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Il nome di Sonny Vincent comparve sulla scena musicale alla metà degli anni Settanta quando con i Testors a New York diede vita ad una delle prime punk rock band statunitensi. Nel 1982 si trasferì a Minneapolis e formò una nuova band: Sonny Vincent And The Extreme; quindi nel 1985 una nuova avventura con Cheetah Chrome dei Dead Boys nei Model Prisoners e nel 1989 formò gli Shotgun Rationale, gruppo con cui rimase fino al 1992. Ha suonato per nove anni come chitarrista nella band di Maureen Tucker e Sterling Morrison, entrambi ex Velvet Underground. Nel 1998 ha inciso un album di rock and roll grezzo e feroce intitolato “Pure Filth” con Scott Asheton degli Stooges e con Captain Sensible dei Damned. Negli anni ha collaborato con Wayne Kramer degli Mc5, con Richard Hell dei Voidoids, con Chris Romanelli dei Plasmatics e con Don Fleming. Ha scritto e registrato album, è andato in tour con line-up spesso diverse, non si è mai fermato un istante, una produzione fertile, ad un ritmo talvolta frenetico, ed incarna in maniera quanto mai visibile ed essenziale il vero spirito del Rock and Roll delle origini. Più recentemente ha formato gli Spite, un supergruppo punk che prevede Rat Scabies dei Damned, alla batteria, Glen Matlock, dei Sex Pistols al basso, Steve MacKay degli Stooges, al sassofono e lui, Sonny Vincent, alla chitarra elettrica e alla voce. Il disco si intitola “Spiteful”, un album davvero molto bello che si richiama a quella street poetry che ha sempre segnato nel corso del tempo sia le sue scelte musicali che le sue liriche. Ci ha concesso questa intervista che vi riportiamo integralmente. Gc: Ciao Sonny! Dopo aver ascoltato “Spiteful” ho avuto l’impressione di una sorta di ritorno a quell’acid rock e garage punk che sono propri delle tue radici…
SV - Okay, ma non si tratta di un “ritorno”.. Suono sempre la stessa musica da molti anni. E’ quello che faccio, tutto qui. Non è che sperimentavo con la salsa o la musica jazz e poi ho deciso di “tornare alle origini”. Resto sempre fedele alle mie radici, non ho altra scelta. E io poi non faccio musica per scelta. Lo so, è difficile da spiegare. E’ come se fossi catturato dalla musica che poi mi rende suo schiavo !! Ha! Ha!! E’ come se tu cammini lungo la strada e un lupo cattivo con gli occhi gialli e con i denti sporchi di sangue ti compare davanti e ti dice “Tu sei mio!”. E poi, dopo aver stretto i suoi denti ricurvi intorno alla mia gamba, mi trascina in una caverna. Ecco, io abito in quella caverna, ed è per tutta la vita! Credo che sia una buona metafora per descrivere questo processo. Ad essere sincero, se avessi avuto un buon lavoro sedentario in un contesto sociale normale, sarebbe stato tutto più facile per me e forse anche più soddisfacente. Ma io trascorro tutta la mia vita creando arte, facendo musica. E’ quello che faccio, non ho altra scelta.. E quando scrivo un album , non sono il tipo che “pianifica” le cose, tipo “O.K., ora questo disco sarà più aderente alle mie radici”. Vado semplicemente in studio e suono la mia musica, faccio quello che mi chiede il Lupo! Ha ha!!”
E’ stato diverso registrare “Spiteful” , questo nuovo album con gli Spite, rispetto al tuo modo di procedere come artista solista?
