Knup Trio è un progetto musicale interamente romano messo in piedi alla fine del 2014 da Fabrizio Boffi (pianoforte), Emanuele Tomasi (batteria) e Francesco de Palma (contrabbasso). Particolarità del gruppo è quella di unire al jazz vari generi e stili musicali che vanno dal rock al punk, senza disdegnare sonorità più elettroniche.
L’omonimo album, KNUP!, vede il debutto del trio romano nel maggio 2016, con un lavoro composto da dieci tracce jazz-rock del tutto sperimentali. Lo scorso maggio il Knup Trio ha rilasciato l’EP “Run” contenente al suo interno cinque nuove tracce. Per l’occasione abbiamo intervistato il trio romano che ci ha raccontato del nuovo EP, dei loro progetti futuri e cosa ne pensano della scena jazz italiana odierna Ciao ragazzi, benvenuti su Extra! Music Magazine. Partiamo con le prime domande: chi sono i Knup Trio e cosa c’è dietro la vostra particolare filosofia musicale che mescola il jazz al rock ma anche al punk e alla musica elettronica? I Knup sono un trio di musicisti uniti dal desiderio di ricerca e sperimentazione musicale, rifiutando qualsiasi tipo di etichetta. Questo perché non ci sono mai piaciute le definizioni e crediamo che la musica non debba avere barriere di stile. Semplicemente, quando componiamo ci prefissiamo come unico obiettivo la ricerca del bello in ambito musicale, il perseguimento di un suono originale e omogeneo
Non si può certo dire che i Knup Trio siano banali e poco inclini alle sperimentazioni, tutt’altro; quali sono i generi, non ancora esplorati si intende, su cui vi piacerebbe attuare le vostre prossime sperimentazioni musicali? Grazie mille! Con le ultime composizioni ci siamo avvicinati a sonorità più elettroniche rispetto al primo disco e ci piacerebbe proseguire a sperimentare in quel senso. Di solito non pensiamo ad un genere, quello che esce fuori è l'insieme di tutta una serie di ascolti e di suoni che abbiamo in testa e che cerchiamo di unire in maniera coerente e naturale
Il nuovo EP è una piacevole conferma per quanto riguarda il vostro sound, ben lontano dall’essere mainstream e capace di abbracciare diversi generi nell’arco di ogni singola canzone. Quanto è importante per voi perseguire il vostro stile musicale e qual è la vostra opinione sulla scena jazzistica italiana? Non abbiamo un’opinione del tutto positiva sulla scena jazz italiana: purtroppo notiamo un forte attaccamento alla tradizione che, seppur importantissima, riteniamo dovrebbe essere un punto di partenza e non certo di arrivo. Nonostante ci siano tantissimi musicisti che tentano di uscire dal mainstream, la maggior parte dei locali e dei festival continuano ancora a proporre solamente il jazz più tradizionale. In questo modo trasmettono, a un pubblico più generalista, l’idea che solo quello possa definirsi jazz, standardizzandolo e condannandolo inevitabilmente a una fine che non meriterebbe. Il jazz, secondo il nostro punto di vista, è sempre stato, e dovrebbe continuare ad essere, un qualcosa che rompe gli schemi e che tenta di andare oltre quello che è stato già fatto. Ed è quello che succede nel resto d'Europa, ad esempio; in Italia invece si continua a proporre una musica sempre uguale che temiamo finirà per diventare una macchietta di sé stessa
Avete mai preso in considerazione di aggiungere testi e voci all’interno delle vostre canzoni? I vari brani ben si sposerebbero ad esempio con una voce femminile. Preferite continuare a portare avanti il progetto Knup Trio così come lo conosciamo o possiamo aspettarci qualche variazione sul tema, magari proponendo questa novità durante un’esibizione live? Abbiamo pensato molte volte di inserire una voce femminile all'interno delle nostre composizioni e abbiamo in mente un progetto a tal proposito che vorremmo concretizzare ma di cui, per scaramanzia, non possiamo dire niente. Ad ogni modo, come sempre, non ci poniamo limiti!
L’EP che avete pubblicato da poco si può considerare come un lavoro finito o è solo una piccola anteprima di un vostro nuovo progetto? L'EP vuole essere una sorta di “punto e a capo” con il quale abbiamo voluto segnare una svolta rispetto alla sonorità del primo disco e una tensione verso quello che sarà il nostro prossimo progetto. Siamo in continua evoluzione e questi cinque pezzi rappresentavano, secondo noi, proprio una via di mezzo tra quello che eravamo e quello che stiamo diventando
Articolo del
05/06/2018 -
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