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Esce in questi giorni DICHIARAZIONI D’AMORE, nuovo album dell’interprete pugliese Stefania Dipierro che molti conosceranno per via della sua collaborazione con Nicola Conte e per un’intensa attività che l’ha vista calcare i palchi di tutto il mondo, spesso alle prese con gli standard jazz oltre che con i classici della musica popolare brasiliana. L’abbiamo recentemente incontrata, durante una gelida serata romana, per saperne di più su questa nuova raccolta di brani (quasi) tutti in italiano prodotta grazie a Puglia Sounds e suddivisa in una facciata (o meglio: “Onda”) Acustica e una Elettronica.
Stefania, tu sei da sempre un’artista molto eclettica, in grado di attraversare con personalità terreni apparentemente dissimili come jazz, swing, mpb, elettronica e pop italiano. Ora questo nuovo album è una sorta di showcase di tutti i tuoi talenti. Era questo l’obiettivo iniziale o DICHIARAZIONI D’AMORE si è evoluto in questo modo in maniera spontanea? Questo album si è evoluto così spontaneamente, ho sempre cantato cose molte differenti, dalla dimensione liquida del duo all’orchestra sinfonica, dalle band ai dj-bootha con Alex Neri di Planet Funk, Coccoluto . . Questa apertura musicale riverbera nella mia attività performativa live e di scrittura. Per questo disco ho fatto ricerca tra Freud, Jung, Lacan, Recalcati, Goethe, per capire con maggiore profondità cosa sono l’amore e le relazioni. Non amo le rigidità in genere, anche a livello umano e sociale creano tensione e distacco. La forma musicale ha accompagnato le liriche, alle volte nascendo insieme tra scrivania e pianoforte, che infatti tengo poste ad angolo l’una con l’altra. Prima di registrare avevo scritto i testi e gli spartiti per tutti, alcune cose le avevo riviste con il pianista Mirko Signorile e altre idee di arrangiamento mi sono venute in studio, condividendo scelte con la band e con i programmer.
In passato qualcuno ha detto: “la musica mi ha salvato la vita”. Quanto è vera questa affermazione anche per te? Te lo chiedo perché so che questo album è stato realizzato in condizioni molto difficili, dovute soprattutto alla pandemia. Rispondo con una frase che ho sentito ieri dall’ultimo film di Sorrentino – "E’ stata la mano di Dio" – quando Capuano alias Fellini dice ‘Il cinema deve servire a distrarre, perché la realtà è scadente’. La vita è bella, certo, ma nella quotidianità o per alcuni traumi o in alcuni periodi, come può appunto essere stato anche quello della pandemia che personalmente ho vissuto tra grandi gioie e grandi dolori, la vita ci mette alla prova ed è proprio lì che non serve scoraggiarsi o avercela con qualcuno ed è più sano impiegare il proprio tempo facendo anche qualcosa che ci faccia stare bene. La musica è sicuramente una panacea magica, ha impatto sul nostro sistema nervoso ed emotivo e quindi sì, se scegliamo di ascoltarla o di scriverla siamo salvi.
Mi puoi parlare del tuo amore per la musica popolare brasiliana? Com’è nato e, soprattutto, cos’è che ti ha colpito e ti colpisce ancora di quel genere che continua a essere uno dei punti di forza della tua attività di interprete? Mi vengono subito in mente le prime 3 canzoni di mpba che hanno fatto scintille dentro di me. Coraçao Vagabundoa di Caetano Veloso, la cantava con Gal Costa, Canto de Ossanha di Baden Powell con le liriche di Vinicius de Moraes – il poeta che affermava che ‘la vita è l’arte dell’incontro’ - , cantata da Elis Regina. Queste due canzoni parlano d’amore e di modalità dell’amore, esortano a trovare speranza attraverso il nostro fare e sentire, ti dicono in mezzo alle lacrime di aprire gli occhi e andare avanti e di non costringere mai nessuno. Poi c’è Aguas de Março di A.C. Jobim, la versione più commovente è quella sua con Elis, che è un tripudio di vitalità e un elogio alla natura e al fluire della vita, eppure contiene l’amaro del contrasto perché le piogge di marzo segnano la fine dell’estate e l’inizio dell’inverno e conclude cantando che ‘la promessa di vivere continua ad esserci nel cuore’. In seguito ho poi scoperto e amato Chico Buarque, Milton Nascimento, Chico Science, Gilberto Gil... Tutta questa poesia e i tanti ritmi che la musica popolare contiene, dalla bossanova al samba al tropicalismo ... io adorerò per sempre. Per questo in questo ultimo disco non poteva mancare Inutil Paisagem - Paesaggio Inutile – di A. C. Jobim che, come Goethe, sente che tutta la bellezza del mondo sia inutile se non la si guarda e vive in compagnia dei nostri amati e cari, ma, aggiungo io, alle volte anche solo due occhi bastano.
