|
Quella sofferenza sottilmente dannata di chi alla sua personalità associa anche sofferenza, distanziamento e forme di discriminazione. L’essere unici porta con se anche l’allontanamento dalla massa (non)pensante. Tutto questo dentro un rock anacronistico, americano se non fosse per quel certo modo di definire ben bene i contorni e le dinamiche che sa molto di italico manierismo pop. E non è una critica… anzi. Nell’ascolto del risultato finale, direi che c’è molto di cui stupirsi. “Mostralgia" è l’esordio del duo marchigiano composto da Francesco Quinto e Alessandro Tacchini, al secolo i Soundelirio. Anacronistico in quel modo di fare dentro cui il metal e il rock incontrano un modo epico e pop allo stesso tempo. “Mostralgia" sembra restituire un ruolo ad ogni attore della scena, sembra rispolverare quel bisogno del suono di avere un posto centrale nella narrazione. E poi le liriche che al pop delle volte rubano una forma scorrevole ma che spesso strizzano l’occhio ad un fare filosofico… il tutto per raccontare di quanto siamo ancora primitivi nell’annoso dilemma tra individualità e omologazione. E non sarà mica un caso che dentro questo primo lavoro dei Soundelirio siamo capaci di fare un viaggio di generi che non avremmo mai previsto anzitempo. La strada è lunga e ricca di individualità distinte…
Un rock di qualche generazione fa. Tra metal, crossover e pop. Il tutto dentro un peso poetico, quasi epico, da dare alle liriche. Dove e come nasce un progetto di questo tipo? Da quale ispirazione? La domanda contiene già la risposta. Con “Mostralgia” abbiamo lasciato uscire prepotentemente la nostra emotività. Si era concentrata in un unico punto, negli anni, poi è esplosa. C’è la nostra poesia (ovvero, il nostro modo di trascendere la prosa della vita) e tutto il sound che ci ha emozionato sin dalla giovane età. Deriva dal nostro vissuto, dalle nostre esperienze, dalle nostre difficoltà. L’ispirazione è venuta dando voce all’urgenza di vederci proiettati fuori. La nostra urgenza di dire chi siamo e come ci sentiamo (e come stiamo, se non urliamo al vento…).
Più volte avete asserito che nessuna nota, nessun suono è venuto fuori da altri. Tutta farina del vostro sacco. Ma in due com’è riproducibile tutto questo dal vivo? Bhè no. Nel disco, la sezione ritmica (basso e batteria) - sebbene interamente scritta da noi - è suonata da due incredibili musicisti: Federico Bruni e Stefano Lelii. Dal vivo, confidiamo in loro!
Gli anni ’90, anzi i primi del 2000. Io ritorno li quando ascolto “Mostralgia”. Voi? È il sound che ci ha marchiato a fuoco. Per dare inizio a questo (speriamo lungo) viaggio abbiamo sentito dentro di noi l’esigenza di dare prima voce alle nostre radici. Per poi proseguire con l’albero, verso l’alto. Ogni primo lavoro, crediamo, per essere davvero autentico, deve trattare di qualcosa di cui si è avuto precisa esperienza diretta. Da lì si può acquisire la chiave per qualcosa di completamente nuovo.
Che poi l’allegoria che arriva dal nome come dall’immagine di copertina è assolutamente anacronistica. Secondo voi ancora oggi il diverso soffre di emarginazione? Per fare una violenta sintesi… Noi parliamo dell’emarginazione nascosta, quella più vera, radicata e dolorosa (non di quella apparentemente sdoganata da qualche slogan o dalle giornate dedicate a…). Quella che riguarda l’indole, il daimon, il modo di essere, la sensibilità, l’empatia. Parliamo dei nervi scoperti dei personaggi “mostro”. Delle loro vite difficili. Della loro splendida unicità. Del loro titanismo. Il diverso non ti verrà mai a dire che soffre per emarginazione. Soprattutto se la sua è una diversità non fisica o sessuale o altro di apparente. Ma interiore. Scomoda.Ma il problema non è il suo. E’ di chi non lo comprende, non lo riconosce o non lo accetta. E’ lui il vero mostro.
Esiste una soluzione a tutto questo? Perché tutto mi sembra tranne che un problema risolto in questo futuro digitale… Esiste come per ogni piaga che affligge questo pianeta. La tecnologia non ha nulla a che vedere con il progresso spirituale, ovviamente. La soluzione non può prescindere dal risveglio delle coscienze dei singoli. Le rivoluzioni vere sono quelle che accadono dentro di noi. Le piccole illuminazioni della vita che ci spingono al cambiamento. Ad accettare che non possiamo controllare nulla ma solo assecondare il corso del fiume. Vogliamo credere che ci sia qualcosa di invisibile, di immanente e profondamente giusto dentro a quel fiume. E a noi piace pensare che la vera fratellanza è quella che ci impone di comprendere la bellezza di qualcosa che apparentemente ci è alieno, sfuggente, persino ostile. Troppo facile amare solo chi è simile a noi e ci ama. La biologia ci insegna che dalla diversità genetica si ottengono vantaggi per l’intero ecosistema…
Articolo del
06/06/2022 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|