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Ne avevamo dato notizia ovviamente ed eccoci qui ad approfondire. “About Love, War and Electricity”, terzo disco della formazione pugliese guidata da Filiberto Petracca che oggi approda ad un terzo lavoro per LIFT Records. Disco larghissimo e di cadenze artigianali, di una matematica precisa e raffinata ma per niente ossessiva, ostinata, ansiosa. C’è il tempo lento dietro questo disco che dunque invita alla sospesa riflessione dei messaggi che più di una volta sono circolari, tornano, si inseguono. E questo vinile che tarderà ad arrivare in fondo sembra quasi cadere a fagiolo con questo concetto lento di tempo, di attesa… di nuovo circolarità. Nel bellissimo video che avevamo ampiamente anticipato, “The Long Distance”, dove la vita scorre parallela e mai convergente, sembra voglia trovare una soluzione comune… ma sembra anche il contrario di tutto. “About Love, War and Electricity” divide la critica, divide la reazione di tutto… si staglia o dalla parte delle cose già sentite o dentro la fascia di libertà espressiva dentro cui niente sarà mai uguale ad altro. Il soul nuovo, il chill-out, l’underground digitale… però noi pensiamo più che ci sia della personalità visto che parlare di etichette è assai assai riduttivo, sempre. E questa intervista un poco dimostra che avevamo ragione.
Un terzo lavoro di sfacciata matrice internazionale. Come d’altronde la vostra ancor giovane carriera insegna nelle precedenti pubblicazioni. Una necessità o una ricerca di maggiore identificazione? Oggi 2021, per me, è davvero difficile parlare di nazione che ha sempre a che vedere con il concetto di nascere in un luogo. Io nasco in Italia, certo, ma oggi con internet e con la tv di ieri se vogliamo, è impossibile e oserei direi quasi stolto non lasciarsi contaminare da ciò che accade fuori dai confini territoriali. d'altronde non ci lamentiamo sempre di questa idea di un'Italia pizza e mandolino? Amo le contaminazioni e soprattutto mi piace accogliere lo "spirito del tempo", respirare quello che accade nella contemporaneità e rimaneggiarlo dentro di me attraverso la mia storia personale. questo disco, come i precedenti e come i futuri, non parla solo al territorio italiano, ma parla una lingua al di là dello spazio. uso l'inglese perché è in inglese che penso la musica, i testi. L’inglese oggi è il latino di ieri e se vuoi spingerti oltre tua madre, tua zia e tua cugina devi parlare una lingua che possa essere capita da più persone possibili. Ora, necessità? Ricerca di identificazione? No, nessuna delle due semplicemente è la cosa più naturale che possiamo fare
Già dalle note di copertina parliamo di chili-out, di nuovo soul. Parliamo qui di etichette e di orientamenti: quali sono le radici dei Flares on Film? Le radici dei Flares On Film sono profondamente rock, ma chiaramente non intendo chitarre distorte e giacche di pelle. Per rock intendo quell'attitudine a fare ciò che si vuole liberamente a volte anche scontrandosi con le aspettative. Quando si parla di etichette e definizioni musicali si entra sempre in un campo minato: sei rock per qualcuno, ma puoi essere alternative per qualcun altro, a volte sei chill, a volte sei psichedelico. secondo me la bellezza di un progetto musicale oggi è l'enorme base culturale al quale ormai tutti possiamo attingere. ognuno di noi ha infatti alle spalle moltissimi dischi, moltissime canzoni ascoltate, ed è quasi impossibile direi non avere in qualche modo assimilate e integrate. Oggi parlare di un genere è un esercizio di stile. Noi cerchiamo la forma più adatta ad ogni brano, album e di conseguenza al messaggio che vogliamo trasmettere. ogni brano ha la sua anima, il suo spirito che si dipana nella forma. Insomma, non parlerei mai di generi se non come esercizio per risalire alle radici musicali di chi ha scritto il brano in questione