Mpb quindi, sicuramente un’influenza importante. Invece, più in particolare, come cantante, sono curioso di sapere chi hai ammirato da ragazzina spingendoti a fare questo lavoro e (anche) se hai dei nuovi riferimenti in questa fase della tua carriera? Sono cresciuta con i vinili che suonavano musica classica a casa mia, mio padre la mattina ci svegliava con Le Quattro Stagioni di Vivaldi e preparava il caffè per mia madre e le giornate partivano così. Le domeniche erano dedicate a Ravel. Questi ricordi ci sono nella traccia Cara nostalgia che ho dedicato alla mia famiglia, ai nostri ricordi tutti insieme. Mia madre ci cantava i pomeriggi sui dischi RCA quando finivamo di studiare. Dunque la musica l’ho sempre amata ed ho iniziato a studiare il pianoforte a 5 anni, volevo essere una pianista classica e una cantante come Ornella Vanoni e Mina. Poi, mentre preparavo l’esame del quinto anno in Conservatorio, decisi di non suonare più il pianoforte e iniziai a cantare con dei miei amici coetanei, avevamo 15 anni. Erano gli anni 80 col trionfo dei Duran Duran, Grace Jones, Madonna, i Cure, i Depeche. Con i miei genitori frequentavo teatri e concerti, rimasi folgorata da Sergio Caputo. Poi a 20 anni, mentre studiavo giurisprudenza, ho registrato il mio primo disco con Alberto Parmegiani alla chitarra, prodotto da Nicola Conte. Erano i primi anni 90, qui a Bari esplodeva il Fez – movimento collettivo musicale-intellettuale che portava a Bari le sonorità e lo stile dei club londinesi di Camden Town- e da lì non ho più lasciato la musica come cantante interprete, poi ho iniziato a scrivere per dei feat., anche negli anni in cui vivevo ad Amsterdam, e poi nel 2018 ho scritto e pubblicato – con l’Egea/Incipit Records - BASE TERRA il mio primo album di inediti in 3 lingue. DICHIARAZIONI D'AMORE l’ho voluto invece scrivere tutto chiaro, in italiano. Tra i miei riferimenti e ascolti italiani sicuramente Battiato, Dalla, Battisti e dei contemporanei Colapesce, Cosmo e Brunori Sas.
Uno può avere anche tutto il talento del mondo – e tu ne hai indubbiamente – ma poi è importante trovare dei validi collaboratori che ti aiutino a realizzare la tua visione. A questo riguardo, puoi parlarmi delle tue (tante) collaborazioni su questo disco, con il tuo gruppo jazz, Ladisa, Pollex ecc. e di come hanno inciso sulla sua riuscita? Si, avere la fortuna di poter condividere per casualità prima e per affinità a seguire è fondamentale per potersi esprimere al meglio. Dagli anni del Fez ho mantenuto un forte legame con Nicola Conte – è del 2016 il disco NATURAL per l’etichetta inglese FarOutRecordings, che è stato in vetta alle classifiche brasiliane di Spotify e ancora oggi è molto ascoltato e venduto – e con tutti i musicisti di quel periodo. E’ come se il tempo accogliesse i nostri nuovi passi insieme e ci sentiamo sempre dei 20enni con lo stesso entusiasmo di allora. Per esempio con il pianista Mirko Signorile condivido l’amore per Bach ed un approccio molto aperto all’improvvisazione nei live così come nella scrittura, ci facciamo portare dalla poesia e dall’amore per la vita. Senza Chiedere, la traccia che apre DICHIARAZIONI D'AMORE, l’abbiamo scritta il giorno di San Valentino durante il lockdowna selezionando insieme tra alcuni dei versi del poeta Franco Arminio dal libro ‘L’infinito senza farci caso’ e arrangiando un pugno di accordi che avevo scritto. Poi in studio di registrazione si è unito a noi Gaetano Partipilo al sax soprano e ha completato la sinergia il feat. del poeta Franco Arminio che ci lascia un parlato in cui ci dice anche ‘incontrarsi non per restare al punto in cui siamo, ma per muoverci’. Le cose belle si fanno insieme, lo dico pienamente nella Vita a Morsia raccontando vertigini di felicità: “Pensavo non ci fosse nessuno, nessuno ti giuro nessuno, per mangiare insieme la vita a morsi. […] Da quando mi hai stretta a te la prima volta, tutto ha un sapore vero, il sapore che volevo, lo sa anche il cielo”. Gli ultimi incontri musicali hanno dato dei colori in