|
Dopo la prestigiosa partecipazione alla trasmissione TV di Rai3 “Che Tempo Che Fa”, in cui per quattro puntate si sono esibiti dal vivo da alcuni dei più suggestivi luoghi d’arte d’Italia, i Marta sui Tubi tornano alle origini con un imperdibile tour in trio che vedrà Giovanni Gulino alla voce, Carmelo Pipitone alla chitarra e Ivan Paolini alla batteria. L’occasione è la ristampa del disco d’esordio ”Muscoli e Dei”. L’album, uscito nel 2003, ha dato il via alla carriera dei Marta Sui Tubi e ad oggi è considerato un caposaldo della musica alternativa italiana, un gioiello folk-rock da tramandare ai posteri e di cui, da italiani, andare fieri. Ne abbiamo parlato con Carmelo Pipitone, chitarrista e fondatore - insieme a Giovanni Gulino - della band bolognese d'adozione ma di sangue siculo.
Perchè ristampare “Muscoli e Dei” adesso, dopo dodici anni, invece che in un anniversario più “tondo”?
Non c'è un motivo particolare. Abbiamo semplicemente sentito il bisogno di farlo. Era la voglia di far uscire un disco che per noi è stato ed è tuttora fondamentale. E poi volevamo rimetterci in gioco per vedere se riusciamo ancora a fare le stesse cose che facevamo dodici anni fa.
Com'è concepito lo spettacolo che state portando in tour?
Ci presentiamo in una veste insolita, come power trio, e proponiamo uno show molto particolare, con alcune chicche e canzoni completamente riarrangiate. La scaletta è ovviamente incentrata su “Muscoli e Dei”, ma ci sono anche pezzi di “C'è Gente Che Deve Dormire” e qualcosina pure di “Sushi & Coca”. Tra l'altro, c'è da dire che quando noi portavamo in giro “Muscoli e Dei” già suonavamo pezzi del secondo e terzo album.
Eravate già avanti col pensiero?
Col cavolo (risata, ndr) ! Più che altro avevamo un sacco di materiale vecchio da smaltire. Meglio buttarlo fuori di casa per mettere un punto e ricominciare.
Secondo te è stato il vostro disco più importante?
E' stato importante più che altro perché è stato il primo: quando inizi a fare una cosa ce la metti tutta. Ma non lo reputo il nostro miglior disco in assoluto. Se ne parla come di una sorta di pietra miliare della musica indipendente italiana, ma questa cosa mi trova d'accordo solo in parte. Di sicuro è stato il nostro disco più immediato, più legato all'istinto. Il disco che preferisco, però, è “Cinque, La Luna e Le Spine”, che reputo il più maturo, il più pensato e ponderato, quello dove la nostra evoluzione sia come individui che come gruppo ha raggiunto lo stadio finora più elevato. Anche se forse c'è da dire che il nostro miglior disco sarebbe quello che uscirebbe fuori prendendo tre o quattro pezzi da ognuno dei nostri lavori, che un pò è quello che abbiamo fatto con “Salva Gente”, la raccolta uscita l'anno scorso.
Quindi non c'è un album in particolare col quale ritieni che sarete ricordati in futuro?
Mi piace pensare che quell'album dobbiamo ancora registrarlo.
Ci state già lavorando?
Sì, stiamo portando avanti delle idee che però al momento sono solo allo stato embrionale. Non saprei dirti quando sarà pronto, cercheremo di accelerare le tempistiche, ma credo che non ce la faremo prima dell'anno prossimo.
Voi da molti anni vivete a Bologna, ma che rapporto avete con la vostra terra d'origine?
In Sicilia torniamo sempre volentieri. Sia io che Giovanni che Ivan ogni tanto ci facciamo un giretto giù, ma se ci siamo trasferiti a Bologna è anche perché in Sicilia non torneremmo mai a vivere. In questo momento storico non è facile. Se da qualsiasi altra parte in Italia fai fatica a fare qualsiasi cosa, figuriamoci lì.
Anche se le cose sembra stiano cambiando ultimamente, almeno in ambito musicale.
Sì, vero, e non da adesso. E' dagli anni novanta che si respira aria nuova. Penso ai REM a Catania nel 1995, ad esempio. Oppure a quella volta che a Marsala fu organizzato un festival jazz a cui parteciparono moltissimi artisti, tra cui Pat Metheny, e per alcuni di loro quella era l'unica data europea. Di cose ne sono state fatte nel tempo, solo che dovrebbero essercene di più. Finalmente adesso c'è gente che ha capito che per far muovere l'economia di una regione bisogna fare fatica ed investire su alcune risorse. Adesso in Sicilia c'è molta voglia di fare qualcosa di nuovo. Per dirti, noi l'anno scorso siamo tornati a suonare a Petrosino, il mio paese di origine. Ci hanno voluti fortemente perché fortunatamente abbiamo un sindaco che si sbraccia molto, anche se purtroppo è una mosca bianca rispetto agli standard del mio paese.
Torniamo a Bologna. Voi in passato avete collaborato, tra gli altri, anche con Lucio Dalla. C'è qualche aneddoto legato ai vostri incontri che ricordi in particolare?
Mi ricordo che una volta ci invitò a Sassuolo ad assistere alla data zero di quello che sarebbe stato il suo ultimo tour. Quella fu anche l'ultima volta che lo vedemmo. Dopo il concerto andai da lui e gli dissi: «Maestro, è sempre una grandissima emozione». Lui mi guardò serio e rispose: «Maestro sto cazzo! Non sono un maestro». Ecco, questo fa capire più di ogni altra cosa quanto fosse umile e spettacolare al tempo stesso.
E invece che ricordi hai di quando apriste per i Placebo a Livorno nel 2009?
Eravamo emozionatissimi. Era la nostra prima apertura seria ad un grande gruppo. Sentivamo la pressione, ma comunque il nostro fu un bel concerto. Personalmente non ebbi modo di incontrarli, anche se conoscevo i loro dischi. Una cosa che ci è piaciuto fare, invece, è stata aprire il concerto degli Elbow. E' bellissimo incontrare e conoscere persone che stimi e ascolti. Con loro abbiamo fatto amicizia, noi ovviamente eravamo calati nella parte dei “fan”, ma loro sono stati gentilissimi e si sono prestati a questa specie di gioco dei ruoli.
Per chiudere, volevo chiederti della vostra esperienza a Che Tempo Che Fa. Com'è stato suonare in TV?
Con Fabio Fazio abbiamo un rapporto che ormai definirei di amicizia, ed è sempre un onore far parte delle cose che ci propone. Per quattro sabati siamo stati ospiti nei vari musei che hanno fatto da cornice alle nostre esibizioni davanti alle telecamere. Com'è stato ? Diverso. Una grandissima emozione. E' una cosa che devi provare per poterla descrivere. Non c'è pubblico, ti danno la linea, suoni, e hai finito. Non fai in tempo a capire se sei piaciuto o no. Non ti rendi nemmeno conto che sei in onda.
Quindi non escludi altre esperienze del genere in futuro?
Sarebbe una cosa da vagliare qualora ce la proponessero. Siamo sempre aperti a qualsiasi eventualità, non ci poniamo limiti. Anche se le cose vanno sempre esaminate in tutti i pro e i contro. In passato, abbiamo avuto varie proposte da parte di programmi TV, specialmente dopo Sanremo, ma alcune le abbiamo scartate senza pensarci troppo. Non vogliamo diventare marionette.
(foto © Alice Pedroletti)
Articolo del
27/03/2015 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|