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Se in loro cercate la sintesi quasi certamente non la troverete, ma un'intervista con Aurora Ricci (IO) e Barbara Suzzi (la TIGRE) è un vero spasso proprio perché nel parlare non hanno remore e ti trascinano come un fiume in piena. Il 10 dicembre uscirà per Garrincha il loro primo album ”10 e 9”, dopo l'ottimo EP d'esordio omonimo dell'anno scorso col quale si guadagnarono l'apprezzamento nientemeno che di Cristina Donà. Alle nostre domande rispondono come se lo facessero all’unisono e non sono mai risposte corte nè scontate. “Ce ne rendiamo conto che siamo logorroiche ma non possiamo farci niente”.
Perdonate l’ovvietà ma non posso che partire col chiedervi della maschera.
Non si tratta solo di una scelta estetica o del fatto che il gatto di Barbara si facesse tosare il pelo e tagliare i baffi senza fiatare fornendoci così un sacco di materiale, no. La maschera è un’idea che ha che fare con l’affrontare le proprie paure, le proprie ansie. E la paura nel nostro caso era di ritrovarci dopo tanti anni. Noi infatti suonavamo insieme già dieci anni fa in un altro gruppo, ma io me ne andai e per entrambe il distacco fu un trauma, quella sofferenza ce la siamo portata dentro per un sacco di tempo. Poi ci siamo rincontrate per caso ad un concerto nel 2012 (nel frattempo io avevo elaborato la cosa, lei no) e ci siamo rimesse in contatto. E il caso volle che proprio in quel periodo quella band di cui lei ancora faceva parte si stesse sciogliendo. Al che abbiamo deciso di rimetterci a fare musica insieme partendo dal materiale che avevo scritto io dopo anni che non prendevo in mano una chitarra. All’inizio ovviamente c’era molta paura nell’affrontare questa cosa, specie per il ricordo delle difficoltà che avevamo nel conciliare i nostri due caratteri, e la maschera di tigre sta lì proprio ad esprimere questa paura, è una metafora.
Non la toglierete mai?
Per ora no, in futuro chissà. Adesso sicuramente abbiamo molta più padronanza del nostro rapporto e la diversità la viviamo come un valore aggiunto. E poi Barbara si è appena fatta fare una maschera nuova di zecca creata appositamente per lei partendo dal calco della sua faccia, e ovviamente sempre cat's hair al 100%.
Povero gatto.
Però ci teniamo a dire - e ti prego di scriverlo - che non seviziamo gli animali, non mangiamo carne e il gatto lo abbiamo tosato in piena estate.
La musica adesso. Come mai avete scelto di rimanere solo in due in questa nuova esperienza?
Per noi la musica è un viaggio, un modo per far crescere la nostra amicizia. La sala prove per noi è anche un momento di relax, di condivisione. Anziché andare a fare shopping noi andiamo in sala prove. Lo shopping lo facciamo solo nei negozi musicali, che è anche più problematico perché lì ci sveniamo peggio che ad andar per vestiti. Sull’essere in due non vogliamo certo andare in giro coi paraocchi e rimanere chiuse verso nuove opportunità ma per ora vogliamo rimanere così per tutto il discorso che ti ho fatto prima, è un fatto di equilibrio raggiunto.
Vivete distanti ?
Io a Bologna, lei a Gambettola (in Romagna, ndr), ma la sala prova ce l’abbiamo a Cesena. Come puoi immaginare, non essendo studentesse ma lavoratrici e oltretutto vivendo distanti, il tempo per provare è sempre poco. Ci vediamo una volta a settimana e perciò il rapporto umano e musicale è tutto concentrato nel weekend, al netto delle migliaia di whatsappini che ci mandiamo dal lunedì al venerdì.
La cosa che mi colpisce di più ascoltandovi è la disinvoltura con cui passate dall'art-punk al pop.
E’ il nostro manifesto saper passare dalla carezza allo schiaffo, e rispecchia anche i nostri gusti musicali. Come detto, a differenza della nostra vita precedente insieme adesso accettiamo di più le nostre diversità e quindi anche le influenze musicali. Io ho sempre avuto ascolti vicini al cantautorato e al pop anni '60, Rita Pavone e tutto quel periodo lì, mentre lei ascolta più grunge, punk, rock, hardcore, roba incazzata insomma. Ma in ogni caso le due strade s'incontrano nella musica che facciamo.
