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Al secolo Andrea Fumagalli. Ai più noto come Andy dei Bluvertigo. Oggi sarebbe più appropriato chiamarlo Andy Fluon, come il nome del suo laboratorio d'arte alle porte di Monza, dove si dedica a dipingere quadri, fare musica e decorare oggetti di design di ogni genere con colori brillantissimi e fluorescenti ispirati alla pop art: strumenti musicali, orologi, sedie, piastre per capelli e tutto quello che riuscite ad immaginare. L'abbiamo raggiunto al telefono durante quella che lui definisce “una mattinata caotica”, indaffarato con i preparativi per una mostra a Londra a cui parteciperà il giorno seguente. L'occasione per l'intervista è la pubblicazione di ”Futura Resistenza”, il disco di debutto della sua nuova band, i Fluon appunto, un album che spazia tra elettronica, dance e synthpop.
’Fluon’ non è solo il nome della tua nuova band ma prima ancora è il nome del tuo laboratorio d'arte, in cui crei non solo musica, ma anche disegni, dipinti, oggetti di design e quant'altro. Ce ne parli? Quando e come nasce Fluon?
‘Fluon’ fisicamente è un capannone industriale, un'ex area tessile nella periferia di Monza che anni fa è diventata fucina creativa di musica, fotografia, video e pittura. I miei due mestieri prendono vita in questo luogo. L'abbiamo allestito io e Fabrizio Grigolo in otto mesi di duro lavoro manuale nel 2005, anzi diciamo che l'ha fatto lui che ha molto più senso pratico di me, io non so neanche attaccare un chiodo.
Le tue opere sono generalmente definite pop art, ti chiami Andy, hai uno studio-laboratorio tutto tuo... il collegamento alla Factory e a Warhol forse sarebbe scontato, azzardato e anche riduttivo.
Beh il nomignolo Andy in realtà non c'entra molto, me l'ero inventato a tredici anni ignaro e senza conoscere il lavoro e la vita di Andy Warhol. È chiaro che sono stato sempre affascinato dalla Factory e da quel clima sociale, ma penso che non ci sia nulla a che vedere a livello emozionale e di personalità tra me e Warhol, preferisco studiarlo sui libri. Più che alla Factory lo spazio l'ho creato ispirandomi al laboratorio di Marco Lodola, ‘Lodolandia’... anche perché di droga qui non ce n'è mentre alla Factory ce n'era tantissima! Quello che ho fatto è decontestualizzare un'area industriale e trasformarla nel mio studio.
A parte Lodolandia, da quali artisti o correnti artistiche sei più influenzato?
La prima infatuazione totale è stata per i surrealisti, dal manifesto di Breton, alla vita di Salvador Dalì, a René Magritte, tutti gli avanguardisti del primo e secondo decennio del '900. La seconda grande infatuazione è la pop art a cavallo tra anni '70 e '80 esplosa con Kenny Scharf, Keith Haring, gli adepti warholiani di una New York esplosiva. Oggi l'ennesima infatuazione è il pop-surrealismo di Mark Ryden e tutto il giro di Jonathan LeVine, gallerista appartenente alla nuova corrente di pop surrealisti americani che a mio parere sono eccezionali. Anche se il mio artista preferito è in assoluto Banksy.
Ti viene più naturale dipingere o fare musica?
In realtà la cosa più naturale da fare è prendersi cura di sé, andare da un vecchio agopuntore cinese nella sua casa puzzolente, fare Kung Fu e Tai Chi Chuan in modo da trovare un equilibrio energetico e poter godere di pittura e musica in maniera costruttiva. La ricerca sta qui, avere un equilibrio tale per cui un dipinto ti richiama buoni suoni e viceversa, una cosa alimenta l'altra.
Veniamo al nuovo disco “Futura Resistenza” e alla parte musicale di Fluon. Come nasce la band?
