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Ciao ragazzi, vi abbiamo conosciuto qualche anno fa grazie al vostro EP Ravenscry, come pensate di esservi evoluti, in questo tempo?
Ciao Arianna e grazie mille per questa intervista! Dal nostro EP sono passati oramai un po’ di anni e riassumere tutto in poche righe è veramente difficile. In seguito all’EP è uscito il nostro primo album “One Way Out” che ha avuto un grande riscontro di numeri soprattutto in USA e Giappone, abbiamo fatto due tour e abbiamo avuto il privilegio di calcare palchi importanti come quello del PPM in Belgio quest’anno insieme a Therion e Saxon.
So che, tra le altre cose, avete fatto anche un lungo tour in Scandinavia, che come tutti sappiamo è un “incubatore” straordinario per tutti i generi e sottogeneri del metal; che tipo di pianeta avete trovato, dal punto di vista musicale e del supporto agli artisti?
Sì, esatto, i due tour sono stati uno in UK e l’altro in Scandinavia… che dire… anche se la situazione oramai non è più rosea nemmeno là, la differenza di trattamento riservata ai musicisti è abissale rispetto a ciò che avviene in Italia, non di certo perché loro sono particolarmente “avanti”, quanto piuttosto perché qui siamo ancora indietro su certe cose a nostro parere.
La vostra vocalist, Giulia, che è anche autrice dei testi, è di Roma mentre gli altri membri della band sono tutti del Milanese; una scelta che comporta qualche difficoltà dal punto di vista logistico. Cosa vi ha spinto a preferire Giulia a un’altra vocalist con cui avreste potuto lavorare più comodamente?
Non ci ha mai spaventato l’idea di preferire la qualità alle difficoltà logistiche. Quando abbiamo sentito la voce di Giulia abbiamo capito subito che aveva una marcia in più, una volta conosciuta di persona inoltre c’è stato subito un grandissimo feeling dal punto di vista umano. Una persona che si “spara” 1200 Km da 6 anni ogni volta che c’è da fare una qualsiasi cosa con la band non si trova mica facilmente e di questo non possiamo che esserne felici.
Veniamo a “The Attraction Of Opposites”, il vostro nuovo album, e parliamo del sound in particolare; mi è sembrato che abbiate perso qualche elemento un po’ troppo marcatamente “elettronico” per avvicinarvi a uno stile più rock e graffiante, o sbaglio?
Senza ombra di dubbio questo album è più crudo a livello di suoni rispetto a “One Way Out”, continuiamo ad amare le contaminazioni elettroniche, ma ci è sembrato che in questo caso semplicemente sarebbe stata una forzatura inserirle, non facevano parte di quello che avevamo in mente.
Gli stessi contrasti che animano i brani sono anche il concept attorno a cui ruotano i testi, giusto?
Sì. Diciamo che il tema dell’opposizione viene affrontato in due modi specifici: nel medesimo testo oppure in testi diversi. Quando la dualità emerge nel medesimo testo si possono trovare accostamenti di elementi che, pur riguardando la stessa situazione, provengono dai due estremi opposti: per esempio si trovano a confronto giorno e notte, vita e morte, luce e ombra, vittima e carnefice, padrone e schiavo, individuo e società ecc. cc… Quando invece il contrasto emerge in testi diversi si può notare come sullo stesso argomento un testo possa rappresentare un punto di vista diametralmente opposto rispetto a quello di un altro: per esempio in “Alive” c’è il tema della violenza vissuto da chi la subisce, in “Noir Desire” invece si dà voce a chi la commette.
Come vi è venuta questa particolare idea di giocare sul concetto di contrapposizione e specularità?
Si tratta di una caratteristica che ci ha sempre affascinato e sin dalla fondazione del gruppo abbiamo ricercato questo elemento. Abbiamo deciso che questo album aveva tutte le caratteristiche per poter esprimere questa idea e l’abbiamo sviluppata partendo dall’inconscio per poi trovarci inconsapevolmente su questa strada.
Il gioco di specchi si riflette anche sulla tracklist: potete parlarci un po’ della logica che c’è dietro a questa disposizione?
