A poche ore dalla prima data romana dei King Crimson, lo storico gruppo inglese di Rock Progressivo, abbiamo incontrato in albergo Jakko Jakszyk , musicista e produttore inglese di origine polacca che nel 2011 ha collaborato con Fripp e Collins su A Scarcity Of Miracles e che dal 2013 è invece a tutti gli effetti un componente della band, in qualità di vocalist e chitarrista
Dopo “The Elements of King Crimson” del 2016, adesso tornate con un tour che si chiama “Uncertain Times”. In base a quale criterio date un nome ai diversi tour? Due anni fa l’idea è stata di David Singleton, il nostro manager, per il nuovo tour invece il nome lo ha deciso direttamente Robet Fripp pensando ai tempi in cui ci troviamo a vivere. “Uncertain Times” è anche il titolo di una nuova canzone che ho scritto per la band, ma che non suoniamo dal vivo in concerto. Probabilmente sarà inserita nella set list nel prossimo tour, in autunno”
Una canzone che riproponete sempre dal vivo è “Epitaph”, datata 1969. Eppure le liriche del brano risuonano assolutamente moderne e riascoltate adesso hanno un valore profetico … E’ vero, anzi questa cosa è talmente vera da fare paura. Una canzone come Epitaph sembra descrivere più il mondo di adesso che quello di allora. Sono molto attento al destino del mondo sul piano internazionale e vivo sulla mia pelle il peggioramento delle condizioni del vivere civile. Sai, io abito a mezz’ora di auto fuori da Londra, vengo da un padre polacco e da una madre francese, ma in realtà io sono di origine irlandese e sono stato adottato. Ho vissuto male tutto quello che è successo in Inghilterra dopo il voto sulla Brexit, quando molti estremisti si sono sentiti autorizzati a compiere violenze di ogni tipo. Per esempio, vicino l’Hammersmith Odeon a Londra, c’è un Centro Culturale polacco dove andavo con mio padre. Ebbene quel posto è stato attaccato e distrutto. Io avevo molta nostalgia di quel luogo, allora ho postato un link su Facebook con un articolo del Guardian che raccontava quanto accaduto. Ho ricevuto supporto all’inizio, ma dopo due giorni sono stato aggredito con risposte tipo “Avete perso, adesso che cosa cercate?” Non tutte le persone che hanno votato per la Brexit sono razziste, ma tutti i razzisti hanno votato per Brexit. Negli Stati uniti è la stessa cosa: quando sono andato alla ricerca della mia vera madre, ho scoperto che viveva nel Sud, nell’America di Trump, ho conosciuto i miei fratellastri e mi sono reso conto che le loro idee sono incredibilmente reazionarie
“Epitaph” in quegli anni era cantata da Greg Lake, adesso invece tocca a te eseguirla dal vivo in concerto. Avverti di aver raccolto una sorta di eredità da quei musicisti, da quegli anni? Vedi, noi due abbiamo più o meno la stessa età e quando io ascoltavo i King Crimson avevo 13 anni. Quel suono era tutto per me e ha influenzato tutta la mia preparazione musicale e anche il mio modo di cantare. Di certo Greg Lake, ma anche John Wetton, con cui sono ancora in contatto. Quando canto però non cerco di imitare nessuno dei due e se la mia voce risulta adatta a questo repertorio che suoniamo dal vivo, dipende dal fatto che queste canzoni sono dentro di me, ci sono cresciuto e hanno dato una forte impronta al mio modo di cantare
Suonerete delle canzoni che non avete mai eseguito dal vivo prima d’ora. Puoi darci qualche anticipazione? Ogni volta che facciamo le prove prima di un concerto aggiungiamo almeno tre brani che provengono dal repertorio in studio dei vecchi King Crimson. E sono sempre canzoni diverse. Posso dirti che abbiamo lavorato su “Bolero”, da “Lizard” ma anche su “Cadence And Cascade”, da “In The Wake Of Poseidon”, ma poi decide tutto Robert un paio d’ore prima del concerto
