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Nonostante siano autori di album che definirei illustri e fondamentali nella storia del metal (su tutti ”Never Neverland”, ma anche il disco d’esordio ”Alice In Hell” non scherza quanto a riff memorabili e songwriting geniale), non si può esattamente dire che i canadesi Annihilator diano molte certezze in fatto di rendimento costante. Questo perché la curiosità e l’eclettismo creativo del primo chitarrista Jeff Waters, leader carismatico e unica presenza fissa nella fluida lineup della band, spesso hanno portato a composizioni non ben recepite, e anche a qualche vero e proprio capitombolo. Ma, si sa, chi ha il coraggio di rompere gli schemi implicitamente accetta il rischio di non piacere a tutti. Noi metallari siamo tutti un po’ sentimentali, siamo affezionati ai cari vecchi ‘riffoni’ importati direttamente dagli anni ’80, alle stramberie lisergiche pre-doom dei Black Sabbath o agli assalti cruenti del death svedese, dipende delle scuole di pensiero. Io mi ascrivo orgogliosamente in tutte e tre, e comunque resto una tradizionalista. Pochissime cose mi fanno sentire più a mio agio, protetta e coccolata dell’urlo di Tom Araya all’inizio di Angel Of Death. E’ rassicurante. E’ un punto di riferimento. Tuttavia, affinché un processo creativo sia efficace, i punti di riferimento vanno anche accantonati, talvolta. E’ ciò che ci spiega il simpatico Jeff Waters, un po’ infastidito da una feroce allergia da polline, ma sempre carico ed ottimista, in questa intervista realizzata in centro Milano.
Jeff, che ne dici di iniziare a darci qualche anticipazione sul nuovo album “Feast”? Siete soddisfatti del risultato ottenuto?
Oh, sì. Anche se è forse la prima volta che lasciamo passare tre anni interi tra un disco e l’altro. In realtà, di questi tre anni, quasi due li abbiamo trascorsi senza scrivere praticamente nulla, ma facendo un sacco di cose divertenti! Siamo andati in tour, ne abbiamo fatti addirittura due in Sudamerica, dove abbiamo anche preso parte ad alcuni festival; abbiamo partecipato alla crociera “75 Tons Of Metal” nei Caraibi, io ho mixato e prodotto altre band nel mio studio e ho collaborato con la Gibson e la Epiphone Guitars. Ma, quando ci si è presentata l’opportunità di registrare un nuovo disco, con la UDR, ci sentivamo pronti. Tutto il tempo passato suonando e relazionandoci con altre band, ci ha caricato di energia.
Qualcuna delle band con cui avete lavorato in questo periodo vi ha dato delle ispirazioni particolari?
Guarda, a dire la verità quello che ascolta musica dalla mattina alla sera, ininterrottamente, in ogni momento, in studio, in hotel, in camerino, sul tour bus, ovunque – (risate, ndr), è Dave (Padden, cantante della band, ndr). Io ho un approccio diverso. Sono un musicista e il mio lavoro consiste nel fare, suonare, registrare, correggere musica. Di conseguenza, quando arrivo alla fine della mia giornata lavorativa, ho bisogno, come dire, di staccare, di liberarmi la testa. Solo così posso arrivare a creare qualcosa che suoni totalmente diverso e unico, rispetto ad altre cose già sentite prima. Chiaro, le influenze poi ci sono, ma nel mio caso riaffiorano più che altro da un passato remoto. Ad esempio, la quarta traccia dell’album, si intitola No Surrender, e io penso che abbia un sound vagamente Red Hot Chili Peppers. Il che è strano, se pensi che io a casa non ho neanche un disco dei Red Hot! Grande band, intendiamoci, trovo che dal vivo siano portentosi, ma semplicemente non ho mai comprato un loro album. Ciononostante, in passato ho ammirato il modo di suonare di Flea, il bassista, e magari questo si è riflesso nella stesura di quel brano.
Da dove è venuta la scelta di includere nel packaging un secondo CD, Re-Kill, che contiene le ri-registrazioni di alcuni dei maggiori successi degli Annihilator?
In realtà sono sempre stato contrario alle cosiddette re-issue. Certo, alcune band di recente l’hanno fatto, ad esempio i Testament, gli Exodus, gli Scorpions, e hanno prodotto delle cose egregie. Ma, per quanto riguarda gli Annihilator, non sarebbe stata mia intenzione ri-registrare quei brani. E’ stata colpa, per così dire, di Dave … Dannazione a Dave, oggi non faccio che parlare di lui!!
