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Bel progetto di esordio per Alessandro Sanna, figurato dal moniker Lisandru. Un Ep che troviamo nei consueti canali digitali dal titolo “IN” e uscito su disco per la Seahorse Recordings da cui non ci stupisce più un certo suono spesso rivolto a derive sghembe del pop, che diviene quasi distopico, sicuramente immerso e contemplativo. Siamo dentro le pieghe di un pop rock che arriva da quegli anni ’90, acidi, istintivi, ruvidi. La viscosità di Lisandru piace anche perché, l’osservazione del se passa proprio dalla nostalgia di un passato emblematico per la musica underground italiana
Un disco interessante dietro suoni decisamente apocalittici. Quanto il tempo che stiamo vivendo ha contribuito all’estetica? Beh...decisamente! Anche perché ogni canzone che scrivo viene inevitabilmente contagiata dal tempo nel quale stiamo vivendo. Ci sono dei brani che ho prodotto durante la pandemia e nel bel mezzo del lockdown, il suono è stato contaminato dal periodo grigio e da quelle atmosfere. Alcuni brani appartengono soprattutto alle atmosfere del cuore, che anch’esso era turbato nel momento che sono stati concepiti
Chi c’è dietro questo nome? Cioè Lisandru oggi somiglia ad Alessandro Sanna? Oppure uno insegue l’altro? Ho dato a questo progetto il nome Lisandru, è ormai anche la gente mi chiama così, è la traduzione in sardo di Alessandro, cerco di essere me stesso, forse ci sono due parti di me che si inseguono e lottano tra di loro, non so... comunque sono “questo” e lo canto...voglio che si trasmetta nelle mie canzoni. Non cerco dualismi, ma un unica forma, che rappresenta in sostanza la mia vera radice
Il video, il suono, la copertina: distorsioni ai contorni, bianchi e neri, giornate uggiose, luoghi di periferia. Tutto questo quanto parla di te e del tuo modo di stare al mondo? Io credo che i dischi, come i quadri siano fotografie di un attimo o di un periodo che un artista rappresenta. Un istante di vita che fotografiamo per necessità, per poterlo fermare e raccontare. In generale penso di essere una persona ottimista e positiva, infatti il più delle volte comunque, le mie canzoni hanno un epilogo positivo, dove si percepisce una qualche speranza e una soluzione al grigio e alla parte scura della vita. I colori di questo disco sono il bianco e nero, come si può vedere già dalla copertina, rappresenta appunto gli anni dal cuore turbato che ho vissuto... forse già da domani farò un altro disco con qualche colore in più... chissà. Si vive di momenti e i momenti possono avere molteplici colori
Posso dirti che “Naufragio” esce un poco dal resto del disco? Forse è il momento vero di rottura tra il tuo passato e una pace da cercare con il futuro? Si in effetti ho voluto dare al disco un momento diverso, un movimento e uno stacco. Però vorrei dire anche che l’elettronica è un “genere” che mi ha sempre appassionato anche perché provengo dal rock sperimentale e dalle sonorità elettroniche di quel tipo. Ho suonato in passato con delle band dove suonavo dei toys (cyrcuit banding) e altri strumenti che mi creavo io, e miscelavo il suono con programmazioni elettroniche. Penso che questo mio nuovo progetto cantautorale sia un’ennesima sperimentazione, anche perché io non avevo mai cantato prima d’ora. “Naufragio” forse fa parte delle sonorità del passato, ho comunque la sensazione che nelle prossime mie creazioni musicali, possa ritornare quel sound, anche perché mi appartiene troppo
Ma questo futuro e questa scena indie italiana… quanto ti appartengono? INDIE, dovrebbe riportarci alla parola “indipendente”, quindi lontano da soliti cliché, dalla grande distribuzione, dal produrre musica usa e getta. Sappiamo che il mercato discografico è diventato purtroppo un grande squalo divoratore, che non fa altro che sfruttare gli artisti per fare soldi. È un discorso complesso, ma penso che in questa fase, la cosiddetta scena Indie italiana, ha subito un forte scossone, così anche come la musica e l’arte in generale per colpa dell’emergenza covid, e naturalmente a farne le spese e ad essere maggiormente più penalizzata è appunto la musica indie, quella con poco budget Insomma. Se un artista ha valore, emergerà inevitabilmente, se ha qualità verrà notato, il problema è riuscire a non farsi snaturare e non essere omologato al music business
Articolo del
19/02/2022 -
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