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Richard J Aarden
Un nuovo folk, sensibilità e tempo presente
di
Domenico Capitani
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Dischi come questo mi lasciano indagare anche il senso del tempo. Non hanno tempo, non hanno regione e nella loro ragione esistono tutti i punti di vista possibili. Un disco come questo nuovo, eponimo, del cantautore folk italo olandese Richard J Aarden, somiglia ad una giornata di pioggia che si sospende e che sospende il tempo, lo spazio. Silenzioso ma anche arrogante di percussioni lontane, qualche spruzzata di un rock che non prende ma il via verso direzioni sfacciate. Suona come nei ghiacci, come lievi sfumature ricordano Bon Iver, come qualcosa di Hope Sandoval senza mai accostarcisi troppo, da una parte o dall’altra. Con una produzione che sembra artigianale passando anche dalle mani di Luca Stignani e Peppe Fortugno. Belle cose…
Un nuovo folk che sempre più abbraccia derive distopiche… che rapporto hai con il presente? Fuggi o resti per misurare la tua vita e a tua musica? Fuggire mai, il presente è sempre la prima influenza, che viene poi filtrata dalla sensibilità di chi crea qualcosa. Non resto per misurare niente comunque, non ne ho bisogno.
Perché ho l’impressione che le forme debbano essere poco definite? Penso alla copertina ma anche a tanti suoni… Non credo che debbano essere per forza poco definite, a me servono a far capire meglio l’essenza delle cose e a dare ancora più risalto alla comparsa di contorni e parti più definiti. Credo sia proprio insito nel mio modo di scrivere comunque. Musicalmente, non c’è quasi mai una traccia che prevale sulle altre ma mi concentro molto sull’insieme delle parti. La comparsa di un suono ben definito e riconoscibile succede quando ha un ruolo, obiettivo e significato molto specifico all’interno del brano. Per quanto riguarda i testi invece mi piace lasciare sempre libera interpretazione a chi ascolta e per questo cerco di non essere mai troppo didascalico nel racconto.
Luca Stignani e Peppe Fortugno. Un incontro con loro per determinare poi la forma ed il suono. Come avete lavorato assieme? La forma e in generale tutto il mondo sonoro del disco erano giá molto determinati prima della finalizzazione a 6 mani con Luca e Peppe. Con loro è stato fatto un grandissimo lavoro sulle ritmiche e sul mix. Le ritmiche di Somewhere I feel free in particolare sono state rivoluzionate rispetto alla prima stesura. Un lavoro a tratti certosino che ci ha fatto sudare tanto. Avevo comunque molto bene in testa come doveva suonare il tutto e che tipo di emozione dovessero suscitare i brani. Siamo stati sempre molto allineati sull’output da raggiungere.
E con il senno di poi, riascoltando tutto, cosa pensi sia venuto fuori? Qualcosa che ti somiglia? Mi risulta difficile pensare di creare qualcosa che non ti somiglia. E questo disco è proprio la mia fotocopia a livello musicale. Al netto della classica e inevitabile autocritica e del mio perfezionismo irraggiungibile, penso sia venuto fuori un lavoro straordinario.
Dal vivo… Olanda, Italia o resto del mondo? Dove potremo trovarti… Al momento non ci sono ancora date fissate. Vedremo in futuro se e dove si smuove qualcosa.
Articolo del
10/07/2022 -
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