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Dopo un ep di esordio di due anni fa Nicola Lotto torna con “Il canto nudo”, un album di undici brani, che riafferma la sua poetica stringata ed essenziale, che trabocca poesia. Lo abbiamo intervistato chiedendoci di raccontare di questo suo nuovo capitolo discografico e della collaborazione con mostri sacri come Paolo Benvegnù. Questo il risultato della nostra chiacchierata! Buona lettura
Ciao Nicola! Come nasce il tuo progetto musicale? È una questione di passione, di respiro e di necessità. In particolare questo disco è il mio primo intero a mio nome. È elettrico, ruvido, onirico, impetuoso.
Quali sono le tue influenze principali? Molta canzone d'autore italiana, parecchio underground italiano. Per l'estero mi vengono tre grandi nomi, Lanegan, Cave e Drake.
Il tuo ultimo disco è stato veramente una bellissima sorpresa, sembra quasi che il tuo cantautorato dia nuova linfa a tutto il panorama. Cosa ne pensi dell’attuale panorama? È un bellissimo complimento, grazie. Dell'attuale panorama penso che molti musicisti si siano venduti tutto all'insegna di una ricerca smodata e inutile di una visibilità che non paga e non può pagare. In più continuo a vedere una corsa alla superficialità, o meglio a una mancanza di profondità che avrebbe il compito di catturare più pubblico possibile. Peccato che il pubblico, anche grazie a questo, si sia impoverito e impietrito, non accetta più nulla che non sia immediato e digeribile all'istante. L'all you can eat della musica prosegue incessante. Certo ci son anche cose belle, personalità luminose che resistono ai tempi e continuano a coltivare bellezza. E pubblici in grado di cogliere, pochi ma buoni. A loro tutta la mia stima
Da cosa prendi ispirazione per i tuoi testi? Non c'è una vera risposta, non scrivo quasi mai pensando a un argomento o a una storia da raccontare in maniera didascalica. In genere mi lascio trasportare da indizi, piccole ispirazioni, simboli e cerco di capire cosa vogliono dirmi, dove mi portano, fare tramite questi una composizione di parole che abbia anche una tensione poetica, che aspiri a parlare delle cose che avvengono dentro di noi, giù nel buio e nel profondo
Com’è stato collaborare con Paolo Benvegnù e Flavio Ferri? Emozionante e divertente. Belle persone, le devo solo ringraziare. Ferri come produttore artistico ha dato una personalità davvero interessante a questo disco, Benvegnù è un regalo di cui vado fiero
E adesso cosa succede? Suonare il più possibile il disco, in futuro utilizzare le canzoni per costruire uno spettacolo teatrale, dare luce, spazio e tempo a questi brani a cui tengo molto.
Articolo del
14/07/2022 -
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