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Cosa resta dell’ondata “indie-rock” degli anni 2000? Rispondono Andrew “Whitey” White e Vijay Mistry, rispettivamente chitarrista fondatore e nuovo batterista dei Kaiser Chiefs.
Quando avete iniziato a muovere i primi passi della vostra carriera nella prima metà degli anni 2000 c’era una scena fertile che ha tratto il meglio dalla rivoluzione di internet, specialmente in Gran Bretagna. Cosa è rimasto di quel movimento dopo dieci anni?
AW: Non molto, il vero boom c’è stato tra 2004 e 2007, c’erano tantissime band e ora ne sono rimaste soltanto una manciata ancora in giro, è un peccato, il mondo della musica cambia pelle molto velocemente…
VM: Io all’epoca suonavo in un’altra band, ma posso dire che sono sopravvissuti quelli che sono stati in grado di evolversi, del resto anche parlare di un solo filone non sarebbe giusto, in Inghilterra come da molte altre parti, ci sono tante scene diverse in continua evoluzione, l’attenzione si sposta prima da una parte e poi da un’altra, tutto è ciclico ed in pochi sopravvivono.
Qual è stato il vostro segreto per sopravvivere?
AW: Direi le canzoni e poi che siamo quasi sempre in tour, poi quando non lo siamo è perché già stiamo lavorando per far uscire un nuovo album, soltanto così siamo riusciti a rimanere nella mente delle persone che ci seguono. I nostri primi due album ebbero un buon successo e penso che anche i concerti siano un nostro punto di forza, così chi ci ha visto una volta in genere continua a seguirci ancora.
Il vostro ultimo album è il primo che registrate negli Stati Uniti anziché in Inghilterra. Qual è stato il motivo di questa scelta?
AW: Perché costa meno! Questo è il motivo principale, inoltre ho notato che gli americani sono meno “annoiati” degli inglesi riguardo la musica, trasmettono molta più passione, gli inglesi invece tendono ad essere più freddi e cinici, come se fossero stanchi.
VM: E’ vero, gli americani non ne hanno mai abbastanza di guitar-music, che sia questa garage-rock, indie-rock, nu-metal o qualsiasi altra cosa, mentre in Inghilterra quando un genere inizia a subire un calo di appeal tutti smettono di suonarlo, comprarlo e seguirlo.
Avete qualche progetto ambizioso che vorreste realizzare?
AW: In realtà no, crediamo che la cosa migliore da fare sia continuare a fare album con buone canzoni e promuoverli nel miglior modo possibile, stiamo già pensando al prossimo disco e andremo avanti di questo passo.
VM: Di recente abbiamo fatto un paio di apparizioni live con un’orchestra, questo tipo di collaborazioni ci piace.
Avete composto molte super-hit e che sono divenute veri e propri inni nelle discoteche rock e nelle feste, pensate che sia giusto che i Kaiser Chiefs vengano ricordati solo per questi brani? Oppure credete che ci siano pezzi della vostra discografia che sono stati sottovalutati?
AW: Dobbiamo tutto il successo del primo album al fatto che certi pezzi siano diventati dei classici nelle discoteche rock, alla fine penso che tutti i nostri pezzi siano stati valutati nel modo giusto.
Vi siete mai guardati intorno confrontandovi con altre band provenienti dal vostro stesso contesto “storico”, come gli Arctic Monkeys che sono diventati una delle band più importanti del mondo?
AW: Sì lo abbiamo fatto…
VM: Io penso che nulla sia impossibile se si lavora bene.
AW: Riguardo gli Arctic Monkeys, penso che abbiano fatto l’album giusto al momento giusto, l’ultimo. Se non fosse stato per quell’album non credo si troverebbero dove sono adesso. Abbiamo notato come si sono mossi, poi dipende da quello che ognuno decide di fare, se mantenere sempre determinati elementi caratteristici o cambiare sound, non c’è una ricetta, serve anche un po’ di fortuna.
Avete cavalcato l’onda del post punk e dell’indie rock quando questo genere è esploso nel Regno Unito, che direzione vi sembra che stia prendendo il sound britannico adesso?
VM: Penso che in Inghilterra ci siano troppe correnti per definire una direzione unica…
Vi piacciono i Royal Blood?
AW: Sì, non sono male.
Sono al numero uno delle classifiche, vi chiedevo del sound proprio per questo, pensate che le sonorità alla Royal Blood possa iniziare un nuovo trend?
VM: Sai cosa? L’Inghilterra per queste cose è particolare, magari certe band sembra che stiano facendo il botto e poi dopo tre anni magari spariscono. Comunque è bello che i Royal Blood siano primi nelle charts adesso e che i dj amino mettere le loro canzoni, va bene tutto quello che tiene il rock vivo e si alterni con il pop e l’r’n’b in testa alle classifiche.
Che consiglio dareste ad una band esordiente in questo momento?
AW: Scrivete buone canzoni e fate divertire la gente ai concerti!
VM: Questo sì, ma il punto è che se una band inizia a suonare con l’unico intento di diventare famosissima il più delle volte si rischia di rimanere delusi, mentre se lo spirito è quello di suonare e stare bene con i propri amici, se si fa roba buona magari andrà anche bene, altrimenti se non dovesse arrivare una svolta si conserverà il ricordo delle belle esperienze vissute suonando e divertendosi.
Che ne pensate dei talent show televisivi?
AW: Penso che sia molto triste che non ci sia musica in tv ad eccezione di questi programmi, che sono a uso e consumo dell’industria discografica…
Come ti poni allora sul fatto che Ricky (Wilson, cantante dei Kaiser Chiefs) faccia il “coach” a The Voice?
Odio questa cosa, ma ovviamente mi rendo conto che è tutta pubblicità per la band, quindi me lo faccio andare bene, come un compromesso.
C’è qualche nuova band ancora poco conosciuta che avete visto di recente in giro e vi ha impressionato?
VM: Uhm… (ci pensa un po’) sì! Gli australiani… i Bombay Royale, hanno un sound un po’ “Bollywood” con influenze vintage tipo surf, blues… sono davvero forti!
(Nella foto: Nicholas Matteucci, "Whitey" e Vijay)
Articolo del
29/10/2014 -
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