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Flavio Zen è un musicista salentino che ha auto-prodotto 14 dischi ritagliandosi una nicchia di fan che lo seguono e apprezzano da diversi anni. Nel 2016 è stato nominato MC dalla LIPS (lega italiana poetry slam) a seguito della vittoria di alcune battle territoriali. Nel corso della sua carriera ha collaborato e si è esibito con artisti di spicco della scena hip hop italiana tra cui Willie Peyote, Bassi Maestro, Johnny Marsiglia & Big Joe, Louis Dee, Barile & Gheesa, Francesco Paura e Hyst. Flavio Zen cura tutto nei minimi dettagli: dalla grafica della copertina al suono finale. Nel corso degli anni ha sperimentato fino a creare un sound unico e tipico solo di Flavio Zen. Il 19 novembre è uscito "Kotodama", il suono singolo, un’ottima scusa per intervistarlo in esclusiva per Extra! Music Magazine
Ciao Flavio, benvenuto su EXTRA magazine. E' uscito da poco "Kotodama", il tuo nuovo singolo. Come è nato questo brano? Qual è il messaggio che vuoi trasmettere al tuo pubblico? Questo, come la maggior parte dei brani in realtà, nasce da varie necessità, spesso utilizzo la musica come un diario in cui appuntare le mie esperienze e le relative lezioni che imparo, e questa volta non ho fatto diversamente. Ciò che mi piacerebbe comunicare con Kotodama si racchiude all’interno del significato stesso del titolo, ossia “spirito della parola”, per me è essenziale avere una comunicazione efficace con sé stessi prima di qualsiasi interazione con l'esterno. Vorrei che le persone non si sentissero più in colpa o a disagio nello stare soli, l’aspetto sociale è una parte fondamentale della vita è vero, ma spesso la gente sensibile ha bisogno di momenti di decompressione per capire davvero chi sono le persone che vogliamo e che non vogliamo al nostro fianco, talvolta è difficile staccarsi da persone che hanno influenza negativa per via del fatto che le si continua a voler bene
Dal 2020 il tuo stile è cambiato molto. Solo scorrendo il tuo profilo Spotify vediamo dai titoli una gran differenza. E' con Shinobu che partono i riferimenti alla cultura giapponese. Cosa ti ha portato in questa direzione? Come hai scoperto questo nuovo stile? Sono contento che l’abbiate notato, ho lavorato parecchio sull’estetica e sul contenuto negli ultimi anni cercando di definire un’identità che mi rappresentasse più in toto. Nel corso della mia carriera ho spesso fatto riferimenti allo zen e al buddhismo in generale ma negli ultimi anni sto cercando di fidelizzare la stretta cerchia di ascoltatori che mi seguono dando loro della musica che strizza l’occhio ad argomenti di nicchia che non vengono mai usati come metafore nei testi delle canzoni (ad esempio anime e manga giapponesi, videogame o proverbi buddhisti)
Diventare un musicista è il tuo sogno fin da giovane o è una decisione arrivata all'improvviso? Produco musica dalla terza elementare e non mi sono mai fermato, oltre alla musica la mia primissima passione è stata il disegno, infatti, tutt’ora lavoro come graphic designer ma la scrittura e la musica hanno da sempre fatto parte di me
Quale dei tuoi brani dedicheresti a te stesso e perché? Credo tutti, mi spiego. Nella scrittura dei miei brani, di stampo principalmente rap, nonostante le influenze recenti, pare sempre che io mi rivolga al fantomatico nemico immaginario del rap, il classico fantasma su cui riversare consigli o giudizi. Ecco, io mi rivolgo sempre a me stesso, mettendo nero su bianco cosa ho imparato e cosa no, cercando di analizzare i miei pensieri o fornendo soluzioni. In tutto questo cerco di non mostrare che io stia parlando con me stesso per far sì che questo dialogo possa aiutare qualcuno delle medesime circostanze o perplessità che impediscono la risoluzione di un problema. “Negli occhi di chi guarda vedo un falso me. Fotti con i mostri ma sei sempre te” dico verso la fine della prima strofa
Siamo in un periodo storico in cui il web è intasato di nuove uscite discografiche. Ormai i giornalisti non riescono più a stare dietro a tutti. Che ne pensi di questa situazione? Pensi che possa durare un sistema così o sia destinato a implodere? Implodere non so, perché negli anni in realtà questo fenomeno si è espanso. Pensate a gente come me, ad esempio, ho iniziato a fare musica producendo all’inizio con un gioco per PS1 (Music 2000) e successivamente con un software per PC (FL Studio). 20/30 anni fa era impensabile approcciarsi alla musica in questo modo così dilettantistico e “on-demand”, infatti la mia generazione veniva vista male dai più esperti inizialmente e ci venivano dette frasi del tipo “non puoi campionare da un mp3! Devi usare un campionatore analogico e campionare dai vinili!”, mentre ora assistiamo ad album interi che campionano suoni presi da video su Instagram (l’album 17 di XXX Tentacion ha molti beat campionati da video postati su Instagram da Shiloh Dynasty). Questo per dire che i metodi per fare musica si evolvono in modi impensabili anche solo 10/15 anni fa e ciò è destinato a cambiare ancora, ma non penso che imploderà, verrà sempre più regolamentato e organizzato
In questo caos di uscite, qual è secondo te il modo migliore che ha un musicista di farsi notare? Sarei contento di saperlo. Nel ritornello di Kotodama parlo esattamente di questo dicendo “In questo gioco siamo in troppi come a Yokohama, prego lo spirito delle parole Kotodama” per dire che farsi strada nella folla non bisogna sgomitare ma essere sé stessi e impegnarsi a trovare le parole giuste, qualcuno le ascolterà e ne apprezzerà l’originalità
Ultima domanda... prossimi progetti? Un tour o un disco? Da qualche anno (dopo l’uscita di “Sì, come no”, il mio ultimo album), ho rinunciato all’idea di lavorare ad un disco e concentrarmi sui singoli per delineare una direzione più precisa e capire di volta in volta che strada prendere, c’è da dire che da Shinobu a Kotodama ho fatto un bel percorso che potrebbe concretizzarsi in un disco, chi lo sa? Beh, io :)
Articolo del
03/12/2021 -
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