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Di reunion non si può trattare. Si riuniscono dopo anni i vecchi amici, chi si conosce già da tempo, chi si è perso e ha deciso di ritrovarsi. Di novità nemmeno. Non può esserci niente di nuovo quando l’idea madre di un progetto ha quasi quarant’anni e chiede di essere accettata così com’è anche nel tuo presente. E allora, una buona volta, accettate che sia semplicemente musica.
Stavolta quella dei Gang of Four è una reincarnazione esemplare dopo anni di indugi nei corpi di John ‘Gaoler’, Thomas McNeice e Mark Heaney, rispettivamente vocalist, bassista e batterista della nuova line-up capeggiata dal glaciale Andy Gill. C’è chi alla prima apparizione della band visibilmente ringiovanita è quasi pronto a cercare nella borsa le chiavi di casa. Poi un piede si muove in avanti, un altro indietro, molleggiando, quasi divertito, e ti accorgi che il tuo corpo è già dentro le logiche algide del ritmo pulsante che ha contraddistinto l’ex formazione di Leeds. E’ chiaro che c’è una gran confusione e che pochi dei presenti hanno idea di cosa hanno di fronte. ‘Vogliamo il cantante originale!’, urla un ragazzo di fronte a me. ‘Guarda che è lui il cantante originale’, interviene un signore sulla cinquantina che ha l’aspetto trasandato di chi la sa lunga e la vorrebbe raccontare. ‘Il batterista e il bassista no’ continua ‘dì piuttosto che non sono loro i membri originali ma il cantante sì'. Tutto normale dato che perfino Wikipedia ha trovato necessario mettere in fondo alla pagina un istogramma per tracciare la Timeline del gruppo, per ricordare chi c’era, quando c’era e cosa faceva.
Ok, venite insieme a me. E’ ora di fare un po’ di chiarezza, allontanarci dal palco e liberarci dall’immagine piena di vigore adolescenziale di John ‘Gaoler’ che sfascia un forno a microonde ‘inglese’ con una mazza da baseball (vecchio show della band dal 1977…). Mettetevi pure comodi, sedetevi con la vostra birra in mano e fate finta che non avete sentito e visto niente. Leeds, 1977: Andy Gill e John King fanno esplodere le teorie anarcoide-marxiste della scuola situazionista europea nei Gang of Four, formazione post-punk dalle spesse venature r’n’b. Il risultato è ‘Damaged Goods’, un EP di tre tracce prodotto dalla leggendaria etichetta Fast Product, che viene subito seguito dalla critica. Il singolo arriva al numero uno della Indie-Chart inglese ed il gruppo entra presto nelle grazie della EMI che nel 1979 distribuisce ‘Entertainment’, un capolavoro di punk, funk e r’n’r che ancora oggi rientra senza sforzo nella classifica dei dischi più belli di tutti i tempi di Rolling Stone e di Pitchfork. Insomma, pochi mesi dall’uscita e già dalla novità si passa alla leggenda. E anche se dopo poco tempo la EMI a causa di un incidente diplomatico sposta la sua attenzione sui Duran Duran, la critica rock è stregata dal gruppo inglese che arriva presto a farsi ascoltare in America e in Cina. David Fricke di Rolling Stone li descrive come ‘la migliore rock band politicamente motivata’ mentre Ken Tucker osserva come mai prima di allora i margini della Black Music si siano sovrapposti e confusi con quelli della ‘musica dei bianchi’. E difatti provate ad ascoltare Anthrax magari ad occhi chiusi nella vostra stanza: ci sono funk, rhythm’n’blues, pop e r’n’r tutti stretti e sudati in una danza di contrasti e poi a fondersi in un’unica scatola sonora come accadde al primo uomo e alla prima donna. Miscela non da poco se pensiamo al contrasto dell’epoca tra ‘musica dei bianchi’ e ‘musica dei neri’.
