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Parliamo di un disco delicato, prezioso, elegante e decisamente ispirato nella sua forma lirica ed estetica. “ItaliòPolis” è la nuova opera di inediti di Eugenio Balzani, un home-studio, una vecchia scheda Pro Tools e il mix a cura di Marco Mantovani, la maestranze artigianale della Recover Band dentro cui spicca anche il suono di un vecchio Wurlitzer. E poi il disco, vintage come ama definirlo lui stesso, qualcosa che avrebbe suonato bene dentro i solchi di un vinile. La critica sociale in primis ma ovviamente anche tantissima devozione alla vita, all’amore, ai rapporti e alle anime bianche venute a colorare il suo percorso. Tanta bellezza come fosse un disco di un tempo antico. Eppure c’è tantissima attualità che continua a girare tra le trame di queste nuove canzoni di Eugenio Balzani.
Quanta bellezza dentro il mondo classico dei suoni. Partiamo da qui: mondo acustico o mondo digitale? Secondo te chi vince? La bellezza del suono acustico , quindi naturale, non alterato, è la caratteristica dominante di tutti gli strumenti e quindi di riflesso della musica. Il suono digitale , quasi sempre parte dalla registrazione e sucessivo campionamento di un suono naturale per poi modificarlo e renderlo idoneo per un certo tipo di utilizzo. La rivoluzione digitale ha completamente ridisegnato il modo di fare i dischi e anche di fare musica, è una direzione irrevesibile , perchè propone uno sviluppo tecnologico continuo con prospettive inimmaginabili. Detto questo, per quello che mi riguarda , penso che la Voce umana sia ancora oggi lo strumento analogico più potente presente nsul pianeta
Una voce in bilico tra Brunori e Niccolò Fabi dentro forme che molto devono alla scuola romana. Ti trovi dentro questi confini? Li conosco poco entrambi, so che sono molto bravi , ma faccio fatica ad identificarmici, forse mi sento più vicino a Daniele Silvestri e nella scrittura e anche nel canto a Francesco De Gregori.
E poi questo titolo: “ItaliòPolis”. Critica sociale o sogno di quando il mondo era spensierato agli occhi di un bambino? “ItaliòPolis” è un gioco di parole , per un paese che non sa diventare uno Stato e rischia di rimanere una città, è il gioco delle contraddizione in cui noi Italiani siamo specialisti , nel bene e nel male. Quando ero bambino , mi sembrava un paese più felice.
Torniamo sul suono perché questo disco deve molto all’impronta della Recover Band. Come avete disegnato tutto il mood? Il suono è stato cercato ancora prima di scrivere molte canzoni del disco, volevo ritornare all'idea dei gruppi italiani e non, degli anni settanta, con la presenza di un piano Wurlitzer che legasse insieme la sezione ritmica e la sezione fiati, per sound omogeneo e compatto al servizio del cantante, una vera band insomma. Sono molto contento del risultato che abbiamo ottenuto, il suono è il protagonista di questo lavoro, per come la vedo io.
Voglio chiudere con una domanda assai delicata: hai fatto caso che spesso canzoni dolore e faticose per un artista hanno sempre pieghe assai solari, energiche e serene? In questo disco capita spesso… cosa ne pensi? Sono contento di questa domanda, alcune canzoni nascono dalla perdita di persone cosi importanti e care , da pensare quasi “ e adesso come faccio senza di loro”, poi si fa, nel senso che loro sono le prime che ti chiederebbero di rimetterti in gioco e di continuare ad amare la vita e ad onorarla come il dono più prezioso che abbiamo....
Articolo del
04/06/2022 -
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