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E lo spettro di quel Teatro degli Orrori risuona potente e a noi piace e non poco. Non è un caso poi che la produzione artistica di questo nuovo disco dei Rough Enough è firmata proprio da Franz Valente. Lasciamo girare “Che la testa ti sia lieve”, nuovo lavoro per il duo siciliano formato da Fabiano Gulisano e Raffaele Auteri, parete di un rock duro adorna una voce di matrice indie a narrarci momenti di grande vulnerabilità, di quei limiti assai fragili che l’individuo umano porta con se per essere alto e prezioso com’è… nei difetti come dentro i tantissimi punti di luce. L’uscita del disco è stata anticipata dal singolo e video “Ubi maior minor cessat” che vede il prezioso featuring di Ufo degli Zen Circus al basso.
Io partirei dalla copertina. Un rimando alla morte (nel titolo) ma anche al lasciarsi andare… come si legge? La copertina non si legge, si guarda :D . Il soggetto, hai detto bene, si lascia andare. Si lascia cadere all'indietro senza guardare a cosa va incontro. È un gesto di estrema fiducia o di accettazione e apertura ad ogni possibilità che il caso offre: piacevole o spiacevole che sia.
E poi questo video ricco di glam rock… "Ubi maior minor cessat”… c’è tanto sangue inglese nel suono del disco o sbaglio? Non parliamo di glam rock, siamo allergici. Sangue inglese sicuramente sì, abbiamo registrato le chitarre anche da un amplificatore Orange. Per il resto ascoltiamo tanta musica ed i nomi che ci vengono subito in mente non sono esclusivamente inglesi: QOTSA, Royal blood, Tool, Kyuss, Jack White, The Zen Circus, Il teatro degli orrori, Them crooked vultures, The Hives, Pavement, Holding Patterns, Preoccupations, The Velvet teen.
Siamo davvero burattini in mano ai potenti? Siamo noi ad avere tra le mani una serie di apprendimenti, atteggiamenti e modi di fare automatici che fanno parte della nostra cultura e non si possono certo estirpare o cambiare da un giorno all'altro. Si rimanda all'ascolto del brano "Molto poco zen" ... ahahaha.
Parliamo di produzione perché ci sono brani davvero interessanti come “Irrisolti” o “Per difetto”… e con loro tante direzioni diverse. Che volevate raggiungere? Proprio direzioni diverse come sono diversi gli stati d'animo nei momenti in cui scriviamo. In questo caso l'umore era abbastanza scuro. Irrisolti siamo noi, i nostri desideri ed i nostri conflitti esterni/interni, la canzone di per sé era irrisolta: una linea di batteria e due giri di chitarra, abbiamo assemblato il tutto in fase di mix con una linea vocale quasi rap. "Per difetto" è un brano con pochi punti di riferimento per l'ascoltatore, tratta di difficoltà di comunicazione ed ha una chiara ispirazione metal, art rock.
E quanto avete lasciato al caso? Esiste una parte del suono figlia dell’improvvisazione? Ci sono elementi che vengono aggiunti in extremis, alcune cose nascono in studio durante le registrazioni o in fase di mix: lì avviene, a volte anche per caso, l'ultima parte di sperimentazione. Molti dei nostri brani nascono dall’improvvisazione in sala, da riff e pattern che poi ri-elaboriamo insieme e affinché il risultato ci convinca, deve genuinamente far vibrare le nostre corde.
Articolo del
15/07/2022 -
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