Qual'è il più bel concerto che avete visto quest’anno ?
AURORA: Oddio, così a bruciapelo…Diciamo che Barbara va a molti più concerti di me, io sono sempre in trasferta di lavoro quindi per me il concerto è un momento super-selezionato. Credo di essere una delle poche persone appassionate di musica che vive a Bologna a non andare per concerti.
BARBARA: Andare ai concerti per me è un bisogno fisico, il momento in cui stacco la testa da tutto. Come quando suono. In media uno-due concerti a settimana me li vedo, anche perchè faccio parte di un team che li organizza. Il più bello non saprei, ne ho visti così tanti che non so dirti un nome così su due piedi...Forse proprio Cristina Donà.
Com’è nato il nuovo disco ?
Alcune canzoni esistevano già ai tempi dell’EP e le suonavamo anche nei live, altre risalgono pure loro a quel periodo ma erano da finire, e qualcun'altra è nata pochi giorni prima di entrare in studio o addirittura durante le registrazioni, che sono durate circa una decina di giorni. I Santi - per dire - è un pezzo nato mentre registravamo e solo all'ultimo abbiamo deciso come suonarla, la batteria non doveva esserci all’inizio. Su decisioni come queste comunque incide spesso anche il mood del momento. Diciamo che non c’è stata una vera e propria preproduzione, l’approccio è stato diretto, grezzo, tipo un live. Non volevamo aggiungere niente che non fosse strettamente necessario. “10 e 9” è un disco che abbiamo molto desiderato, è come un figlio, frutto del nostro amore per la musica.
Girate anche dei bei videoclip, come quello per il primo singolo I Santi.
Anche quello è stato realizzato in pochi giorni. E' un'idea che abbiamo sviluppato insieme ai ragazzi di Studioblò, che già conoscevamo per aver lavorato con loro ne Il Lago Dei Ciliegi (primo singolo tratto dall'EP, ndr). L'idea nasce dalla figura di una donna, Elisabeth Siddal, la celebre musa dei preraffaeliti, che impersonò l'Ophelia di Shakespeare nell'omonimo dipinto di John Everett Millais. Una copia di quel quadro ce l'ho anche in camera. Come me nel video, anche lei nel quadro è immersa nell'acqua. Anzi è il contrario perché sono io che mi ispiro a lei. Pensa che per permettere il compimento di quell'opera rimase così a lungo nella vasca da prendersi la polmonite. La Siddal era una donna angelicata, una Beata Beatrix, ma ebbe una vita molto tormentata. La canzone è un po’ un dialogo immaginario con lei ma potrebbe essere anche il dialogo tra due amiche, ed è anche una dedica al nostro rapporto. Non è una canzone delle più semplici, come singolo di lancio è stata una scelta abbastanza rischiosa. Diciamo che è un brano più “frrrr” che “grrrr”, rappresenta quei momenti in cui quando una di noi è debole l'altra dev'essere forte, come in un rapporto di coppia. Un'idea commovente.
Tornando al disco, cosa significano il 10 e il 9 per voi?
Sono parti integranti della nostra numerologia, due numeri molto importanti per noi per tutta una serie di motivi.
Se brevemente, potete anche provare a spiegarmeli.
Eh vabbè ma allora sei te che te la cerchi (ridono, ndr). Ok, pronto?
Vai.
In verità tutto nasce da una vacanza che facemmo insieme ai tempi - anzi poco prima - della pubblicazione dell’EP. Era la nostra prima vacanza insieme, eravamo in macchina e passato il confine con la Francia sbagliammo uscita e ci ritrovammo a Montecarlo. Visto che eravamo lì ci dicemmo perché non fare un salto al casinò, e così andammo e ci giocammo alla roulette tutto il cash che avevamo proprio sul 10 e sul 9. Cinquanta euro a testa. Ovviamente perdemmo. Tornate dalle vacanze poi, succede che una nota webzine italiana fa uscire in anteprima lo streaming del nostro EP pubblicandolo indovina che giorno ?
Il 10 settembre?
Bravo!
Quand'è invece che vi vedremo suonare dal vivo?
Inizieremo il tour intorno alla metà di gennaio, il calendario lo stiamo definendo in questi giorni.
Articolo del
09/12/2015 -
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