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Fortunati loro e fortunato chi li incontra. Come le coccinelle. Sono gli Eugenio In Via Di Gioia, giovane e irriverente band torinese dallo spirito busking e l’attitudine folk. ”Lorenzo Federici” è il loro album d’esordio, dopo EP “Urrà” del 2013. Un lavoro col quale il quartetto piemontese riesce a mescolare il cantautorato di Gaber e Jannacci con un piglio pop giocattoloso e schizoide, spesso intervallato da gag e sketch parlati e dove emerge anche la passione per lo swing e la musica da balera romagnola anni ’60. Ne parliamo con il cantante e leader Eugenio Cesaro in una delle pause del tour che li terrà impegnati fino a ridosso di Natale.
Avete scelto di chiamare la band coi nomi di tre dei quattro componenti. Perché uno è rimasto fuori?
Il nome è formato dai primi tre componenti (Eugenio Cesaro, Emanuele Via, Paolo Di Gioia, ndr) semplicemente perché il quarto (Lorenzo Federici) è arrivato sei mesi dopo la creazione della band, e allora l’unico modo per rendergli omaggio era dedicargli il titolo del disco.
Come nasce la vostra passione per il busking?
Semplice, dalla strada. Ci siamo resi conto che quello spirito non ci ha abbandonati ma anzi ci appassiona sempre di più e ci spinge ad andare avanti su questo percorso. Ci piace tantissimo suonare in strada, anche adesso che facciamo concerti veri e propri, tanto è vero che ci torniamo appena possibile.
Da chi è partita l’idea di formare una band?
Da me. In realtà è stato anche il pubblico del nostro primo concerto a Chieri ad invogliarci a continuare, perché all’inizio era molto improvvisato come progetto.
E invece com’è nato “Lorenzo Federici”, il disco?
È venuto fuori dopo un anno di lavoro. Molti brani nel corso del tempo li provavamo e cambiavano ogni momento. Nella scrittura abbiamo utilizzato più o meno sempre lo stesso approccio, ovvero io andavo dagli altri con un testo abbozzato e una serie di accordi, e insieme in sala prove creavamo la melodia sopra al testo definitivo.
Tra l’altro il disco ve lo siete pagati tramite crowdfunding.
Sì e non è stato facile, ma alla fine ci siamo stupiti per l’aiuto che è arrivato dai fan. Non ci aspettavamo tutto queste offerte e non smetteremo mai di ringraziarli. Nel nostro rapporto col pubblico siamo sempre sinceri, sia in strada che su un palco, ci piace parlare con le persone presenti ai nostri concerti e interagire con loro, cerchiamo di non mettere barriere e di far diventare il pubblico anche lui parte della band e dello spettacolo.
Nella vostra musica si sentono parecchie influenze differenti, e spesso nelle band questo diventa un punto di forza.
Sono d’accordo. Veniamo tutti e quattro da generi musicali diversi. Io sono più sul cantautorato, Emanuele arriva dalla musica progressive, Paolo dal blues e Lorenzo diciamo che è quello più poliedrico.
Attualmente la musica per voi è un lavoro o suonate solo nei ritagli di tempo?
Vorremo fosse un lavoro, ma per ora è solo un hobby preso molto seriamente. Alcuni di noi lavorano e altri studiano all’università, questo però non ci preclude di porci degli obiettivi e guardare a dei progetti futuri, anche a breve termine, tanto è vero che stiamo già lavorando ai brani del secondo album - sperando di farlo uscire a breve - e alla realizzazione di alcuni videoclip.
Articolo del
10/11/2015 -
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