Si intitola Un Cerchio Perfetto l’ultimo disco del progetto Pensiero Nomade appena pubblicato dall’etichetta Filibusta Records. Un lavoro che sintetizza perfettamente le diverse evoluzioni di una band attiva da tantissimi anni caratterizzata da una forte coesione ed interplay. Nel disco troviamo una velata dose di malinconia che si unisce ad una ricerca dell’essenzialità e ad un innato senso melodico. Elementi che ritroviamo in ogni singola nota e in ogni brano di un lavoro dove l’aspetto compositivo assume un aspetto preponderante. A raccontarci questa avventura è Salvatore Lazzara, leader della band e principale compositore dei brani…
Ciao Salvatore, cominciamo l’intervista dal titolo del disco “Un Cerchio Perfetto” che ci è sembrato molto evocativo. Vuoi raccontarci cosa rappresenta per te? Questo cd è particolarmente importante per me, credo che rappresenti una sintesi di gran parte dei percorsi seguiti e delle storie che ho raccontato in più di 10 anni del progetto Pensiero nomade. È allo stesso tempo un punto di arrivo e di ripartenza, ma con un forte senso di “completezza”. Diciamo che chi non mi avesse incontrato musicalmente finora, potrebbe trovare tutto il mio mondo in questo cd, le cose in cui credo veramente dal punto di vista musicale
Un disco soprattutto strumentale, con soltanto due brani cantati. Ti va di descriverlo brevemente ai lettori di Extra Music Magazine? Comincerei dal fatto che ci sono voluti più tre anni per finirlo; alcune tracce arrivano da molto lontano, e sono contemporanee alla stesura di brani finiti poi nei miei precedenti cd. È stata una lenta sedimentazione di esperienze sonore, di influenze, e soprattutto il frutto di un lavoro di forte interplay con i musicisti della band. Devo ringraziarli veramente tutti, Michela, Andrea, Davide, Luca, Edmondo, per il contributo sonoro e per la loro sensibilità nella fase di arrangiamento ed esecuzione. Venendo alle tracce, ci sono solo due brani cantati, con testi miei e di Andrea Pavoni, che ha curato gli arrangiamenti di quasi tutti i brani. Ma tutto il cd è percorso da una forte spinta alla cantabilità: diciamo che in generale abbiamo cercato di dare un fil rouge a tutto il cd, che ha una forte impronta acustica e “classica”, cameristica direi. Potresti definirlo un progetto con due “ispirazioni” fondamentali: la nostalgia per il passato e per le proprie radici, che però non è mai dolore o rimpianto ma sempre dolcezza del ricordo; e poi la speranza per il futuro. Ecco, potrei dirti che Un cerchio perfetto è il mio progetto musicale “dell’età matura”
Quali sono i linguaggi e le influenze che, secondo te possiamo, trovare nel suo interno? L’approccio è fortemente acustico; c’è molta musica classica contemporanea, quella, per capirci, al confine con il minimalismo di Olafur Arnalds e Max Richter, i pianisti di certa scuola ambient, c’è molto jazz acustico alla Ralph Towner, ma anche un certo folk inglese alla Pentangle e la musica etnica mediterranea
Per quanto riguarda il tuo percorso personale: ti ricordiamo come il chitarrista dei GERMINALE legato al rock progressive. Quanto ti è rimasto di quella esperienza? Sono molto legato all’esperienza progressive, che è un’estetica musicale che in parte ancora mi rappresenta, almeno come tradizione, come piacere dell’ascolto. Quando compongo però sono molto lontano da quello stile, ritengo di essermene allontanato quanto basta per non provare più spinte di tipo imitativo. Detto questo, i Germinale sono stati la mia casa musicale, non rinnego neanche una nota suonata con loro, nonostante tutto questo tempo (dall’ultimo lavoro con loro credo siano passati quasi 15 anni!)
E come si è evoluto il tuo modo di suonare e concepire la musica nel corso del tempo? Come chitarrista, il mio modo di suonare si è evoluto per “decantazione”; non mi ritengo un virtuoso, diciamo che sono molto, molto curioso, ascolto di tutto e qualcosa di bello prima o poi rimane impigliato tra le corde! L’approccio alla composizione si è evoluto nel tempo: oggi tendo a togliere, a lasciare l’essenziale, sia nella costruzione che nell’arrangiamento
Parlando di Pensiero Nomade e tornando all’ultimo progetto “Un Cerchio Perfetto”, quali sono le differenze con i precedenti dischi? È il mio lavoro più “sinfonico”, nel senso “classico” del termine, o forse dovrei dire “orchestrale”. Questo è verissimo quanto meno sul piano degli arrangiamenti. E infatti non escludo, appena l’emergenza pandemica sarà finita, di metterne in scena una versione orchestrale, per piccolo ensemble. È anche il progetto più rilassato, quello in cui non avevo intenzione di dimostrare niente di particolare, ma solo di divertirmi suonando la musica che mi piace di più
Un Cerchio perfetto racchiude senza dubbio gran parte del tuo percorso artistico. Ce lo vuoi raccontare in sintesi? Io nasco musicalmente con un piede nel rock progressivo, e l’altro nella new wave degli anni ’80 (del secolo scorso!). Poi è arrivata la ambient music, il jazz, la fusion. Il mio modo di suonare la chitarra, che è il mio strumento principale, è un mix di tutto questo, e lo si può trovare nelle varie tracce del cd
Parlando ancora una volta di te: a che punto del tuo cammino ti senti arrivato? Non saprei dirti se sono ad una svolta sul piano musicale; in fondo mi sembra di non essermi mai allontanato poi troppo dal mio “centro” di ispirazione. Oggi ho la sensazione di aver “disegnato” la mia mappa musicale in maniera molto netta, contorni e confini
Chiudiamo con una proiezione verso il futuro: quali potrebbero essere le evoluzioni di Pensiero Nomade e se stai pensando già ai prossimi progetti… Sto lavorando, lentamente, a nuove tracce; non so ancora che forma prenderanno, in via definitiva, ma sono sicuro che mi rimetterò di nuovo in viaggio…
Articolo del
20/04/2021 -
©2002 - 2024 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|