Sono un artista solista e quindi non sono legato a nessun gruppo in particolare. Ho avuto la possibilità di lavorare con persone molto diverse fra loro e con musicisti di tutti i tipi. Alcuni di loro davvero bravi, altri invece disturbati mentalmente, tipi che avrebbero dovuto essere rinchiusi in cliniche specializzate o in qualche laboratorio di analisi. Su molti dei miei album solisti ci sono sia musicisti famosi, conosciuti dal grande pubblico, che personaggi sconosciuti, che volano basso. In entrambi i casi si tratta comunque di un’esperienza individuale. Non è che suonare con qualcuno famoso, che ha una reputazione da difendere, sia molto diverso dal suonare con qualcuno che è nuovo oppure non molto conosciuto. Una volta che sei lì in quel particolare contesto, deciso a creare qualcosa, le differenze si azzerano e quello che conta davvero è il risultato e quanta anima ci metti dentro. Dopo aver chiarito questo, tornando alla registrazione di “Spiteful” con Rat (Scabies), Glen (Matlock) e Steve (MacKay), ti confesso che si è trattato di un'avventura pazzesca: rabbia, frustrazione, eccitazione, amore, spirito di squadra e livelli altissimi di Rock and Roll. E’ stata una situazione incredibilmente esplosiva. Anche perché eravamo negli studi Terra Incognita (in Belgio) alle prese con una strumentazione vintage, qualcuna funzionante, qualcun’altra invece ha preso fuoco oppure è letteralmente esplosa! L’intero pannello di controllo era in preda alle fiamme al punto che sono dovuti intervenire i vigili del fuoco. Fortunatamente non ci sono state conseguenze per le persone, nessuno è rimasto ferito, ma lo studio ha subito danni ingenti e abbiamo dovuto trasferire tutto il materiale in un’altra zona dell’edificio. In un secondo momento però questa situazione drammatica che abbiamo vissuto ci ha dato le vibrazioni giuste, insomma ha avuto un esito positivo sulle nostre canzoni. Infatti più tardi - quando le cose erano tornate a posto - abbiamo vissuto momenti davvero straordinari di freschezza e di lucidità creativa.
Dato che voi quattro musicisti degli Spite abitate tutti in posti piuttosto lontani fra loro, avete sempre lavorato soltanto in studio o vi siete scambiati idee o magari file musicali via web?
No, noi non ci scambiamo file digitali attraverso il web. Questo lo escludo proprio. Abbiamo registrato in analogico, in uno studio vintage con apparecchiature che risalgono agli anni Cinquanta o Sessanta. Abitavamo tutti in quella che era diventata anche la nostra casa, non soltanto uno studio. Avevamo le nostre stanze, i nostri pasti e alla porta accanto c’era lo studio. Entravamo ed uscivamo in base a quanto c’era da fare, alle diverse fasi di registrazione. Era un bel posto per registrare e devo ringraziare molto Herman, Ronny e Isabelle! Si deve a loro la realizzazione di uno studio del genere e sempre grazie a loro è stato possibile registrare l’album.
Ci sono voluti tre anni per completare le registrazioni di “Spiteful”. Come mai tutto questo tempo? Vi siete soffermati sui dettagli o non avevate il giusto numero di canzoni? No, avevamo un buon numero di canzoni: ne avevamo registrate ben diciannove a dire il vero. Ho scritto tutte le canzoni in studio in presa diretta per catturare l’attimo. Nella maggior parte dei casi, non mi soffermo sui dettagli. Scrivere canzoni non deve essere un processo troppo elaborato per me: lascio che fluisca da solo. Ci sono voluti tre anni perché ho voluto in un certo senso “proteggere” il suono delle canzoni. Volevo essere sicuro che il nostro suono non fosse manomesso, che fosse un qualcosa di troppo grande o troppo commerciale. Avevo bisogno di una certa dose di professionalità nella qualità del suono senza che la parte più grezza andasse perduta. E’ già successo in passato che certe mie composizioni siano state manomesse da gente che credeva di sapere tutto, ma alla fine sono l’unico che sa davvero come deve suonare una mia canzone! Ci sono voluti due mesi per registrare le canzoni ed effettuare il primo missaggio. Il resto del tempo è trascorso perché abbiamo avuto varie persone che hanno missato l’album. Non ero mai soddisfatto fino a quando non ho trovato Larry Ramirez a Los Angeles. Dopo di che dovevo solo trovare la persona giusta che si occupasse del master dell’album: sono state necessarie altre prove, altri test, finché ho trovato Bob Lanzer.
Sei sempre stato molto fiero della tua musica, non hai mai accettato compromessi, non hai mai fatto quello che ti chiedevano certi discografici e hai sempre combattuto per la tua libertà musicale. Questo è uno dei motivi per cui non hai avuto un grande supporto dai mass media e anche adesso il tuo nome non è conosciuto come dovrebbe essere...
