(foto di Viviana Di Leo)
Arriva per la prima volta in Italia Christone “Kingfish” Ingram, il nome nuovo della scena blues degli Stati Uniti d’America, un chitarrista fantastico, veloce e molto creativo. Un vero fenomeno che da bambino era capace di riprodurre con la sua chitarra qualsiasi brano appena ascoltato. A soli undici anni era già uno dei protagonisti della scena musicale locale di Clarksdale, la culla del blues, nel Mississippi. A diciassette anni era già in tour negli Stati Uniti e si è esibito perfino alla Casa Bianca. Adesso il suo ultimo disco, intitolato “662” , ha vinto un “grammy” come migliore album blues del 2021. Viene da Perugia, dove due giorni fa si è esibito per Umbria Jazz. Noi lo abbiamo incontrato il giorno stesso del concerto alla Casa del Jazz, a Roma. Ecco cosa ci ha raccontato fra un pezzo di pizza ed un supplì.
Quando è che hai iniziato a fare musica? Quando hai deciso di “vendere la tua anima al rock and roll”?
KF : Ho cominciato a suonare quando avevo otto anni. All’inizio suonavo il basso, poco tempo dopo sono passato alla chitarra.
Hai dedicato una canzone del nuovo album ad un angelo che ti preparava da mangiare in cucina. Chi era?
KF : Era mia madre, si chiamava Princess. Devo tutto a lei. E’ stata lei che mi ha introdotto alla musica, mi ha invogliato a suonare e poi - quando ha visto che stavo diventando bravo con la chitarra - è diventata anche il mio manager…
Perché ne parli al passato?
KF : “Perché mia madre non c’è più, è morta nel 2019.”
Mi dispiace molto. Sei cresciuto in un ambiente familiare molto particolare, i tuoi genitori erano appassionati di musica…
KF : “Sì, posso dire che è stato così. I miei genitori mi hanno iscritto ad una scuola di musica presso il Delta Blues Museum of Arts a Clarksdale, nel Mississippi. Sono stato seguito da Bill Howl e da Madd Perry, due musicisti di blues che sono stati i miei primi insegnanti. Ma la figura più importante è stata quella di mia madre. Mio padre si è limitato a regalarmi quella che è stata la mia prima chitarra elettrica.”
Mi hai detto che sei stato esposto alla musica fin da bambino, quando eri in famiglia. Ma adesso ricordi bene quali sono state le tue prime influenze musicali?
KF: “Da una parte il blues, dall’altra il gospel, che proviene dalla mia educazione religiosa. Un cugino di mio padre, Charlie Pride, era un famoso musicista di musica country e di gospel. Grazie a lui ho imparato a cantare anche se non facevo parte del coro della chiesa che cantava a messa la domenica.”
Di solito un ragazzo della tua età che vive negli stati uniti viene attratto dalla musica rap, dal movimento hip hop. Come mai che a te non è successo?
KF : “ Vedi, la gente pensa che il blues sia una musica ormai superata, che sia una musica per vecchi, ma non è così. Io mi sono avvicinato al blues spontaneamente, da bambino. Mi piaceva quel suono, mi scorreva nel sangue e all’inizio mi sono divertito molto. Solo dopo ho cominciato a conoscere la storia del blues e ho capito che nasce dalla sofferenza, da tutte le privazioni che la popolazione afroamericana del mio Paese ha dovuto affrontare.”
Quali sono stati i musicisti blues che più hanno influenzato il tuo modo di suonare la chitarra elettrica?
KF : Se vuoi ti faccio dei nomi, ma è una lista lunghissima. Partiamo pure da Robert Johnson, che quando ha fatto il patto con il Diavolo per diventare il migliore chitarrista di blues viveva proprio dalle mie parti, aggiungiamo poi Muddy Waters, B.B. King, Freddie King, Buddy Guy, John Lee Hooker, Howlin Wolf, Elmore James, Keb Mo, Johnny Shines e Albert King che , sotto il profilo musicale, era proprio il mio preferito.”
Ti occupi in prima persona del processo creativo? Scrivi tu la musica e i testi delle canzoni?
KF : Sì , ma non lo faccio da solo. Sono in buona compagnia. Lavoro alle nuove canzoni sempre in stretta collaborazione con Tom Hambridge (noto musicista e produttore americano, soprannominato il “Willie Dixon bianco”; ha lavorato con Buddy Guy e con George Thorogood e ha prodotto anche l’ultimo album di Christone Kingfish Ingram).
A proposito, il tuo ultimo album, intitolato “662” (il prefisso telefonico per raggiungere il Mississippi) è un po' diverso da “Kingfish”. Puoi parlarmene?
KF . “ Sì certo. Tom ed io abbiamo pensato di aprire un po' i nostri orizzonti musicali: volevo che la gente scoprisse un altro lato di me. Non soltanto il blues del Delta, quello delle origini, ma anche tanta musica “soul” e qualche accenno al “funky” senza però mai trascurare la chitarra blues o dimenticare il passato.”
Da dove viene il soprannome di Kingfish, il Re Pescatore ? Ha origini letterarie o religiose ?
KF . “ Ma no, niente di tutto questo. Viene da un gioco, da uno scherzo. Mi chiamavano così le prime volte che salivo sul palco in un club chiamato Ground Zero, il locale di Clarksdale che mi ha visto crescere sotto il profilo musicale. Credo che il nome fosse preso in prestito da quello di un personaggio della commedia “Amos & Andy”, molto seguita dalla popolazione afroamericana dalle nostre parti.”
Articolo del
18/07/2022 -
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