È nata dal connubio tra me e Fabio Mittino, che è un chitarrista davvero speciale perché ha avuto la fortuna di frequentare una scuola molto dura ma molto formativa che si chiama Guitar Craft, fondata da Robert Fripp, in cui lo studio dello strumento avviene secondo altri parametri rispetto al solito studio della chitarra. Ci siamo conosciuti tramite Rezophonic, progetto per beneficenza fondato da Mario Riso. Poi a noi si è unito Fabrizio Grigolo e pian piano è arrivato anche Luca Urbani, cantante dei Soerba. Per realizzare ”Futura Resistenza” ci siamo affidati a Musicraiser, una campagna di raccolta fondi da parte dei nostri sostenitori che ci ha permesso di raggiungere il budget per finanziare la stampa del disco. Durante la campagna c'era anche la possibilità di acquistare un tassello di un mio dipinto di un metro per un metro che ho sezionato in cento parti oppure una comparsa nel video del brano Il Nuovo Che Avanza. In questo modo il progetto assume anche un significato più emozionale, ti fa avvicinare al tuo pubblico: la partecipazione al video significava venire qui in Fluon e conoscersi, io ho cucinato pollo per i raiser e loro sono andati nel mio armadio a travestirsi. I sostenitori diventano complici del nostro meccanismo creativo.
Quindi tra voi e chi vi segue non c'è il solito rapporto tra fan e artista ma qualcosa di più profondo e personale.
Sì, il web è una risorsa che se usata in forma attiva e non passiva permette la possibilità di conoscersi, non nascondendosi dietro al computer ma usandolo come tramite per poi incontrarsi e condividere delle cose. Penso che oggi sia una necessità, o gli italiani cercano di avere delle idee brillanti o i cinesi ci macinano vivi dentro i ravioli. Sopravvivere di creatività da sempre è complicato, però con delle idee brillanti, se ci credi e sei onesto puoi sviluppare e portare avanti il tuo progetto senza la speculazione delle multinazionali, dei contratti, dei manager e di chi pensa solo al denaro e non alla creatività. Io credo invece che l'importante è partire da una buona idea creativa che poi al limite mi porterà del denaro... presumo.
Il titolo dell'album mi fa pensare a concetti come la libertà espressiva e la forza creativa. È così?
Io vivo così, anche se è un lavoro molto spesso più impegnativo di chi sta in ufficio otto ore. Ma è una mia scelta, non voglio figli, non voglio la famiglia, il divano, la tv, non mi interessano queste cose. Ho uno spazio creativo, un capannone che mi permette di mettere in pratica una serie di idee e mi piace così. Già a quattordici anni sognavo di vivere in questo modo.
Come nascono i pezzi di “Futura Resistenza”?
Sono nati dalla complicità tra Fabio Mittino e Luca Urbani: Fabio si è occupato dell'aspetto logistico e della produzione, dai file, agli hard disk, alle frequenze; Luca delle parole. Io mi sono completamente distaccato. L'album rispetto al passato e ai Bluvertigo verte sulla sintesi e il minimalismo, invece di andare a farcire troppo e a sovraincidere milioni di cose ce ne sono poche ma efficaci.
Ti dà fastidio quando la gente di etichetta come “Andy dei Bluvertigo”?
No mi fa piacere, ognuno mi può vedere come meglio crede. È già tanto che mi riconoscano, mi chiedono ancora gli autografi sui diari, faccio tantissime foto coi telefonini. Meno male, mi fa piacere.
Per finire ci parli dei tuoi futuri progetti artistici? Cosa bolle in pentola a parte la mostra a Londra di cui mi dicevi prima?
La mostra a Londra si basa sull'idea italiana di arte. Porto una scultura che rappresenta la testa del David di Michelangelo però con il trucco di Aladdin Sane di David Bowie: il mio messaggio è «voi avete Bowie e io amo l'Inghilterra, ma io ho Michelangelo Buonarroti e il Rinascimento». C'è un altro quadro che rappresenta in chiave pop la Madonna del Prato di Raffaello Sanzio, in cui al posto della croce ho messo una mazza da golf e una golf cart sullo sfondo. Il tutto si basa su una rivisitazione del Rinascimento in cui porto qualcosa di mio, di italiano fiero di avere un patrimonio artistico gigantesco che Londra si sogna. Con i Fluon invece saremo in tour da maggio e nel frattempo sto preparando due format-dj set, serate con cui porto in giro l'impulso Fluon come dj fino a quando sarà pronto il live.
(La foto dei Fluon è del fotografo Sergione Infuso)
Articolo del
04/03/2014 -
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