più alla stesura del disco infatti con Gianni Pollex, autore Warner, ho sperimentato il linguaggio musicale del pop cantautorale, registrando due tracce “Non lo so, non lo so. […] Capirò di più col cielo giallo e blu che guardo con gli occhi del mio bambino quando vide la luna al mattino” e Il Valzer del Cuore un ¾ sognante quanto amaro e “con tutti i lamenti del mare, la pioggia e del vento due punti fermi siamo, lasceremo il passato su una spiaggia e ci torneremo danzando”. Con Fedele Ladisa, giovane e cosmopolita produttore di musica elettronica, ho finalmente avuto la possibilità di fondermi in scrittura e produzione col mondo di chi l’elettronica la fa e la suona, con lui sono nate Fiore nel Deserto, traccia che lancia l’album con il videoclip - le immagini sono girate tra il lungomare di Bari, denso di colori e di gente che fa jogging all'alba e il Santuario della Madonna del Pozzo di Capurso – e canto “il candore, il sapore della realtà” e “sempre tuo sarai e mia sarò, sempre mio sarai e tua sarò” riflettendo su quanto imparare a vivere sia la fondamenta dei grandi amori. L’altra traccia è Ok, ci sto, racconta il magico incontro di 2 persone affini e felici, per fortuna l’universo non è tutto un crepacuore.
Come vedi la scena musicale di oggi rispetto a quando hai iniziato? Più difficile e frastagliata (come pensano in molti) o comunque piena di opportunità date dalla possibilità di usare le nuove tecnologie? Oggi c’è molta più offerta musicale in termini di generi e di formazioni musicali, la tecnologia offre molte possibilità sbrigative ma anche sorprendenti per poter fare musica in studio e dal vivo. La musica attraverso i decenni cambia espressione, in aderenza con il cammino delle società, potremmo dire che c’è omologazione ma in fondo anche in passato era così. Oggi c’è più facilità nella fruizione di qualunque contenuto, quindi forse ci si appassiona poco a tutto. Nel futuro ci dobbiamo aspettare una Stefania Dipierro più “elettronica” (come emerge da una buona metà del tuo disco) o jazz e mpb sono comunque due amori che non abbandonerai mai? Te lo chiedo perché so che hai già cominciato a scrivere canzoni per il prossimo album. Who knows ... la storia la facciamo vivendo. Mi piace la musica suonata e quella delle tecnologie. La verve di scrivere mi dà continuità nel fare, che vestito indossare lo vedrò già settimana prossima che ho una session di registrazione con Ladisa.
Per finire, qualche cenno sui tuoi progetti più imminenti: promozione del disco e future date in cui sarà possibile vederti dal vivo. Voglio ricordare che l’album è pubblicato dall’etichetta italiana Incipit Record – in collaborazione Booking & Management: BMU/Intersuoni - prodotto col sostegno “Programmazione Puglia Sounds Record 2020/2021” e “REGIONE PUGLIA FSC 2014/2020 Patto per la Puglia - Investiamo nel vostro futuro” . Disponibile nei negozi e sulle piattaforme digitali Spotify, Apple, Amazon, Soundcloud, Deezer… Per ora ho delle date con Marco Bardoscia – già sideman stabile di Paolo Fresu – contrabbassista visionario, usa anche l’elettronica, che è con me nei live e nei dischi già da qualche anno. Ci sono una serie di cose che stanno per essere formalizzate, anche in Belgio e Olanda. Aggiorno sempre dai miei social e sono certa che ci vedremo presto. Grazie a voi, vi lascio con questo messaggio: nelle relazioni bisogna dare, senza chiedere, così si cresce insieme autonomi ("eppure non stai lì a chiedere acqua..." da Fiore nel Deserto), la spiritualità dei legami, la libertà personale, trovano spazio nella pienezza del qui ed ora e guardano lontano, verso il futuro. All’amore <3 Un’emozione che ci fa vivere meglio perchè procura meno inquinamento umano e sociale. Quando c’è amore intorno si è contenti, a volte anche felici. Contenti quando si ha quello che vogliamo. Felici quando le condizioni intorno a noi ci aiutano a dare i nostri migliori frutti. Dove c’è amore non c’è violenza.
Articolo del
11/12/2021 -
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