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Si intitola “Eleven Tokens” il nuovo progetto del compositore emiliano Andrea Cappi, progetto che si firma con il moniker Multibox. Multistrato, multi geometrie, multipli di piani di lettura dentro cui perdersi nelle infinite volute di queste composizioni in bilico tra classicismi e ricerche… ricerche che non sottolineiamo solo sul piano della scrittura ma anche e soprattutto nella forma del suono che qui diviene protagonista proprio dentro la narrazione. Uno scenario sonoro interessante dentro cui è facile perdere l’orientamento ma anche, al tempo stesso, doveroso farne a meno per una immersione personale completa e totalizzante. Il nuovo jazz, la nuova fusion, un timido sguardo verso l’avanguardia. Con Andrea Cappi anche Emiliano Vernizzi al sax tenore ed effetti, Riccardo Cocetti alla batteria e Stefano Galassi al basso.
Jazz, fusion, dub…qual’è la vera anima di questo disco? La vera anima come la vera etichetta non esiste per questo disco. É un disco che presenta tutti questi riferimenti che hai detto ma poi cerca di plasmarli, farli convivere tra loro e farli apparire in un contesto lontano dal loro habitat naturale. E alla fine il contesto, al di là di esecuzione di parti scritte e improvvisazione, lo fanno i musicisti con la scelta dei loro suoni, la loro intenzione, sensibilità e background. Gli stessi brani suonati da musicisti non di estrazione jazz avrebbero un sound completamente diverso e il lavoro finale prenderebbe un'altra direzione
Con Andrea Cappi in primis si deve parlare di improvvisazione, che non è solo la matrice portante di questa musica ma anche e soprattutto del come si pensa alla musica in generale vero? Anche se non si può assolutamente dire che l’improvvisazione sia l’elemento dominante in questo progetto, che presenta molte parti scritte anche in maniera piuttosto rigida, quello che dici è vero: l’improvvisazione è un approccio e un modo di pensare la musica in generale, non solo circoscritta al ruolo del solista e dei suoi accompagnatori in quel determinato solo e momento. L’improvvisazione è correlata con la voglia di ricercare sempre qualcosa di differente, di stupire (e stupirsi) costantemente mentre si suona, con un approccio aperto e coraggioso, consapevoli che anche una prepotente variazione, se non addirittura un errore, possa rappresentare uno stimolo verso qualcosa di nuovo e interessante
A parte molti ostinati, molte frasi che danno corpo e ragione alla scrittura, quanto l’improvvisazione ha lavorato nella direzione del disco? Quanto invece pensi che abbia distratto dal percorso centrale? Non penso che l’improvvisazione abbia distratto anzi forse le avrei lasciato ancora più spazio e libertà, ed è quello che probabilmente cercherò di fare nel prossimo lavoro dei Multibox. Penso che in questo disco l’improvvisazione abbia principalmente il ruolo di rendere il tutto meno strutturato e rigoroso. Rappresenta quell’elemento che garantisce la fluidità e l’imprevidibilità della musica e del sound che cercavo
Mi piace questo nome: Multibox. E anche qui non c’è solo l’idea dell’aleatorietà dello sviluppo ma mi fa pensare anche a tante radici diverse, nature e ispirazioni diverse Si è proprio così, è un nome semplice e diretto e identifica chiaramente le cose che dici: riferimenti musicali e radici diverse, ma non solo. La mia intenzione in fase compositiva era proprio quella di organizzare un discorso musicale attraverso “scatole” di suoni o frasi o altro… e di mescolarle tra loro in maniera diversa. In alcuni brani si avverte molto questa cosa, in altri meno perché l’intenzione era diversa o perché il discorso poi si è evoluto in qualcos’altro, com’è giusto che sia.
La mescolanza di tutto secondo te ha portato a qualcosa di nuovo o a qualcosa che si compone di tanti tasselli conosciuti? Avere la pretesa di fare qualcosa di nuovo lo considero un miraggio per la musica oggi. C’è però secondo me ancora tanto spazio per prendere e riconsiderare tutto lo storico, avvicinarsi alle moderne tecnologie e sperimentazioni e quindi provare a trarne qualcosa di interessante e personale. Alla fine credo che la cosa più difficile oggi sia questa: studiare innanzitutto (e ogni giorno ce n’è sempre di più) e poi riuscire a trovare la propria dimensione e fare le proprie scelte tra le infinite possibilità che, fortunatamente, il presente ci offre. Infine, da tutto questo, provare a fare una buona musica. Impresa non certo semplice
Articolo del
02/03/2022 -
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