Bene. Con un inizio tanto precoce non poteva che affacciarsi l’imprevisto. Il post-‘Entertainment’ è per la storia della line-up una festa dove ogni invitato è libero di uscire e di entrare quando più gli piace, previa esibizione di timbro sul polso all’ingresso. A metà del tour americano di ‘Solid Goods’, Dave Allen decide di abbandonare il gruppo e viene immediatamente sostituito da Busta ‘Cherry’ Jones, già bassista di passaggio con i Talking Heads e Chris Spedding. Anche con i Gang of Four la presenza di Busta è provvisoria perché dopo pochi mesi Sara Lee diventa membro stabile del gruppo. La Lee, essendo oltre che una brava bassista anche una discreta cantante, riesce ad imprimere nelle sonorità robotiche del gruppo una folata di femminilità che rende il nuovo ‘Songs Of The Free’ più fruibile dal punto di vista commerciale. Man In Uniform sembra il pezzo perfetto per sospingere il gruppo in cima alle chart più orecchiabili ma sfortuna vuole che l’Inghilterra entra nella guerra delle isole Falklands e la canzone viene letteralmente bandita da qualsiasi mezzo di comunicazione. Questione di tempi sbagliati si direbbe, anche per il via vai dei componenti ritmici, ormai prerogativa di una line-up più incerta che mai. Dopo disfacimenti continui, prendere e lasciare, e due album riusciti ma non troppo, 'Mall' (1991) e 'Shrinkwrapped' (1995), la formazione originale decide che è tempo di riprovarci ancora e tornare insieme. Nel novembre del 2004 Jon King, Dave Allen e Hugo Burnham se ne vanno in giro in America, Europa e Giappone. Ma è chiaro che è solo una reunion commerciale per i venticinque anni di ‘Entertainment’ e niente di più. In un’intervista fatta poco prima di esibirsi all’Electric Ballroom di Londra Gill e King diranno che non vedono la possibilità di un ritorno stabile di Allen nei Gang Of Four e parlano di occasione persa per il bassista che ha deciso di mollarli per formare gli Shriekback. Nel 2005 Mark Heany entra ufficialmente in possesso della parte ritmica in veste di batterista. Il gruppo, che aveva soppiantato con elettronica e turnisti la tradizione della cassa, fa marcia indietro e sposa l’idea di un sound più artigianale, pur mantenendo la freddezza pungente che ne tiene sospeso il suono in una tensione continua. E con Content l’idea di un ritorno di Allen al basso viene definitivamente accantonata con l’arrivo di Thomas McNeice. Proprio come ai vecchi tempi Il disco è il prodotto congiunto delle idee di King e Gill. Il cerchio è quasi completo. Ma all’improvviso quando la miscela sembra tornare perfetta e la cottura ultimata, Jon King scompare dalle pagine di tutte le riviste online e al suo posto sorge la sagoma ringiovanita di John ‘Gaoler’ Sterry. E ora che ci penso, poco viene detto nelle varie interviste delle motivazioni per cui all’improvviso ne rimase solo uno: Andy Gill.
Non ho la pretesa di andare ad investigare le motivazione interne del disfacimento dei Gang of Four ma forse una delle ragioni sta proprio nel successo precoce di ‘Entertainment’, arrivato prima ancora che la band avesse trovato il suo posto nel mondo. Questione di tempistiche anticipate e di equilibri mancati, forse. In musica come nella vita ogni storia ha le sue regole e se per i Gang of Four un successo intermittente è stato il sacrificio per rimanere nella storia, ben venga.
Intanto il volto di Andy Gill impassibile, bianco, quasi fosse di gesso, riflette le luci del palco. Viene da chiedersi cosa succederà quando anche lui deciderà di darsela a gambe. Il gruppo continuerà la sua rotta trovando un sosia più giovane, come è stato per King, o troverà finalmente pace nella leggenda? Ai posteri l’ardua sentenza.
Articolo del
06/11/2014 -
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