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Sembra a tutti gli effetti un passaggio di consegna. Succedono un paio di cose durante e dopo l’intervista con Reignwolf (vero nome Jordan Cook, 29 anni, canadese), musicista e performer fenomenale, stella annunciata del futuro dell’hard rock e con un curriculum già invidiabilissimo senza che sia ancora uscito il suo primo album ufficiale. Innanzitutto specifichiamo che ci troviamo nel backstage dell’Unipol Arena di Casalecchio di Reno, alle porte di Bologna, sul palco stanno suonando i Black Label Society, ma il piatto forte della serata saranno i Black Sabbath, nell’unica data italiana del loro ultimo tour.
Ultimo, proprio così, la performance di Ozzy e soci di lì a poco sarà eccezionale e lascerà un ricordo splendido ed un rammarico inconsolabile, ma i fatti emblematici sono altri. Reignwolf aveva aperto la serata, con un set massiccio, il primo della sua carriera in Italia, che gli ha fatto guadagnare già molti consensi e l’auspicio che nel suo caso si tratti di un “arrivederci”. Il primo ad arrivare è il tecnico delle luci dei Black Sabbath, che stringe la mano a Cook e gli consegna un foglietto con su scritto numero di telefono e mail, “Questi sono i miei contatti, mi piacerebbe lavorare di nuovo con te. Complimenti.” Ok, c’è la crisi, il lavoro è poco e non si butta via niente, ma il secondo fatto è ancora più indicativo. Arriva questa bella ragazza mora, i due chiacchierano, per non sembrare indiscreto mi giro dall’altra parte ma sento qualche stralcio di dialogo, tipo lui che le dice: “Ops, scusa ho perso il tuo numero… ma tu se non sbaglio hai il mio…” Quando lei si allontana lui si rigira verso di me e Carlo “Zorro” dei Southern Drinkstruction (che mi accompagnava per scattare qualche foto durante l’intervista) e ci dice “Quella è l’assistente personale di Tony Iommi…”
Pare evidente che il buon Reignwolf non sia passato inosservato nemmeno dagli addetti ai lavori e che molti stiano cercando di entrare nelle sue grazie, in un modo o nell’altro, prevedendo che davanti a lui si prospetti un radioso futuro.
La rivista Rolling Stone ti ha definito come uno che “non riesce a scegliere se voler essere Jimmy Page o Robert Plant”… e io aggiungerei anche John Bonham! Quali sono i tuoi modelli del passato e pensi che la scena musicale moderna potrà regalare alle prossime generazioni icone di quel livello?
E’ difficile da dire. Ora sono in tour con i Black Sabbath e li ho sempre adorati, loro sono stati sicuramente un punto di riferimento per me. Allo stesso modo mio padre, mi ha insegnato ad ascoltare di tutto, dal blues al metal, passando per il country ed il rock’n’roll. Mi piace sentire roba come Muddy Waters, o Ray Charles, cose differenti, ma accomunate da una cosa, che c’è l’anima dentro. Mi piace la musica che sanguina… capisci che voglio dire? Dove si sente il cuore, l’anima…
Pensi di poter diventare un mito come questi che abbiamo citato?
Tutto quello che penso di dover fare è continuare a lavorare, non so se diventerò un’icona, tutto quello che posso promettere è che sarò sempre un cane sciolto, anzi un lupo sciolto! Perché mi piace suonare, sono nato per questo ed è l’unica cosa che voglio fare.
Quali sono le differenze che hai riscontrato durante questo tour quando suoni nei tuoi spettacoli e quando invece sei di spalla a gente come i Black Sabbath o i Black Label Society?
Sai, quando abbiamo saputo che c’era la possibilità di aprire per i Black Sabbath abbiamo subito accettato, ma ci avevano anche avvertito che sarebbe potuto essere difficile confrontarsi con il loro pubblico, però noi abbiamo lavorato duro e penso che siamo riusciti a portare la gente dalla nostra parte. Ringrazio tutti per questo.
Qual è il tuo artista preferito di questi per i quali hai fatto da special guest?
Vediamo… Abbiamo fatto uno show con Edward Sharpe And The Magnetic Zeros, che non è una rock’n’roll band, li definirei più “heavy-folk” diciamo… ma il loro pubblico è composto solo da ragazzi completamente fuori di testa. E’ stato uno spasso, ma anche un banco di prova, perché non sapevamo come sarebbe andata a finire… era un pubblico completamente diverso dal solito, è stata un’esperienza particolare. Più di tutti però i Black Sabbath, sono la miglior band rock’n’roll rimasta in circolazione.
Sei riuscito a conoscerli bene in questi giorni?
Sì! La prima sera Ozzy è venuto nel mio camerino per darmi il benvenuto e per dirmi “Qualsiasi cosa ti serva, vienila a chiedere a me!” E’ veramente una delle persone più simpatiche ed alla mano che abbia mai conosciuto e per me il fatto che Ozzy ed i Black Sabbath conoscano Reignwolf, è la cosa migliore che potesse succedermi al mondo.
Hai mai avuto infortuni sul palco visto che ti agiti come un pazzo?
Ogni volta! Tagli lividi… mi spoglio per farmi la doccia e sono martoriato… però va bene così!
Quando esce il tuo disco?
Spero entro la fine dell’anno, stiamo girando praticamente senza sosta. Dobbiamo finire il tour e poi abbiamo da fare mixing e editing, ma dobbiamo prenderci il giusto tempo per farlo, quindi prima finiamo il tour, poi uscirà l’album e poi ci rivedremo in tour ancora!
Come è stato registrare nello studio di Dave Grohl?
Amazing! Da quando ho visto quel suo documentario, Sound City, ripenso a quando stavamo registrando a Montreal, con il mixer con cui era stata registrata Kashmir dei Led Zeppelin e poi la settimana dopo eravamo allo studio di Dave Grohl, utilizzando lo stesso mixer con cui avevano registrato Tom Petty ed i Nirvana… è stata un’emozione incredibile.
Sarà lui a produrre il tuo album?
Ehm… Sai… Dobbiamo andarci cauti (!) Non abbiamo ancora annunciato chi sarà il produttore… Dobbiamo vedere…
Non l’avete annunciato, però lo sai…
Sì… ma ancora non posso dirlo!
Sarà qualcuno di importante quindi…
Guarda, che tu ci creda o meno, non credo che il produttore debba necessariamente essere un grande musicista. Anzi, credo molto nell’opinione di chi non suona nemmeno uno strumento… perché il suo giudizio si basa solo su quello che ascolta.
E ci saranno special guest?
Ancora non lo so… Reignwolf è un progetto che ho iniziato da solo, quindi sono tutti special guest! Per quanto mi riguarda puoi venire pure tu a suonarci!
Ti ringrazio, però io non suono nessuno strumento, quindi potrei fare il produttore!
L’importante è comunque riuscire a tirare fuori il meglio, è pieno di gente che suona là fuori, se non dai il meglio che puoi non vai da nessuna parte.
Twitter: @MrNickMatt
(Nella foto: Nicholas Matteucci e Jordan Cook durante l'intervista)
Articolo del
09/07/2014 -
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