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Il sole non c’è, ma fa comunque caldo ed il clima è appiccicoso per via dell’umidità. La situazione è speculare in prossimità dei cancelli ancora chiusi dell’Ippodromo Capannelle dove, tra i ragazzi appiccicati in fila, l’entusiasmo è rovente in attesa del “pronti-via” per accaparrarsi le prime file. I responsabili della security dell’Ippodromo danno l’ok per l’accesso, è il semaforo verde per la corsa alla transenna sotto al palco. La scena assomiglia alla corsa dei tori a Pamplona, con la differenza che questa è abbastanza comica e non si fa male nessuno. Sono insieme ai miei amici del programma radiofonico Cornerstone (Radio Ies) mentre assisto a questo spettacolo, ma soprattutto sono in compagnia di Miles Kane, che è ben felice di rispondere a qualche nostra domanda prima di salire sul palco che dopo di lui vedrà esibirsi anche i Vaccines ed i suoi amici Arctic Monkeys.
Ascoltando la tua musica emerge una tendenza verso il revival, questo tipo di ispirazione significa che in qualche modo disdegni o non ami la musica “moderna”?
Non proprio, è che in qualche modo bisogna avere delle radici e comunque la mia idea di musica va verso quel tipo di rock’n’roll, qualcosa che sia piacevole e che rimanga nel tempo.
Quindi non escludi ti poterti cimentare in qualche sperimentazione con elementi di musica elettronica?
Mah, non saprei, l’elettronica mi piace e posso dirti che amo molto i Prodigy (ovazione generale), ma apprezzo anche come siano riusciti a tirare fuori un giusto mix band come i Kasabian. Se le idee ci sono ed il risultato suona bene, perché no? Sono aperto anche a questo.
Qual è il segreto che ti consente di mantenere il tuo stile personale pur svariando tra influenze che vanno dalla seconda metà degli anni 60 fino agli anni 90?
Non lo so! (ride) Non c’è una ricetta, ricevo tantissima ispirazione dagli stili passati e riesco ad assimilarla, è un processo che avviene dentro di me. Quando faccio una canzone non la faccio con l’intenzione di assomigliare a qualcuno, mi viene dal cuore, quindi ha il mio marchio di fabbrica.
"Don’t Forget Who You Are" manifesta un profondo credo in sé stessi e nella propria personalità, è questo il significato della tua musica?
Sì, senza dubbio. La mia musica simboleggia un percorso verso grandi traguardi, sogni ambiziosi, ma è un sentiero che va percorso un passo alla volta, soprattutto credendo in sé stessi.
Tirando le somme, hai lasciato i Rascals e non ti sei mai davvero voluto unire agli Arctic Monkeys nonostante i loro inviti, è perché preferisci lavorare da solo?
Sì, mi piace essere il frontman! Voglio seguire il mio cammino facendo le mie scelte e poi quando sono sul palco voglio tutte le attenzioni per me! (ridacchia)
Ti senti in competizione con Alex Turner?
Sì, è così, siamo amici ma c’è anche un’amichevole competizione tra noi. Ogni volta che esce una nuova canzone è una sfida, anche se devo ammettere che con i testi lui è il migliore.
Uscirà prima il tuo terzo disco da solista o il secondo dei Last Shadow Puppets?
Credimi, non ne ho idea... Credo che un giorno riapriremo anche quel capitolo, ma non so dirti bene quando e per ora non bolle nulla in pentola.
Una volta Jack White fece da special guest ai Last Shadow Puppets, ti piacerebbe collaborare con lui? Siete rimasti in contatto?
No, purtroppo. Ci siamo visti solo quella volta. Tuttavia stimo molto Jack White, per tutto quello che fa e sarebbe fantastico collaborare con lui in futuro.
Aspetteresti che sia lui a chiedertelo o faresti te il primo passo?
No, no, lo farei io!
Stasera farai un pezzo con gli Arctic Monkeys?
Vediamo. Credo di sì, in caso 505 come sempre... (così è stato)
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Articolo del
19/07/2013 -
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