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Ritroviamo Miranda Cortes che avevamo presentato in anteprima su Extra! Music Magazine con un video allegorico e teatrale a custodire il suono e la ricerca di “Cortango”… o meglio una parte di esso, forse la più fruibile e la meno sfuggente. Lasciamo la superficie ora e immergiamoci, guidati dalla sua voce in questa lunga intervista, nell’ascolto di un lavoro che sfacciatamente punto più verso l’avanguardia che al tutto e subito di una soluzione facile del mercato. Si intitola (quasi didascalicamente) “Il Coraggio”, lavoro che l’artista francese ha scritto liberandosi di maschere e di vincoli, liberando l’estro e l’ispirazione. Dentro un disco in cui impera la fisarmonica come attore principale e non unico ovviamente, è facile perdere l’orientamento ma altrettanto inutile ancorarsi ai soliti stilemi per raggiungere una ratio a tutto. L’invito è aperto a tutti i coraggiosi ben pensanti ancora capaci di curiosità e di spirito critico per la musica non confezionata dal grande mercato. Che poi il passo dall’arte alle problematiche sociali è assai breve. E infatti saranno spesso questi i toni della nostra conversazione. Inevitabilmente direi anche… “Fare Arte è un atto di profonda onestà e amore per la vita, un risveglio dal torpore mediatico e propagandistico senza senso a cui spesso si soccombe” (Miranda Cortes)
Ti ritroviamo Miranda dopo l’anteprima del video di “Cortango”. Che tra l’altro quel video è un estratto del brano che è assai più lungo. Come mai questa scelta? “Cortango” dura 5m 46sec., l'ho scelta perché considero il titolo come una piccola “trappola”, ovvero, il tango si fa avanti per la prima parte, ma nella seconda parte si trasforma radicalmente in pura sperimentazione, una mia visione sonora rimbalza nell'ignoto. Di fatto il tango è solo un pretesto per aprire le danze di questi quasi 6 minuti di musica. Ho attribuito anche un sottotitolo a questa composizione: il Tango della Maschera del terzo Millennio, grazie alla maestria di Eleonora Fuser, che nel video interpreta una danza in codice insieme a me
Eleonora Fuser è un punto fermo del video. In qualche modo lei e la sua arte hanno ispirato parte del brano o dell’intero disco? La partecipazione di Eleonora Fuser è un valore aggiunto per il video di “Cortango”, non compare negli altri brani del disco. La sua partecipazione mi ha dato la possibilità di ispirarmi al cinema d'essai per il tipo di ripresa e di immagine utilizzati con lei. Eleonora è un Maestro della maschera, una grande interprete della commedia dell'Arte veneziana, la sua presenza conferisce un grande valore artistico alle ragioni estetiche e divulgative del video. La sua danza rafforza la sperimentazione del brano così come il video integrale, di circa 6.20 minuti, presente anche questo su youtube, si apre con un'introduzione della Fuser nel raccontare la maschera della strega da lei inventata negli anni '80, maschera che indossa proprio in questo video. La versione integrale è importante da vedere perchè consente di comprendere meglio la poetica di Cortango
Ma non solo tango dentro questa tracklist vero? Infatti e aggiungo anche per fortuna! La varietà in questo Cd non manca, questo riflette la mia personalità del vivere ogni cosa come un caleidoscopio, la mia eterna curiosità mi ha sempre portato ad esplorare il più possibile, senza confini, senza gabbie mentali, per l'amore della ricerca
Ci arriva forte la sensazione di avere tra le mani un disco che somiglia più alla dimensione di verità che hai della musica. Come a dire: ora vi faccio sentire quello che ho in testa. Forse più che di coraggio, il titolo avrebbe dovuto inneggiare alla libertà? Sono valori interdipendenti, e di sicuro ci vuole coraggio per vivere in un stato di verità, ovvero di profonda onestà intellettuale e di amore per quello che si fa, escludendo secondi fini materialistici di breve durata, o il sentimento della paura, che quotidianamente invade le nostre case e la nostra mente. Nella mia testa so di appartenere alla schiera degli Artigiani Artisti, sono fra quelli che riconoscono nella Natura la dimensione artistica più autentica e del tutto eccezionale con la grandiosità delle sue montagne, dei suoi fiumi, laghi, gli infiniti colori dei cieli e della flora di ogni latitudine, le incredibili specie animali... contemplare la bellezza del pianeta Terra e cercarla nella nostra opera e nella nostra vita è uno stato di Verità. A Venezia ho il privilegio di vedere quotidianamente questa bellezza insieme all'imponenza artistica costruita dall'uomo quando il prestigio di una Repubblica come la Serenissima era al servizio del Bello. Per questo non può non esistere un filo rosso in questo album, la sua struttura palindroma con il primo brano “Sempre”, in cui l'Adagio iniziale viene riproposto identico anche nel finale dell'ultimo brano, “La Terre et Le Ciel”, chiude un ciclo di composizioni in cui ho qualcosa di chiaro da dire e chi entra in risonanza con la mia musica, si sente “toccato” nel profondo. Fare Arte è un atto di profonda onestà e amore per la vita, un risveglio dal torpore mediatico e propagandistico senza senso a cui spesso si soccombe. Nel 2019 scrissi in un mio libro una riflessione che potrebbe ulteriormente chiarire la tua domanda: ”capire in profondità se si voglia intendere Arte come Technè, ovvero come nutrimento della propria vita immersa nella verità o Arte come come gratificazione esterna al sé, affine alle mode, ai desideri delle giurie specialistiche e al grande pubblico. Si apre dunque un dibattito etico intellettuale di fondamentale importanza sulla dimensione artistica tra l'essere pago della propria creatività nel senso “artigianale” del termine anche se a costo di grossi sacrifici, o rendersi invece gradito alla corte”. (L'inevitabile Incontro)
Oggi la vita non da tempo e spazio all’avanguardia. Tu come ti rapporti e come pensi che viva un disco così impegnativo? Più che la vita, direi sia il Sistema Uomo a non dare spazio a ciò che è verità, ovvero la Vita come ricerca, conoscenza e amore. Da decenni l'industria culturale punta ad una semplificazione delle coscienze, e l'accelerazione tecnologica in corso invade sempre più le nostre vite; una società digitale che considera la persona un mezzo per la prestazione che può fare e non un fine per quello che è veramente. L'avanguardia del dopoguerra produsse un movimento culturale nuovo e stimolante, ma con il passare degli anni si isolò in una torre d'avorio con fredde elites intellettuali che abbandonarono completamente la funzione comunicativa e mutarono la produzione artistica in un esercizio di stile. La mia produzione artistica, pur utilizzando forme musicali distanti dal pop, vuole aprire un canale di comunicazione con il pubblico, stimolare la curiosità, porre delle domande, elevare la mente. L'identità umana non è quello che la fabbrica del consumo vorrebbe farci credere, un ibrido di istinto e paura, dentro di noi esiste una coscienza armonica che va nutrita e amata. Questo è lo scopo di un disco “impegnativo” come il mio, sequestrare le persone sul divano ad ascoltare circa 50 minuti di musica artistica… pensiate sia possibile?
Articolo del
14/02/2022 -
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