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Lontano dal pop, strumentale, un viaggio della coscienza in cui immergersi per uscirne consapevoli: questo è Zero Killed, nuovo album di Marco del Bene, Compositore e innovatore editoriale, con all’attivo moltissime collaborazioni musicali fra le quali Marco Mengoni e Patty Pravo, non ultima l’attività di produttore artistico per Sherol Dos Santos.
Marco ha nel mondo dell’audiovisivo e del gaming il suo territorio preferito. Negli ultimi mesi si è dedicato quasi interamente al cinema firmando le colonne sonore di Vita, film doc di Matteo Raffaelli, scritto da Matteo Raffaelli e da Giorgia Colli, prodotto da D-Color e distribuito da Istituto Luce Cinecittà, dell’horror Reverse di MJ Capece e di Not to Forget, pellicola americana diretta da Valerio Zanioli con cinque premi oscar, distribuita negli USA e UK da Vertical Entertainment, e con cui si è aggiudicato il premio di Best Soundtrack al New York Across the Globe Film Festival. Imprenditore digitale, giornalista e producer, dirige oggi la rete di portali Funweek ed è fondatore di un gruppo di aziende impegnate, a più livelli, nel mondo della comunicazione e nel mondo dei media. È padre di 4 gatti
Zero Killed è un album che incarna molti mondi, dall’elettronica al cinematico passando per beat rap, da cosa nasce questa sintesi? La musica, le composizioni, sono foto di momenti. Siamo in continua evoluzione e questo è il mio sound oggi, questo sono io ora. Volevo un album aggressivo, con chitarre e fuzz in primo piano e ritmi tribali. Volevo un’estetica decisa ma allo stesso tempo semplice e intellegibile. Di fatto, se noti, la maggior parte delle tracce ha la forma di canzone anche se in forma strumentale. “Not to Forget” è stato un film perfetto per me nel 2021. Stavo affrontando la perdita di mia madre e la colonna sonora è delicata e acustica. Con Zero Killed sono allo step successivo. L’attenzione del progetto è posta sull’estetica di approccio musicale granitico sviluppato intorno a temi legati a scenari di conflitto che si risolvono in un’ultima traccia: “Evolution”. Come sempre mi sono ispirato ad una storia di un changing, mio legame con il cinema è a doppia direzione.
Nel tuo settore sei molto stimato e considerato un outsider. In poco tempo hai fatto moltissimo, vuoi parlarci del tuo percorso? Ho studiato per fare musica e parallelamente ho una preparazione matematico economica. La mia carriera adolescenziale è partita molto bene a quattordici anni nel mondo della composizione per teatro ed è naufragata altrettanto bene a ventotto nel mondo della canzone. Li si è innestato un altro mondo di attività legate alla comunicazione e alla rete. Il tutto mi ha fatto crescere come persona, curato le insicurezze e dato modo di conoscere nuovi processi creativi a trecentosessanta gradi. Mi sono confrontato che le miei fragilità e le ho superate. Negli anni ho avuto occasione di collaborare per grandi artisti italiani come Mengoni e Patty Pravo. Poi è arrivato il mondo dell’audiovisivo e dell’arte e li ho trovato la mia dimensione che, per altro, mi ha portato ad un successo personale. In tre mesi il mio lavoro ha oltre seicentomila ascolti. Si è chiuso il cerchio in un percorso di evoluzione dove, credo di aver avuto il talento, di essermi sempre messo in discussione affrontando nuove sfide lavorando sul mio carattere
Che ruolo ha secondo te la musica nel cinema. Ultimamente è stata un po' emarginata Se parli con un produttore di videogame emerge immediatamente che la parte sound è il 70% del gioco. Prova a vedere Matrix senza musica e diventa noioso, perdona la citazione anni 90. Detto questo la musica è marginale nel cinema perché in molti casi, forse, non c’è consapevolezza e non ci sono i budget. Il grande cinema è accompagnato da grande musica. Ora possiamo anche relegarla a Oscar tecnico come ha fatto l’Accademy o schiacciarla nell’ultima esigenza di produzione sono semplicemente distorsioni del mercato.
Quanto del tuo lavoro è legato alla tua capacità relazionale Scrivo musica per immagini, amo il cinema e lo frequento a prescindere dalla mia attività artistica. Di base quello che mi interessa è un dialogo con chi crea e chi ascolta, oltre che con me stesso. Ho scritto musica per anni, tenuta su hd, persa, ritrovata. Suonerò finché avrò fiato in corpo. Fa parte di me o lo faccio essenzialmente per questo senza dover dimostrare qualcosa. Quello che cerco è semplicemente è un memento autentico e onesto con me stesso concedendomi questa meravigliosa bolla blu che è la composizione. Se hai visto Soul della Disney, il mio stato è quello. E’ chiaro che quando ti confronti con un regista, produttore o creativo la musica parte dall’incontro stesso e dal movimento intellettuale ed emotivo che questo produce. In questo viaggio sono accompagnato da un validissimo ufficio stampa nella persona di Marta Volterra e del suo team oltre ad una serie di amici artisti con cui collaboro per la parte visuale. Spesso Alessandro Vona, un grandissimo fotografo ha curato l’immagine. Su Zero Killed è sua la copertina
Articolo del
06/04/2022 -
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