Non mi è mai importato molto dell’aspetto commerciale delle cose. Era più importante per me creare una musica che avesse una sua integrità e darle una forma concreta. Il resto del music business è noioso, fatto di vere stronzate, opera di tagliagole senza scrupoli. Non ho mai leccato il culo a nessuno e nel mondo della musica c’è sempre un enorme bisogno di succhiacazzi e di leccaculo, se vuoi andare avanti davvero. Ci sono delle meravigliose eccezioni in cui un artista o un gruppo riescono ad andare avanti grazie alla volontà della gente (senza leccare culi o succhiare cazzi a nessuno), ma di solito c’è una grossa macchina commerciale dietro ogni successo. Sono una persona fiera e indipendente. E so quello che voglio. Non ho mai posto il “Santo Denaro” sopra il mio vero interesse, che rimane quello di fare la musica che sento. Naturalmente nel corso del tempo sono stato avvicinato da grossi investitori e da boriosi rappresentanti delle case discografiche, ma gli ho sempre riso in faccia. La maggior parte delle volte c’è qualcosa di molto losco nei meccanismi collegati alle “finalità commerciali” di un prodotto. Penso che sia stato questo a deprimere profondamente persone come Jim Morrison e Kurt Cobain. La volgarità dell’aspetto commerciale. E io sono sempre stato consapevole di tutto questo, fin dal primo periodo, quando ero con i Testors. In genere ho l’atteggiamento di chi “non gliene frega un cazzo” riguardo a questo genere di cose, mi interessa soltanto creare qualcosa di buono e tenere il punto. So che può sembrare un modo di fare tipico da “artista”, ma poi diventa reale nella mia vita. Io sono ancora qui, nella mia caverna, alle prese con un Lupo possessivo, non sono circondato dai cazzoni dell’industria del disco, da avvocati o da altra gente motivata soltanto dai soldi. Per questo ho fatto uscire i miei dischi solo su etichette minori dove ho potuto conoscere persone vere, provare rispetto per loro e nella maggior parte dei casi c’è stata una ricaduta positiva anche per me. Sono stato imbrogliato un paio di volte, è vero, ma non mi sono dispiaciuto più di tanto.
Hai scritto tu le liriche di” Spiteful? Mi sono piaciute molto le nuove canzoni, ma c’è un brano che non smetto mai di ascoltare: “Clouds”. Così semplice e diretto, ma anche molto significativo ed essenziale. E’ fantastico, arrabbiato al punto giusto, senza mai essere complicato. In questo si percepisce la vera natura del Rock and Roll!
Sì, ho scritto io le liriche dei brani. Grazie delle tue osservazioni.
Su un brano intitolato “Macon”, canti “white light /white heat” (Velvet Underground) e la canzone sembra quasi un pezzo scritto dai Ramones; su “Real Hard“ e su “Dog On Subway” invece si sentono delle chiare influenze Stooges. E’ questo il mondo musicale da cui provieni e che vuoi mantenere in vita? Te lo ripeto, non c’è niente di programmato, di deciso a tavolino. Scrivo e suono le mie canzoni. Sul brano Macon viene citata White Light, White Heat perché era quello che stavo sentendo in cuffia mentre facevo un lungo viaggio su un autobus della Greyhound che mi portava dal Minnesota alla Georgia. La canzone racconta proprio quel viaggio. Giorni e giorni stretto dentro quella corriera!! Aggiungi a questo il fatto che per nove anni sono stato il chitarrista di Moe Tucker (dei Velvet Underground) così fra le migliaia di canzoni che ho scritto, può anche succedere una volta di fare riferimento ai gloriosi Velvet Underground! Anzi, dovrei citarli più spesso, erano così bravi! E poi ho suonato con Scott Asheton, il batterista degli Stooges, per molti anni durante la mia carriera solista. Mentre parlavamo, abbiamo scoperto che siamo cresciuti ascoltando lo stesso genere di musica. Quindi non si tratta necessariamente di una “influenza Stooges”, ma più semplicemente di arrivare agli stessi risultati da punti di partenza diversi. E ancora, il sassofono di Steve Mackay esplode con forza lungo tutti i solchi dell’album, quindi è normale che ci sia un legame con gli Stooges in qualche modo!! Io non cerco di mantenere vivo qualcosa, non sono affetto da “nostalgia” o da “retromania”. Quello che faccio - e quello che allo stesso tempo stanno facendo migliaia di altri gruppi punk rock - appartiene alla realtà di oggi ed è un qualcosa di REALMENTE VIVO!
Ho apprezzato anche l’impianto melodico di canzoni come ”Not The Same”, “Beg For Love” and “Now That I Have You”. Questo significa che - quando vuoi - sei anche un gran sentimentale... Ogni persona è una creatura complessa. Sì, sono una brava persona. Non ho mai premeditato qualcosa di male contro qualcuno. Ma non esistono definizioni precise per quello che significa essere una brava persona oppure no. C’è tanto amore in me ma anche tanto odio. Per esempio odio la situazione che c’è adesso negli Stati Uniti d’America dove la polizia uccide le persone. Provo sentimenti di disprezzo per tante altre cose ma, al tempo stesso, possiedo una grande capacità di essere amorevole e tollerante.