In una intervista spiegavi le origini del titolo e di come “Electricity” sia forse meno “coerente” e più funzionale. Mi piace questa dinamica dentro la quale il senso si restituisce dopo aver compiuto l’opera. Cosa ne pensi? Sì, la parola "electricity" all''interno del titolo: “About Love, War and Electricity" è per l'appunto una sorta di gioco, un non prendersi troppo sul serio. alla maniera di David Lynch, e al tempo stesso omaggiandolo nella sua loggia nera, ci è sembrato un modo per creare un'apertura, un qualcosa di fraintendibile, ma al tempo stesso di fortemente interpretabile. ognuno ci vede il suo, ognuno trova quello che cerca (forse). Riguardo la questione del senso, bene, sono fortemente d'accordo. io credo sempre che le cose possiamo gestirle e controllarle fino ad un certo punto, (ed è questo il vero senso di tutto l'album) dopo di ché le cose hanno la loro vita, un loro dinamismo inaspettato che possiamo capire solo a posteriori, col senno di poi. Guardarsi indietro e trovare una sorta di senso a tutte quelle piccole scelte separate fra loro, che abbiamo fatto nella nostra vita. è bello per me lasciarsi sorprendere, anche da sé stessi
E in questa direzione ti chiedo: esiste qualcosa di questo disco che anche voi avete dovuto “decifrare” dopo averla compiuta? L’essenza stessa del disco ci è arrivata dopo. man mano che si scriveva questo album, ha preso forma da sé ed è stato molto bello "assistere" a tutto questo. Siamo partiti con una serie di brani già scritti che messi insieme, ci hanno fatto scrivere altri brani ancora, e così alla fine il messaggio è venuto fuori, o per lo meno il messaggio che io ci ho trovato. la più grande conquista sarebbe trovare qualcuno che abbia trovato cose completamente differenti dalle mie aspettative.
E ancora: un disco così pregiato dal punto di vista della produzione e degli arrangiamenti, ha previsto spazio anche all’improvvisazione? Questo disco nasce da continue improvvisazioni, rimaneggiamenti e rimasticamenti. Un po' come nella domanda precedente, ogni cosa, nel corso della scrittura e della produzione è cambiata. Alcune cose non trovavano subito la loro giusta forma. E allora come sempre si fa, si improvvisa, ma non immaginiamoci delle jam session fumose dove si suona per ore. qui le improvvisazioni sono durate mesi, e a volte anche a distanza. mi piace pensare alla musica come ad un laboratorio. io cerco e qualcosa la trovo. Ci siamo mantenuti tuttavia una finestra aperta alle "classiche" improvvisazioni nei live. infatti partendo da una matrice profondamente psichedelica, ogni brano dal vivo, assumerà la forma di quel concerto, di quel pubblico o molto semplicemente di quell'umore. non voglio dire che improvviseremo tutto, ma di certo l'aspetto umorale cambierà delle cose nei concerti dal vivo
Sappiamo che arriverà una versione in vinile. Un disco con due nuovi inediti. Anche questa scelta ha un perché preciso? Sì, in primavera in data ancora da stabilire stamperemo l'album su vinile e per rendere la cosa più interessante abbiamo deciso in riunioni di etichetta di aggiungere a questa versione due brani ulteriori. Due brani che completeranno ancora più accuratamente il "percorso" attraverso l'ascolto. Due brani che forse ce la spiegano ancora di più. Poi di fatto la scelta è stata dettata dal ritardo della consegna del materiale per stampare i vinili. In questo momento covid sembra che molte materie prime siano meno reperibili e tutto slitta nel tempo. Questo banale evento circoscritto alla contemporaneità ha cambiato le aspettative e le carte in tavola, e come ci dicevamo sopra, abbiamo accolto questo inaspettato per creare nuove soluzioni
Articolo del
09/12/2021 -
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