mentalità giusta per portarci a quel livello con il nostro sound.
Vi hanno mai influenzato tutti quelli che dicono che copiate gli Ac/Dc?
Ryan: Mah. Guarda fin da quando eravamo a scuola abbiamo sempre pensato che se qualcuno ci avesse mai accostato agli Ac/Dc saremmo stati degli idoli...!
Cosa pensi che vi direbbero gli Ac/Dc riguardo la vostra musica?
Ryan: Penso che ci direbbero di continuare così, ancora più forte.
Farete mai una ballad o una canzone nella quale utilizzerete tastiere?
Ryan: No. David: No, No... No! Non succederà mai.
Ho notato dalle vostre recenti setlist che eseguite solo poche canzoni dal nuovo album, come mai?
David: Al momento ne facciamo tre o al massimo quattro, come faremo oggi, ovvero Ready To Rock, Black Dog Barking, Back In The Game e Live It Up... Il motivo è perché in questo periodo stiamo girando principalmente per festival, quindi avendo un tempo minore per esibirci rispetto ad un concerto tutto nostro, vogliamo far sentire anche materiale dagli album precedenti. Quest’inverno ci sarà il tour da headliner durante il quale ritorneremo anche in Europa (Milano, 14 novembre ndr) ed inseriremo un altro paio di brani dal nuovo disco.
Come mai Joel ama così tanto arrampicarsi in cima ai palchi dei festival?
Ryan: E chi lo sa... Corre, salta, si arrampica dappertutto... Diciamo che è una persona molto spontanea! Però va bene perché rende lo show ancora più divertente.
Avete mai rischiato degli incidenti a causa del vostro comportamento selvaggio sul palco?
David: Non sai quante! Una volta in Polonia Joel si era arrampicato e l’impalcatura ha iniziato ad oscillare pericolosamente... poi in Nuova Zelanda si è storto una caviglia saltando giù dal palco ed anche una volta in Inghilterra è caduto male perché il palco era fatto a forma di A gigante, quindi con un grande buco in mezzo e lui chiaramente ci è caduto dentro... Al soundcheck!
C’è qualcosa che ancora manca nella vostra carriera o siete soddisfatti di tutto quanto?
David: Va tutto alla grande, è tutto perfetto, suoniamo davanti ad un sacco di gente, ci divertiamo, giriamo il mondo e conosciamo tante persone forti, come ora che siamo qua con te a bere vino a Roma ed a chiacchierare sotto l’ombrellone fuori dal tour bus. E’ fantastico!
LIVE REPORT:
E’ da poco terminata l’esibizione della band di apertura, The Guestz, capitanata da Jonna, il guru spirituale del chapter romano che, proprio come gli Airbourne, discende dall’antico ordine mistico fondato sul culto degli Ac/Dc. L’accostamento alla religione non è casuale, perché nel caso di queste band la missione è effettivamente quella di omaggiare e spargere il verbo chiamato rock’n’roll, quindi a nessuno interessa che i pezzi siano quasi tutti simili ed ispirati in maniera a tratti spudorata a quelli dei fratelli Young, anzi... Non c’è nemmeno bisogno di utilizzare la macchina del fumo ai piedi del palco perchè, metafora suggestiva a parte, sembra che il pubblico stia letteralmente andando a fuoco... Finché le luci non si spengono è possibile vedere il vapore librarsi dai corpi già roventi, fino formare un vero banco di nebbia come in una sauna. Quando le luci calano capisco che la scommessa dei fratelli O’Keeffe e degli Airbourne è vinta, perché tutto il pubblico intona all’unisono il coro che precede l’attacco di Ready To Rock, come si fa con gli inni ed i classici immortali.
E’ la terza volta che vedo gli Airbourne, una per ogni tour dall’album d’esordio, il loro approccio al palco ed alla performance è genuinamente immutato, solitamente non amo i concerti “standard” o “copia e incolla”, se non fosse che in questo caso l’eccezione è palese, perché (ed il paragone ritorna) quello degli Airbourne ha più l’aria di una celebrazione con i suoi riti canonici (come una Messa, simile a quella degli Ac/Dc nel video di Let There Be Rock... tanto per chiudere il solito cerchio). Gli ingredienti ci sono tutti, dalle lattine di birra che Joel inizia a sbattersi in testa finché non iniziano a schizzare da tutte le parti, allo scambio di postazione in corsa tra Justin Street e David Roads, passando per l’assolo in “postazioni poco ortodosse” che Joel (che è anche migliorato moltissimo con la voce), esegue spesso dalla cima del palco dopo essersi arrampicato e che, nel caso dell’Orion, ha suonato direttamente da sopra al bancone del bar posto sul lato opposto della sala rispetto allo stage. Bel momento durante il classico Cheap Wine And Cheaper Women, quando il frontman australiano ha omaggiato un capellone in prima fila (che aveva tutta l’aria di essere il bassista della band death’n’roll Southern Drinkstruction) augurandogli buon compleanno ed incoronandolo “our biggest italian fan”, prima di regalargli una bottiglia di vino. Il nuovo innesto nello show degli Airbourne è un marchingegno, azionato tramite manovella dal batterista Ryan O’Keeffe e prontamente microfonato, una vecchia sirena che avvertiva dei raid degli aerei da bombardamento durante la guerra e che oggi invece introduce il recente singolo Live It Up. Dopo Too Much Too Young Too Fast la band abbandona il palco per pochi minuti, prima di farvi ritorno invocata a gran voce per eseguire quello che è stato il singolo che gli ha aperto le porte e i cuori della nuova generazione di hard-rockers, Running Wild (title-track del fortunato album d’esordio) per giunta impreziosita con due riff-citazioni, prima Paranoid dei Black Sabbath e poi (non ci crederete mai...) Dirty Deeds Done Dirt Cheap degli Ac/Dc. Sarebbe l’ultimo pezzo in scaletta, ma l’entusiasmo è grande, la band sente l’energia e sebbene faccia più caldo che all’inferno Joel fa un regalo anche a me che prima del concerto gli avevo chiesto di suonare Stand Up For Rock’n’Roll, per la gioia mia e di tutto l’eccitatissimo pubblico fradicio di sudore, ma incontenibile fino all’ultimo.
Agli Airbourne si potrebbero muovere tante critiche, scarsa originalità, ripetitività ed altre velleitarie inezie che però non riusciranno a scalfire il trono che questa band incendiaria si sta costruendo nel cuore, non solo dei nostalgici degli Ac/Dc, ma di tutti gli appassionati di rock in generale.
SETLIST:
Ready To Rock Chewin’ The Fat Born To Kill Diamond In The Rough Back In The Game Raise The Flag Cheap Wine & Cheaper Women Black Dog Barking No Way But The Hard Way Live It Up Too Much Too Young Too Fast
Encore 1: Running Wild
Encore 2: Stand Up For Rock’n’Roll
Articolo del
25/06/2013 -
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