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”I Love You”, quarto album del Management Del Dolore Post-Operatorio il cui titolo è un omaggio ad un film di Marco Ferreri del 1986, ha già diviso le schiere di fan tra pro e contro. Per alcuni si sono addolciti, per altri hanno sfornato il loro miglior lavoro. A noi piace e basta. Perché è potente, epico, salvifico; perché i testi di Luca Romagnoli, paroliere d’altri tempi capace di tirare fuori rime dai pensieri come l’acqua dalle pietre, toccano la carne viva delle coscienze parlando di vita, morte, amore, lavoro, società; perché la chitarra di Marco Di Nardo è un coltello che ti si ficca nel fianco e ti gira dentro ma tu urli solo di giubilo; perché la sezione ritmica è una macchina da battaglia. Ma soprattutto, ed è quello che più conta, ci piace perché è un disco scritto bene, un collage perfetto dove ogni ritaglio è il tassello giusto al punto giusto. Un album tosto dall’inizio alla fine, undici potenziali singoli, nessun episodio minore, tra ritmiche poderose alla Interpol e ritornelli urlati che ti si stampano in testa fin dal primo ascolto. Il tutto, con la supervisione dietro la console di Giulio Ragno Favero, già al lavoro con Teatro Degli Orrori e Zu. Del disco appena uscito e del tour che terrà impegnata la band almeno fino a fine agosto ne parliamo con Luca Romagnoli.
Partiamo dal titolo dell'album. Come mai siete andati a ripescare quel film con Christopher Lambert?
I film di Marco Ferreri hanno sempre dei finali un pò speciali, i protagonisti trovano delle soluzioni sempre folli ai loro problemi. Ne "La grande abbuffata" i protagonisti decidono di morire abbuffandosi nei piaceri assoluti di cibo vino e sesso; ne "L'ultima donna" Gerard Depardieu si taglia il pisello; e in "I Love You" Christopher Lambert, stanco delle donne, si innamora di un portachiavi. Nel periodo della scelta del titolo del nostro disco alla TV c'era Sanremo, e disgustato da quelle ridicole canzonette d'amore, abbiamo deciso di chiamare il nostro disco “I Love You”, ma nel frattempo avrei voluto morire scorreggiando e tagliandomi il cazzo, proprio come nei film del grande Ferreri.
E perché in copertina c'è un dinosauro che si fa “scalpellare” i denti?
E’ il mostro estinto che abbiamo dentro di noi. Che abbiamo dimenticato da qualche parte e lasciato morire. Siamo dei pessimi genitori di noi stessi, dimentichiamo il nostro Io in macchina, ad agosto, con 45 gradi all'ombra, come un neonato indifeso, e lo lasciamo morire asfissiato. Invece ne dovremmo avere cura. Noi siamo la madre e il padre di quel bambino che è dentro di noi, che ha l'energia di un mostro antico.
Quanto tempo ha richiesto la realizzazione del disco?
Nessuno sa quanto tempo ci vuole per scrivere e registrare una canzone. Certe canzoni te le porti dentro due anni, poi le registri in un giorno. Altre canzoni ti vengono in un attimo e per registrarle passi le pene dell'inferno.
E' un disco che fa esattamente il contrario di dirti che è tutto a posto. Quanto conta la rabbia per voi, e quanto pensate che sia necessaria in quello che fate?
Siamo stanchi di ascoltare la gente che dice "andrà bene!", e non chiediamo più "quando?". Abbiamo fatto dei nostri istinti il nostro lavoro. Guardi la televisione, leggi il giornale, parli con la gente disperata e ti viene da dire "ma vaffanculo". E noi quel vaffanculo lo abbiamo fatto diventare l'oggetto di tutte le nostre canzoni, così, senza pretendere nulla, senza voler cambiare il mondo. E' proprio un vaffanculo schietto e sincero, come quello che tutti i giorni, nelle nostre case si sente gridare da qualcuno a cui vogliamo bene, o anche no.
Eppure alcune recensioni in giro sostengono che vi siete “ammorbiditi”. Concordate?
Sono ingrassato 8 chili, di sicuro sono più morbido di prima. Anche se gli addominali duri duri non li ho mai avuti, e nemmeno il pisello. Duro duro duro, mai. Sarà colpa della birra.
Due canzoni mi hanno particolarmente colpito: ‘Le Storie Che Finiscono Male’(bellissima) e ‘Il Campione Di Sputi’. Se la prima è abbastanza esplicativa nel testo, a chi o a cosa vi siete ispirati per la seconda?
Al vaffanculo di cui parlavamo prima. C'è molta staticità intorno a noi, soprattutto nell'ambiente politico, perché i giovani, che per partito preso dovrebbero sempre ribellarsi, si sono addormentati. Si sono addormentati perché i furbi hanno insegnato loro che le battaglie vanno combattute solo se si ha la certezza di vincerle. E invece no, le battaglie vanno sempre combattute innanzitutto per la propria dignità. Ogni tanto un bel "ma vaffanculo" o uno sputo in faccia alle persone che ci ammorbano giornalmente, fa molto bene. E' liberatorio.
Come mai avete scelto una poesia di Wislawa Szymborska per il testo di ‘Scrivere Un Curriculum’?
Abbiamo adattato musicalmente l'omonima poesia semplicemente perchè era bellissima e descriveva in maniera semplice e potente il mondo vuoto che stanno costruendo per noi gli imprenditori della tristezza.
In ‘Vieni All'Inferno Con Me’ fai riferimento al tuo, ipotetico, funerale. Come mai?
Se il morto potesse vedere il suo funerale sarebbe senza dubbio il giorno più divertente della sua vita.
Avete sempre affrontato il tema della Fede senza peli sulla lingua. Come vivete questo aspetto della spiritualità nella vita di tutti i giorni?
Unica regola: ciò che è reale è spirituale. E' spirituale il mio bicchiere di vino a pranzo, un pezzo di pane, un albero. Andare al cesso per i propri bisogni è spirituale. Fare sesso è spirituale. Ridere è spirituale. La cioccolata, la vodka e la birra sono spirituali. Il nostro sudore è spirituale, il sudore dei nostri fan sotto il palco è la nostra acqua santa. L'esatto contrario di quello che ci hanno insegnato.
Immagino seguiate la politica. Cosa pensate dell'attuale, desolante scenario, specie per la mancanza di riferimenti culturali?
Sono anni che la politica non ha riferimenti culturali. Albert Camus nella sua opera "Caligola" mette in bocca allo stesso imperatore romano le seguenti parole: "Governare è rubare, lo sanno tutti". Niente di più.
Tornando alla musica, che cosa vi piace ascoltare e quali sono le band e gli artisti che vi hanno ispirato?
Da mesi ritorno di fiamma con James Brown a go go.
Su “I Love You” mi paiono risaltare ancora di più le parti ritmiche. Siete d'accordo?
Abbiamo lavorato molto sugli incastri tra gli strumenti, sì.
Com'è stato lavorare con Giulio Favero alla produzione, siete soddisfatti del risultato?
Ci siamo trovati bene, soddisfattissimi. Giulio è mitico, con i suoi occhiali e il suo pizzetto. Si possono disegnare su un foglio a matita i suoi contorni e dopo due secondi lo riconosci subito. Succede solo con i baffetti di Hitler e Chaplin. Che poi tutti sanno che Hitler ha copiato il baffetto da Charlot, vedi te i casi della vita.
Articolo del
18/06/2015 -
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