In effetti avrei una domanda anche su di lui, dopo …
Oh, no!! (risate) Beh, comunque il suggerimento è venuto da lui. Vedi, osservando il pubblico ai concerti ci siamo resi conto che una buona metà dei nostri fan attuali ha meno di venticinque anni, il che significa che non ha vissuto direttamente la pubblicazione dei primi album degli Annihilator, con una formazione completamente diversa. In alcuni Paesi, inoltre, gli album più datati possono essere piuttosto difficili da reperire. D’altronde, mentre le nostre vendite stanno andando piuttosto bene in questo momento, molte delle band con cui siamo più in amicizia, ti faccio solo un esempio, i Megadeth con “Super Collider”, stanno attraversando un periodo difficile, proprio per il fatto di aver avuto il coraggio di sperimentare cose nuove, probabilmente mal digerite dai fan “storici”. Dave allora ha avuto l’idea di ri-registrare alcuni vecchi brani con la sua voce, dato che ormai è diventato il nostro cantante ufficiale, e io ho detto OK, va bene, ma non voglio comunque che venga pubblicato come re-issue, facciamo piuttosto una compilation in download gratuito sul sito della casa discografica, una strategia che abbiamo già sperimentato, oppure inseriamolo in un bonus CD … Ed è quello che abbiamo fatto! Penso sia un’iniziativa che possa essere apprezzata sia dai vecchi fan che da quelli più giovani, vogliamo dargli modo di scoprire qualcosa di nuovo nella musica degli Annihilator, in modi diversi ovviamente.
Curiosando nei blog, nei commenti su Youtube e in vari siti, ho letto pareri contrastanti su Dave come vocalist. Qualcuno sostiene che la sua voce abbia un’impostazione alternative rock, che poco si addice al sound dei primi album, “Alice In Hell” o “Never Neverland “…
Sì, c’è sicuramente qualcosa di vero in questo. Ma, vedi, avendo avuto in squadra tanti cantanti, ciascuno con uno stile diverso, non puoi che apprezzare un vocalist versatile come Dave, che è in grado di eseguire perfettamente sia i brani melodici che altri un po’ più duri. Randy Rampage, il nostro primo cantante, era perfetto per l’ambientazione punk dei nostri primi due album. Joe Comeau andava molto bene sulle parti heavy … E’ giusto, ognuno ha il suo stile e ognuno ha le sue preferenze, e del resto i nostri ascoltatori vanno dai duri e puri dell’heavy metal, ai fan della Bay Area, ai ragazzi più giovani che stanno scoprendo il metal solo ora; ma per quanto mi riguarda Dave è un professionista, e lo vedrei bene sia su un album heavy come ”King Of The Kill”, sia su altri più melodici … E poi è in grado di cantare e suonare la chitarra contemporaneamente, il che non è da sottovalutare! Sembra facile, ma ti assicuro che non lo è affatto! (risate, ndr)
Infatti io non ci provo neanche. Di recente, hai quasi “attaccato” i media canadesi per il fatto di non aver mai, a tuo parere, supportato adeguatamente gli Annihilator in alcun momento della loro carriera, che ormai è decisamente lunga … Sì, è vero, ed è stato interpretato come un attacco anche se, da parte mia, è solo una cosa di cui trovo interessante parlare, non ce l’ho con nessuno, non voglio offendere nessuno. Mi limito a riferire i fatti come stanno. In effetti non è un caso che, quando abbiamo registrato “Alice In Hell”, non siamo andati in cerca di un contratto nel territorio canadese, ma siamo andati ad esplorare direttamente New York, e abbiamo avuto immediatamente successo. Successo che è stato confermato con l’uscita di “Never Neverland”. “King Of The Kill” è andato fortissimo in Asia, in Giappone, e in Europa. E in Canada cosa succedeva? Qualche anno fa abitavo tra un grosso centro commerciale IKEA e uno Starbucks. Lo spazio tra i due stabili era interamente occupato da sedi e redazioni di importanti network canadesi. Ora, se la logica dell’etichetta discografica è quella di accaparrarsi per prima la band che vende più dischi, quella del giornalista è quella di intervistare per primo quella band, giusto? E, all’epoca, gli Annihilator erano la band metal canadese che vendeva di più nel mondo. A meno che non si vogliano considerare i Rush una band heavy metal …
Direi proprio di no.
Ecco, appunto. Succedeva che, andando a prendere il caffè, mi fermavo negli uffici. Avrei potuto dirgli qualunque cosa, avrei potuto dirgli, “Ehi, amico, stiamo per uscire con un nuovo album e stiamo per andare in tour con i Judas Priest …” … E lo facevo, sai, giusto per curiosità, per vedere quale sarebbe stata la reazione, ma non sono mai stati collaborativi. Gli Anvil, per esempio, che sono una delle band più importanti in ambito metal, di recente hanno ricevuto un po’ di attenzione, ma perché sono usciti con un vero e proprio film, che è qualcosa di più appetibile per la stampa e per il grande pubblico, ma questo non è molto gratificante né per le altre band, né per loro stessi, che comunque sono sempre stati sottovalutati, nonostante il loro valore. Quando uscì “Metal On Metal”, giornali e riviste si focalizzarono solo sul singolo omonimo, trascurando completamente l’album, che è secondo me uno dei lavori più influenti mai realizzati dagli Anvil e che era molto atteso dai fan in Canada e in tutto il mondo. Qualche tempo fa mi trovavo nella redazione di Metal Hammer con Devin Townsend, che è un mio grande amico; diceva, scherzando, che in Canada gli può capitare di suonare in un locale per quarantacinque persone, per lo più, sosteneva, suoi parenti invitati da lui (risate, ndr), e pochi giorni dopo di ripetere lo stesso concerto in Europa, ma davanti a un pubblico di cinquemila persone. E se queste cose le mette in conto un grande musicista come lui … Vedi, il Canada ha sempre prodotto una quantità di artisti per tutti i gusti e tutti i palati. Possono piacere o meno, fatto sta che abbiamo dai Barenaked Ladies a Avril Lavigne, ai Sum41, ai Billy Talent, ai Crash Test Dummies, ai Three Days Grace, a Devin Townsend, e potrei andare avanti all’infinito. Ma …
Disparità di trattamento?
