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E' arrivato anche in Italia, pubblicato finalmente il 25 marzo, il nuovo album di Judith Owen, il decimo della sua carriera, ”Ebb & Flow”, che sta riscuotendo ottimi consensi in tutta Europa. Per l'Indipendent, uno dei dischi migliori del 2014. Anche perché ha visto la cantautrice gallese accompagnata in studio da “The Section”, vale a dire Russ Kunkel alla batteria, Leland “Lee” Sklar al basso e Waddy Wachtel alla chitarra, musicisti noti per aver prestato il loro contributo ad album fondamentali di artisti come Carole King, James Taylor e Joni Mitchell. La Owen attualmente vive a Los Angeles ma ha appena terminato un tour promozionale in Europa, dove tra live sessions e showcase ha ottenuto riscontri entusiastici. E a maggio l’attende Brian Ferry, al quale farà da spalla per il tour britannico. Noi l’abbiamo intervistata in occasione dello showcase elettrico esclusivo che ha tenuto lo scorso 26 marzo al Forum Music Village di Roma.
Potresti descrivermi brevemente Ebb & Flow?
Direi che è una specie di lettera d’amore alla musica cantautorale della Laurel Canyon degli anni 70 e ai miei primi ascolti di Leland Sklar e Russ Kunkel (che adesso formano la mia sezione ritmica!). E’ il suono di una ragazza che canta i classici come James Taylor, Carole King, ecc. In un certo senso è musica confessionale, un songwriting tradizionale in cui melodie forti si mischiano a testi profondamente personali.
Il mood dell’album sembra ottimistico. E’ una precisa scelta o è come ti senti adesso?
Sì, tanto ottimistico. E la cosa strana è che gran parte di questo album l’ho scritta mentre mio padre stava morendo. Quando passi per un’esperienza del genere ti viene veramente voglia di afferrare la vita per le corna. E’ un disco molto elaborato, ma il suo messaggio è semplice: la vita è meravigliosa ma anche terribile, per cui vivi ogni momento e goditi il tuo giro meglio che puoi.
Perchè hai inserito una cover di In The Summertime?
Ero appena tornata da Los Angeles, e con la testa ero ancora con sintonizzata con la musica degli anni 70. Mi trovavo a Londra per fare uno spettacolo basato sul tema dell’estate, e siccome adoro fare le cover (tipo la versione bossanova di Smoke On The Water) ho pensato che sarebbe stato perfetto prendere questa sorta di inno all’estate e renderlo più simile a Joni Mitchell che a Mungo Jerry.
Qual è il pezzo che preferisci dell’album, o quello che ti rappresenta meglio?
Tutte le canzoni di “Ebb & Flow” sono per me ormai dei “vecchi amici”, quindi non saprei quale scegliere, ma se proprio devo, da cantante gallese melanconica, dico che I Would Give Anything e You're Not Here Anymore sono quelle che sento più vicine. Sono universali e toccano temi difficili… perdita, colpa, accettazione, catarsi.
Quali influenze musicali hai avuto all’inizio della tua carriera, e che musica ascolti adesso?
Mio padre era cantante dell’Opera di Covent Garden (cantò anche alla Scala di Los Angeles), quindi c’era sempre un sacco di musica in casa, e naturalmente il mio primo amore è stato quello. Ma lui aveva gusti molto vari, sicchè ascoltavamo anche jazz, blues, Frank Sinatra, Ella Fitzgerald, Stevie Wonder, e le canzoni d’amore folk gallesi. E’ stato questo mix, insieme al sound profondamente californiano di James Taylor, che ascoltavamo e cantavamo insieme (spesso anche nei viaggi in macchina per venire in vacanza in Italia!) ad avermi fortemente influenzata. Ancora oggi, in certi momenti della giornata, sento il bisogno di ascoltare musica classica e jazz, anche se per trovare l’ispirazione guardo solo alla vita reale.
Insieme a tuo marito Harry Shearer avete fondato un’etichetta, la Courgette. Come mai, dopo sei album, il nuovo materiale è uscito su Twanky?
Anche Twanky è nostra, con un nuovo team che opera a livello globale. Per noi è davvero un momento emozionante: nuovo album e nuova label !
Parlaci del tuo spettacolo dal vivo col quale sei stata in tour e col quale a maggio aprirai per Brian Ferry.
E’ uno spettacolo dove sono garantiti gioia, bellezza, tristezza, umanità, umore, anima, melodia. Un giro su montagne russe musicali ed emozionali, e una rara occasione di vedere dal vivo alcuni musicisti leggendari che fanno sul palco quello che gli riesce meglio.
Articolo del
08/04/2015 -
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