ll mio primo incontro musicale con Flo, questo il nome d’arte della cantautrice napoletana Floriana Cangiano, risale allo scorso luglio. E proprio in quella calda giornata d’estate ho ricevuto un’email contenente due proposte da valutare per un’eventuale recensione: “3103” di Tommaso Primo e “La Mentirosa” di Flo.
È iniziato così il mio consueto rito di preascolto (dove solitamente determino quanta affinità musicale c’è con quello che ascolto, e di conseguenza se è il caso di scrivere una recensione). Ho ascoltato il primo e, sebbene non mi facesse impazzire, l’ho tenuto considerazione nel caso il secondo album non fosse stato di mio gradimento. Sono poi passato all’altra proposta e senza farci troppo caso ho ascoltato una traccia a caso, “Fosse Capace”: se i primi accordi di chitarra hanno solleticato la mia curiosità, la successiva strofa cantata ha invece catturato la mia attenzione. Come sia andata a finire è facile intuirlo.
Nel corso di questi mesi ho spesso ascoltato quel disco e i precedenti due lavori, apprezzando le doti canore di Flo, indistintamente abile nel destreggiarsi tra canzoni in dialetto, in italiano e in lingua straniera. Quando poi lo scorso novembre si è palesata la possibilità di ascoltarla dal vivo, ho colto l’occasione al volo. “Chissà se anche sul palco riesce a trasmettere le stesse emozioni e questa sua teatralità che ho recepito nel disco”, mi sono chiesto a più riprese. Alcuni musicisti ci riescono, altri decisamente meno. Flo invece è diversa. La ragazza è decisamente a suo agio sul palco, accidenti se lo è! Un’onda impetuosa che travolge tutto e tutti, muovendosi, quasi danzando, sul palcoscenico. In quella fresca serata di novembre i miei interrogativi hanno dunque trovato finalmente una risposta, di quelle che fugano ogni dubbio.
Dopo quell’esibizione ho avuto la sensazione che mancasse ancora qualcosa, avvertendo dunque la necessità di chiudere questo mio personale focus sulla cantautrice napoletana. “Niente di meglio di un’intervista”, ho così pensato. Ne è nata così una piacevole chiacchierata tra ambizioni, sogni e speranze di un’artista cosmopolita apprezzata in ogni dove, che si conferma come una delle proposte più interessanti e talentuose del panorama musicale degli ultimi anni
Ciao Flo, benvenuta su Extra! Music Magazine. Un nuovo album, una lunga serie di concerti in tutto il mondo e vari attestati di stima a livello internazionale, per quello che è stato a tutti gli effetti l’anno della definitiva consacrazione del tuo talento. Come descriveresti il 2018 di Flo? È stato un anno bellissimo. Per me questo disco (La Mentirosa, ndr) è stato quello più impegnativo, lo sento totalmente mio, anche perché ne sono autrice oltre che co-produttrice. Questo è stato l’anno in cui davvero ho capito che posso “camminare sulle mie gambe”, non più come una ragazza esordiente che si sta affacciando nel mondo della musica, ma come una musicista che ha trovato un suo spazio preciso all’interno di essa
Progetti in cantiere per il nuovo anno invece? Troppi! Non so più dove dividermi (ride, ndr). Generalmente, un anno dopo l’uscita dell’album inizio a scrivere quello nuovo, di cui tra l’altro ho già preparato qualcosa. In verità scrivo sempre: è solo che quando passa un anno dall’ultimo lavoro comincio a farlo con maggiore concentrazione, a selezionare e formalizzare musicalmente le cose, quindi già so che verso febbraio o marzo inizierò a focalizzarmi su quello che sarà poi un eventuale nuovo disco. Nel frattempo sarò impegnata per tutto il mese di marzo con la ripresa a Parigi dello spettacolo teatrale Madame Pink. Sarà una bella cosa perché per una volta non dovrò fare un concerto e ripartire il giorno dopo ma potrò vivere Parigi, conoscere attori, musicisti e magari stringere nuovi rapporti professionali. Poi ci sono un paio di progetti teatrali in cantiere ma che stiamo ancora discutendo con la produzione. Diciamo che sono a mio agio nello stress (ride, ndr)
Quindi potremmo ammirarti anche a teatro in futuro non troppo lontano? Io lo spero! A me piace moltissimo lavorare in teatro. Ormai sono quasi dieci anni che lavoro con il Mercadante di Napoli, un teatro che mi ha dato moltissimo in termini di crescita e dal punto di vista affettivo. Come ti dicevo, stiamo lavorando a due progetti teatrali importanti che mi vedranno coinvolta anche nella fase creativa. Incrociamo le dita