Insomma …
Beh, se la cosa ti può consolare, tutto il mondo è paese. In Italia abbiamo lo stesso problema.
I Lacuna Coil vanno forte, però.
Vero. Ma per un Lacuna Coil o un Rhapsody Of Fire che riescono a sfondare all’estero, ci sono dozzine di ottime band rock e metal che si dannano, ma alla fine devono rinunciare. Comunque, parlando di grandi band, qualche settimana fa ho fatto una chiacchierata con Alexi Laiho dei Children Of Bodom, con cui tu hai collaborato …
Sì, per “Halo Of Blood”, il loro nuovo album. Sì, la cosa è stata molto semplice, loro avevano collaborato ad un album degli Annihilator nel 2007. Alexi mi ha scritto un SMS, o forse un’e-mail, non ricordo bene, chiedendomi se mi interessava eseguire una parte di chitarra su una bonus track per il Giappone. Il giorno dopo mi ha inviato il brano, sempre per e-mail, io sono rimasto un po’ sorpreso del fatto che si trattasse di una cover delle Bananarama, non è esattamente quello che ti aspetti! Però ho eseguito la mia parte e glie l’ho rimandata. Ecco, detta così sembra una cosa molto impersonale e veloce, ma tieni presente che con Alexi e i Children c’è anche una bella amicizia che dura da anni. Mi piace il fatto che abbiano il senso dell’umorismo, che amino fare cavolate. Ci troviamo molto bene insieme quando capita di ritrovarsi in qualche festival, o di vederci durante le vacanze. Semplicemente, siamo molto impegnati con le rispettive band, ecco tutto.
A quali delle nuove tracce sei particolarmente legato?
Direi alla seconda, No Way Out. Ha un sound funky-thrash, un bel giro di drum’n’bass, ma a parte questo, è ispirato a una storia vera, un fatto di cronaca nera, di cui le televisioni canadesi hanno continuato a ritrasmettere le immagini per settimane, come fossero una soap opera. Era talmente ossessionante, che alla fine ho deciso di scriverci un pezzo. Mi piace molto anche la ballad a metà tracklist, Perfect Angel Eyes. Io amo le ballad melodiche, ma il solito Dave mi ha sempre più o meno proibito di inserirle, perché non sono il suo genere. Però questa gli è piaciuta particolarmente, e quindi mi ha fatto questa concessione!
Mentre per quanto riguarda l’artwork?
E’ opera di un artista fidato, che realizza le nostre copertine da oltre 10 anni e con cui ormai ci capiamo al volo. In realtà, quando mi ha detto che aveva avuto l’idea di fare qualcosa sugli zombie, la mia reazione è stata “No, ti prego, basta zombie! Sono dappertutto, siamo invasi dagli zombie!”. Ma quando ho visto il risultato, mi ha convinto. E’ un concept sugli zombie, ma inusuale e veramente figo. E poi si abbinava bene con il titolo dell’album, ”Feast”. Un banchetto zombie. O un banchetto metal, dipende da come lo si interpreta.
Andrete di nuovo in tour per promuovere l’album?
Sì, un primo tour promozionale terminerà con l’uscita di “Feast”, a fine agosto. Dopodiché staremo fermi per qualche tempo, e a ottobre o novembre ripartiremo con altri due mini tour che però non toccheranno l’Europa dell’Est e lasceranno fuori altre location tradizionali, tra cui Milano. Queste verranno reinserite in un altro tour più avanti, presumibilmente verso marzo. Milano è un appuntamento irrinunciabile, il pubblico italiano è sempre meraviglioso, complimenti! Speriamo di riuscire ad inserire una data anche a Roma, ma è ancora tutto da vedere.
Eh, no, caro Jeff, l’hai detto anche tu: Milano non si può proprio tagliare fuori. Quindi, appuntamento al 2014 e intanto godiamoci questa nuova uscita: chissà se il banchetto metal promesso dagli Annihilator ci sazierà adeguatamente o ci lascerà insoddisfatti e affamati?
Articolo del
14/08/2013 -
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