Il disco è composto da 13 pezzi, di cui 12 sono opposti e contemporaneamente complementari tra loro, e sono posizionati in modo speculare (quindi 1-13, 2-12 e così via). Il brano numero 7, "Cynic", rappresenta la sintesi del percorso. Questa scelta rispecchia la volontà di non propendere per un opposto piuttosto che un altro, né di giudicarlo, lasciando all'ascoltatore la libertà di interpretarne le inevitabili contraddizioni.
Questi elementi si rintracciano anche nel videoclip che avete lanciato?
Sicuramente, abbiamo voluto ambientarlo nella centrale idroelettrica di Trezzo sull’Adda, dove moderno e storico convivono tuttora per dare vita a tutto ciò che è la tecnologia attuale. Si possono notare infatti delle ambientazioni risalenti ai primi del ‘900 che vengono utilizzati tuttora per fornire l’energia a tutto ciò che di elettrico ed elettronico c’è nelle nostre vite. Secondo noi è un ottimo accostamento che rende l’idea degli opposti e della dualità che viviamo quotidianamente.
Pur avendo sviluppato uno stile personale, siete stati spesso accostati al gothic metal; quanto è importante per voi l’immagine e l’immaginario legato a questa scena?
Per nulla in realtà, non ci siamo mai definiti tali, anzi non ci siamo mai definiti. Non siamo amanti delle definizioni, non ne troviamo la necessità. A noi piace fare la nostra musica, se poi chi la ascolta ci definisce in un certo modo noi lo rispettiamo, ma non lo condividiamo. Siamo stati definiti in una marea di modi diversi in questi anni, da electronic metal a death metal passando per il gothic, progressive, power, djent, pop e chi più ne ha più ne metta. Noi ci divertiamo ed è l’unica cosa che ci interessa.
So che siete stati paragonati diverse volte ai Lacuna Coil, cosa che può far piacere o meno, anche se personalmente trovo che i vostri stili siano nettamente differenti; da osservatrice esterna, l’ho attribuito al fatto che i Lacuna siano forse l’unica band italiana, nel panorama “gothic e affini”, che sia riuscita a sfondare sia all’estero sia nei mainstream media, e siano diventati di conseguenza il termine di paragone con cui tutte le band anche solo vagamente simili si debbano confrontare. Siete d’accordo, e se sì cosa vi dice questo sul modo di intendere e di trattare la musica indipendente?
Senza ombra di dubbio è un onore essere anche solo paragonati a una band di successo come i Lacuna Coil. Però effettivamente come giustamente dici tu il paragone sussiste solo sul paese di provenienza, loro sono un punto di riferimento per quanto riguarda la comunicazione e la visibilità che hanno ottenuto (e tuttora ottengono), quindi è corretto a nostro avviso fare paragoni con chi punta a certi risultati.
Mi pare che un tema ricorrente che si può rintracciare nella vostra produzione, al di là del concept di The Attraction Of Opposites, sia la difficoltà di emergere in un sistema che non te ne dà la possibilità; quanto rapportate questa tematica alla situazione complessiva che viviamo in Italia, come giovani cittadini e come musicisti?
Quello che mettiamo in musica è frutto della nostra esperienza personale e della nostra vita quotidiana. Quindi il rapporto è direttamente proporzionale. La situazione in Italia è veramente difficoltosa, ci vuole una grandissima forza di volontà perché tutto e tutti cercano di farti desistere nei tuoi intenti. Ci vuole forza e ci vuole pazienza e noi ne abbiamo a tonnellate.
I vostri progetti per questo album e per il futuro?
Per questo album ci siamo distaccati da qualsiasi realtà discografica per la produzione, abbiamo aperto la nostra etichetta e ci stiamo occupando di tutto dall’inizio alla fine. Ci siamo solo affidati a dei partner esterni per quanto riguarda la distribuzione digitale e fisica per mancanza di possibilità da parte nostra di poter fare un buon lavoro su quegli aspetti. Stiamo cercando di organizzare un tour europeo con alcune band più grandi e speriamo di poter far girare la nostra musica il più possibile!
Grazie e in bocca al lupo per i vostri progetti!!
Grazie a te Arianna, grazie a Extra! Music Magazine per questo spazio e in bocca al lupo per tutto!
Articolo del
22/05/2014 -
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