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In un afoso pomeriggio di metà agosto succede anche di riuscire a scambiare quattro chiacchiere per via telematica con Thomas Sanders, voce e principale compositore dei Teleman, band britannica originaria di Reading che sta spopolando ovunque con il suo splendido album di debutto, ”Breakfast”, pubblicato alla fine di maggio. I Teleman, però, non sono nuovi di questo mondo, dal momento che per tre quarti militavano nei Pete & The Pirates, altro piccolo “cult” britannico di fine anni zero. Ma, diciamocelo, “Breakfast” è senza dubbio....di un'altra pasta. Tra un impegno promozionale e l'altro, ecco cos'ha risposto il ventisettenne leader alle domande di Extra!
Mi piacerebbe iniziare chiedendoti della genesi dei Teleman e di come siete arrivati alla decisione di formare una nuova band dopo l'esperienza di Pete & The Pirates.
Peter, Jonny e io suoniamo insieme da molti anni, prima come semplici amici e poi nei Pete & The Pirates. Quando la band si è sciolta abbiamo salutato gli altri ma abbiamo continuato a fare musica insieme, senza particolari scopi o ambizioni ma solo per il piacere di farlo. Quello è stato l’inizio dei Teleman. Più tardi abbiamo incontrato Hiro, il nostro batterista, e da lì abbiamo preso una direzione ben precisa.
E’ stato difficile realizzare “Breakfast” o è uno di quegli album venuti fuori velocemente?
Si tratta di una strana raccolta di canzoni, scritte in momenti differenti. Alcune erano piuttosto vecchie, altre nuove di zecca e scritte mentre stavamo registrando. La realizzazione dell'album ha richiesto parecchio tempo. Abbiamo lavorato lentamente, registrando un pezzo qua e uno là, e prendendoci lunghe pause in cui non facevamo nulla o andavamo in tour.
Qual’è la tua traccia preferita dell’album? Direi Lady Low. Mi piace com'è venuta, un pò sognante, un pò triste. Non c'è ritornello, ma c'è un assolo di sax ! L'ho scritta nel retro di un furgone mentre eravamo in tour.
A proposito di scrittura, i testi di “Breakfast” sembrano prestarsi a molte interpretazioni. Ci sono dei significati nascosti?
Potrei anche dirtelo….ma dopo sarebbe meglio che mi uccidessi. Sì, comunque ci sono rimandi indiretti, significati nascosti, nonsense, immaginazione, poesia, idee, visioni.
Come scrivi i tuoi brani, segui un metodo particolare nella loro costruzione o cambi ogni volta?
Non ho alcun metodo, ogni canzone arriva in modo differente.
Quali band o artisti hanno maggiormente influenzato il vostro lavoro?
Ammiro profondamente Brian Ferry e i Roxy Music. Adoro la sua voce intrigante ed il suo song-writing. Ogni volta che ascolto il loro primo album mi sorprende. Anche i Talking Heads sono una band di cui tutti noi siamo fan. In genere, però, non mi accorgo se e in che modo qualcuno mi sta influenzando mentre scrivo.
Cosa pensi dei Metronomy, un’altra band che, come voi, sta riuscendo a rendere il pop ancora interessante?
Credo che siano il top. Sono tutti grandi musicisti, una vera band! Me li ricordo quando erano ancora più strani...credo che mi piacessero anche di più allora, ai tempi della roba strumentale che facevano su “Pip Paine”.
Com’è stato lavorare con Bernard Butler, e come lo avete conosciuto?
E' un grande produttore, con una visione molto chiara delle cose, e ci ha aiutati molto nel processo che ha portato a quest'album. Ha avuto delle idee assolutamente inedite delle quali siamo davvero entusiasti, e più di una volta ha aiutato me a vedere le canzoni da un'ottica differente. Lo abbiamo conosciuto tramite il nostro manager, lui stava cercando qualcosa di interessante da fare e ha trovato noi !
Verrete a suonare in Italia prossimamente?
Lo spero maledettamente, adoro stare in Italia.
Articolo del
16/08/2014 -
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