Sul palco ti muovi con eleganza e disinvoltura tipica di una veterana, anche nei tuoi dischi salta all’orecchio questa teatralità. Cosa rappresenta per te l’esperienza teatrale maturata in questi anni e quanto ti ha effettivamente aiutata nella carriera musicale? Il teatro è arrivato per caso nella mia vita. La prima volta che ho interpretato un ruolo importante, nello spettacolo 'A Sciaveca di Mimmo Borrelli, è stato quasi per caso. Non avevo mai pensato nella mia vita di recitare, ma da quel momento in poi mi sono appassionata; mi piace recitare, ma ancor di più amo far confluire tutto ciò che faccio in un’unica idea di spettacolo. La recitazione è un qualcosa di diverso dalla musica ma che mi porto dietro anche durante i concerti, perchè ovviamente stare sul palco da attore ti fornisce anche una disciplina, una libertà, una consapevolezza del corpo e del movimento, tutti elementi che la musica non ti dà per forza. Devo tantissimo al teatro, sicuramente
Il tuo è uno stile unico, non catalogabile come hai ribadito più volte, che racchiude al suo interno suoni e culture diverse, provenienti spesso dalle regioni meridionali del mondo. Cosa ti ha spinto a cantare in lingue e dialetti diversi? In verità non è stata una scelta pensata. Nel primo disco non mi sono esposta molto, anche perché era la prima volta che lavoravo da sola, prima avevo sempre lavorato al fianco di musicisti più esperti. Poi ho preso più coraggio e nel secondo disco, Il Mese del Rosario, invece mi sono espressa con più chiarezza, in italiano e napoletano: le canzoni sono tutte delle storie, fotografie precise su dei particolari della vita delle persone. Per me i suoni delle lingue sono come quelli degli strumenti. Se una canzone ha un suono più sensuale e seducente magari mi vien da scriverla in spagnolo piuttosto che in napoletano, ovvero in una lingua che si lega meglio con il suono. Si tratta comunque di scelte stilistiche e non intellettuali
Alquanto discutibile è stata la tua esclusione da Sanremo Giovani 2018, ti aspettavi un esito diverso? La mia partecipazione a Sanremo Giovani è stata una strategia, tra virgolette, discografica. Non ho partecipato pensando che Sanremo sia “la musica”, ma solo un posto dove si fa un investimento in termini di visibilità. Per me si tratta di partecipare a un evento dove invece di trecento persone ti guardano in tre milioni, questo probabilmente può darti un po’ di potere contrattuale in più. Tutto qui! Non ci sono rimasta male, ci mancherebbe. D'altronde cantavo un pezzo mio, nella mia lingua, interamente scritto da me, nel mio stile, non mi sono piegata o snaturata con un pezzo “sanremese” e quindi non correvo nessun rischio
Ma più in generale, pensi ci sia ancora spazio per la buona musica in Italia? Credo che il panorama musicale italiano sia abbastanza stantio. Diciamo che questo problema è dovuto al fatto che In Italia non si ha veramente una grande attenzione per la cultura, non solo in ambito musicale. Ad esempio, quando mi esibisco in altri paesi del Nord Europa, le persone vengono ai miei concerti non perché mi conosco, ma per soddisfare la loro curiosità. Trattano la musica come una cosa importante per la società. Nel nostro paese si fa fatica, ma se lo cerchi con determinazione e hai talento questo spazio puoi trovarlo
Per l’ultima domanda prendo in prestito una citazione del “poeta maledetto” Jim Morrison, la quale affermava che “ognuno di noi ha un paio di ali, ma solo chi sogna impara a volare”. Quali sono i sogni nel cassetto di Flo? Ne ho tantissimi! Ad esempio ho in mente un sacco di duetti e collaborazioni artistiche che vorrei realizzare in futuro. Ma il sogno più grande sarebbe vivere tutta la mia vita facendo musica, vorrei non potermi fermare mai. Affermarmi sempre di più come una persona che sul palco ha ancora qualcosa da dire. Ecco, diventare una signora della musica a cui la gente vuole bene
Praticamente un’intera vita dedicata alla musica Assolutamente, girare il mondo facendo concerti, questo è il mio sogno più grande. Vabbè, se dico vincere il Grammy ovviamente... (ride, ndr).
Articolo del
21/01/2019 -
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