Sei stato in contatto in passato con diversi membri degli Stooges, prima con Scott Asheton adesso con Steve MacKay. Hai mai avuto occasione di lavorare con Iggy Pop?
No, non ho mai lavorato con Iggy. Ma ho un grandissimo rispetto per lui. Sono stato seduto vicino a Scott sul furgone per tanti anni in tour e ho ascoltato tante storie al riguardo. Loro (gli Stooges) hanno avuto un percorso davvero folle ed una storia incredibile. Ma anche gli MC5 hanno avuto una importanza notevole per quel che riguarda la musica di Detroit. Ma io penso che se vuoi ascoltare il vero Rock and Roll, non c’è bisogno di controllare le impronte digitali, oppure di fare il test del DNA nel sangue, perché viene fuori dagli altoparlanti! Anche se qualche volta il pubblico viene ingannato!
Che cosa resta di quel Sonny Vincent che nel 1975 aveva formato i Testors? Sei sempre lo stesso anche quando tutto intorno a te è ormai così diverso?
Sono SEMPRE lo stesso! Anche quando ero nei Testors a metà degli anni Settanta eravamo circondati da orrenda musica Disco! Sto ancora cercando di riprendermi dai molti danni che la musica Disco ha procurato alla mia anima! Camminavo lungo le strade di New York e dovevo sopportare le note di Staying Alive (dei Bee Gees) che uscivano fuori a tutto volume ogni giorno dai negozi. Sono sicuro che starei fisicamente meglio se questo non fosse mai successo. Sono preoccupato per i danni ai miei organi interni procurarti dalla continua esposizione alla musica Disco. Anche oggi c’è tanta musica dannosa tutto intorno. La gente deve stare attenta, si deve proteggere dall’orribile musica che sente quando cammina lungo la strada oppure all’interno dei centri commerciali al coperto e in tanti luoghi pubblici, o ancora nei negozi di abbigliamento come H&M. Questa musica ha la capacità di riorganizzare le tue molecole e di trasformarti in un automa senza cervello e con la bava alla bocca, che esegue gli ordini e la volontà degli Illuminati. Può anche più semplicemente ridurti ad uno stato vegetativo, e non mi riferisco certo a quanto succede nel New Jersey, nel Maine o nel New Hampshire dove si dedicano alla coltura dei vegetali! Mi riferisco ai danni cerebrali! In particolare all’alta percentuale di malattie debilitanti causate dalla musica robotica a cui tante persone sono inconsapevolmente esposte in un determinato ambiente. Quella musica finta è la causa di molte malattie che vanno dal mal di stomaco a momenti improvvisi di pazzia temporanea. Dovremmo far muovere quelli di Anonymous a tale proposito! Sapevi che in Svezia anche ragazzi bianchi appartenenti alla classe media formano dei gruppi reggae, ricorrono al linguaggio del corpo e ai riff musicali dei rastafari giamaicani sul palco?! Dico sul serio, eh? Capelli biondi e guance rosate ballano selvaggiamente e urlano “Jah e Io”! Secondo me è tutta colpa degli Illuminati! E non è la cosa peggiore, credimi! A dire il vero, loro si divertono e basta, ma questo è solo quanto emerge in superficie!
Il Punk Rock è un modo di essere, è un approccio musicale o è qualcosa di diverso , di più profondo, che tu vuoi provare a definire? Non lo so e non me ne importa niente. Personalmente faccio riferimento al Rock and Roll, musica ribelle degli anni Cinquanta e al movimento giovanile di protesta degli anni Sessanta, che dava libera voce ai pensieri e combatteva i Potenti. Il Punk non è altro che la naturale evoluzione di tutto questo. Vivi come persona libera oppure muori!
Grazie molte per “Spiteful”, il nuovo album. Mi ha reso davvero felice. C’è qualche speranza di vederti in tour con gli Spite in Italia l’anno prossimo?
Forse, staremo a vedere! Ti tengo informato!
-------------------------------------------------------- Pochi giorni dopo sarà lo stesso Sonny Vincent a comunicare a noi di Extra! Music Magazine le date italiane del suo prossimo tour italiano nella primavera di quest’anno. Eccole:
SONNY VINCENT tour italiano 2015:
21.04.2015: I-Piacenza, Soundbonico 22.04.2015: I-Savignano sul Rubicone, Sidro Club 23.04.2015: I-Rome, Sinister Noise Club 24.04.2015: I-Pescara, tba 25.04.2015: I-Firenze, Tender Club
Articolo del
07/01/2015 -
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