Sei entrato a far parte della band nel 2013, da allora in poi avete pubblicato solo registrazioni di concerti dal vivo. Quanto dovremo aspettare per avere un nuovo disco dei King Crimson? Non so cosa risponderti, dipende tutto da Robert (Fripp). Sta a lui l’ultima decisione. Abbiamo anche diversi brani nuovi quindi la cosa sarebbe possibile. Ma pubblicare degli album “live” è più facile per noi, perché registriamo e filmiamo ogni show. Sai, Robert vuole tenere sempre aggiornato il suo archivio. E poi viviamo in un mondo diverso: esisteva storicamente una dinamica che prevedeva un tour per ogni nuovo album. Adesso non è più così. Le vendite degli album sono paurosamente diminuite. C’è un’altra cosa: portare i King Crimson in studio, sarebbe molto difficile. Siamo otto musicisti (il “double quartet” di cui parlava Fripp tempo fa) ed è complicato lavorare in sala di incisione con tante persone. Ciò non vuol dire che non accadrà mai, soltanto che non ci sono progetti per un nuovo album in studio adesso
Un album come “A Scarcity of Miracles” è datato 2011 e porta la tua firma, insieme a quella di Mel Collins e di Robert Fripp. Tuttavia non figura come un album dei King Crimson. Come avete concepito quel disco? Non siamo partiti con l’idea di registrare un album. Un giorno Robert mi ha chiamato in studio, ma solo per fare delle improvvisazioni. Abbiamo suonato tutto il giorno e alla fine Robert mi ha dato tutto il materiale che era stato registrato dicendomi che era sicuro del fatto che io avrei saputo estrarne qualcosa di buono. Così una volta a casa, ci ho lavorato su con lo stesso spirito che avevamo in studio: ho improvvisato una sezione vocale che è stata aggiunta alle diverse tracce, ho aggiunto una sezione ritmica ma senza tagliare niente di quanto era stato registrato. Ho semplicemente cercato di seguire il flusso della musica. A Robert la cosa è piaciuta molto e ha pensato di chiamare anche Mel (Collins) in studio. Lui è arrivato e ha aggiunto i fiati, anche lui improvvisando sulla base di quanto Robert ed io avevamo già registrato. Poi ho riportato a casa il materiale e l’ho assemblato nuovamente, dandogli l’organicità di un album senza però sottrarre gli elementi di improvvisazione
Sei molto attivo anche come produttore. Come riesci a trovare il tempo anche per questo? Beh, l’anno scorso - durante una pausa fra i due tour dei King Crimson - ho lavorato ad un box set dei Jethro Tull, ho remissato i primi due album di Bill Bruford, un disco di Chris De Burgh e un vecchio disco uscito nel 1968 come “In Search Of The Lost Chord”, dei Moody Blues
Hai sempre seguito l’evolversi della band anche quando eri nei Crimson Projekct. Come pensi che il suono dei King Crimson sia cambiato nel corso del tempo? Vedi, in concerto dal vivo suoniamo materiale che viene da tutte le diverse fasi dei King Crimson. Mi rendo conto che il suono può sembrare a volte contraddittorio, lo so bene, ma c’è qualcosa sul piano armonico che mette insieme i vari periodi della band, che dona unità compositiva a tutto questo, sia che suoniamo brani da “Lizard”, per esempio, oppure da “Island”
Tu appartieni ad una generazione diversa di musicisti e sei anche un produttore. Riesci a trovare qualche elemento di continuità fra il suono di gruppi storici come i King Crimson e le giovani band? E’ cambiato tutto, oltre qualsiasi aspettativa, per me è difficile capire come andranno le cose in futuro. L’industria discografica non attraversa un buon periodo, la tecnologia sta prendendo velocemente possesso di tutto. La nostra idea di lavoro e anche di commercializzazione della nostra musica come prodotto, non è più valida. Comunque se mi chiedi di fare il nome di una band abbastanza eclettica da seguire le orme dei King Crimson, beh allora non ci sono dubbi: Everything Everything, vengono da Manchester e hanno pubblicato fin qui dei dischi molto interessanti
Articolo del
25/07/2018 -
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