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Poco tempo dopo la sua ultima esibizione in concerto a Roma, al Nuovo Cinema Palazzo, abbiamo raccolto alcune considerazioni di Julia Kent, nota violoncellista canadese, ex Rasputina, ex Antony & The Johnsons, sulla genesi di 'Asperities', il suo ultimo album, e sulla nuova fase che sta attraversando nella sua carriera solista.
Ho appena ascoltato il tuo nuovo album e mi è piaciuto moltissimo. Fino a che punto consideri 'Asperities' un album diverso rispetto ai tuoi lavori precedenti?
Ho la sensazione che 'Asperities' rappresenti una evoluzione, sia sul piano musicale che su quello emotivo, rispetto ai miei altri tre album. Mi sento finalmente temprata dalle difficoltà, so come affrontare i momenti duri della vita. E credo che questa abbia avuto una ricaduta anche sulla mia musica.
Dove hai registrato il disco? Quanto tempo è stato necessario per portare a termine le registrazioni dell’album? Nell’occasione ti sei confrontata con altri musicisti?
Ho registrato il disco nello studio che ho allestito a casa mia a New York. Ho lavorato esattamente nello stesso modo in cui ho inciso i miei album precedenti. Il processo di registrazione è stato relativamente breve, perché avevo già suonato molte delle nuove composizioni dal vivo, in tour in questi ultimi anni. No, non ho lavorato con nessun altro, ad eccezione di Rafael Anton Irisarri. Mi sono rivolta a lui per masterizzare il disco e devo dire che ha fatto un gran bel lavoro.
Devo dire che sono rimasto molto impressionato dal disegno che hai riprodotto sulla copertina dell’album. Puoi dirmi qualcosa di più?
Il ritratto che compare sulla copertina del disco è opera di Anthony Gerace (un artista specializzato in collage fotografici che lavora a Londra ma che proprio in questo periodo espone alla Twenty14, una Galleria d’Arte Contemporanea di Milano). L’immagine è totalmente sua, ma l’ho scelta perché si adatta alla perfezione alle tematiche che ho deciso di trattare nel disco.
Una composizione come Invitation To The Voyage è naturalmente un invito al viaggio, ma contiene forse una sollecitazione a scoprire avventure diverse, come quella di cercare dentro noi stessi?
Invitation To The Voyage si ispira alla nota poesia di Baudelaire, ma sono stata molto influenzata anche da un dipinto di Jean Antoine Watteau intitolato 'Embarkation for Cythera', un quadro che per me rappresenta una sorta di elegia verso la caducità dei piaceri della vita. Il titolo è anche - come suggerisci tu - un invito ad esplorare, a cercare nuove avventure, fuori e dentro di sé. E poi naturalmente il pensiero va anche a quei viaggi dai quali con c’è ritorno…
Su 'Asperities' c’è un brano che si intitola Flag Of No Country. Mai come adesso un titolo del genere risulta più appropriato...
Sì, certo. Quel brano - e tutto il contenuto del disco in generale - risentono molto dallo stato di oscurantismo in cui versa il mondo in questo periodo. Non trovo le parole per descriverti come mi sento rispetto a quanto è successo recentemente a Parigi e altrove.
Come procede la tua esplorazione nei confronti delle sonorità del violoncello inserite in un contesto musicale che è anche marcatamente elettronico?
Sono sempre stata interessata ad abbinare il suono del violoncello ad una struttura musicale di stampo elettronico e - in particolare - a indagare su come mescolare le due cose senza soluzione di continuità, ricorrendo a elaborazioni e manipolazioni tali da non rendere possibile riconoscere il punto di confluenza fra le sonorità proprie della viola e l’apporto dell’elettronica.
Abiti ancora a New York? E quali sono i tuoi prossimi progetti?
Sì, abito ancora a New York, ma in questo periodo sto viaggiando davvero molto, specialmente in Italia, cosa che mi fa sempre molto piacere! Attualmente sono impegnata a portare a termine diverse collaborazioni nel campo della danza, del teatro e per alcune colonne sonore cinematografiche. Ma non vedo l’ora di iniziare nuove collaborazioni musicali all’inizio del prossimo anno!.
Cosa stai leggendo in questo periodo? E poi sul piano musicale quali gruppi, quali produzioni hanno suscitato il tuo interesse?
Ho appena finito di leggere un libro intitolato '10:04', di Ben Lerner. Si tratta di un romanzo che spiega molto bene che cosa significhi per un essere umano vivere in un contesto urbano di questi tempi. Pochi giorni fa invece ho iniziato a leggere 'Delicious Foods' un racconto di James Hannaham, un libro terribilmente originale. Per quanto riguarda invece la musica ho ascoltato moltissimo 'Dumb Flesh' di Blanck Mass, ma mi è piaciuto molto anche 'Garden Of Delete', il nuovo disco di Oneohtrix Point Never. Ho ascoltato 'Where All Is Fled' di Steve Hauschildt e 'Elaenia', il nuovo album album dei Floating Points. Tutto questo però convive insieme all’ascolto di tanta musica classica tradizionale e di molta musica classica contemporanea, un genere musicale a cui mi trovo sempre a dover tornare con grande piacere.
Articolo del
03/12/2015 -
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