Ruvido, acido, viscoso, una distorsione evocativa non solo del punk ma anche di un certo crossover americano. La lirica che ampio spazio fotografa le contraddizioni, invita alle emancipazioni e si sofferma su una critica sociale… il tutto colorato dal suono che Johnny DalBasso ha scelto per anticipare, con questo Ep dal titolo “Lo stato canaglia (Part I)”, il suo quarto album in studio in arrivo in autunno. In radio e in rete il singolo “Andalusia” che forse su tutto celebra la libertà, non solo in senso letterale ma anche e soprattutto in senso artistico e compositivo. Un lavoro da mille piani diversi tutti accomunati dal santo punk-rock proveniente dal vero underground italiano.
Stato. Omologazione. Condivisione di massa, massa sui social, social che diventano più reali della realtà. Un tema imperante per questo prima parte di disco. Sembra banale chiedertelo ma penso che dopo aver ascoltato questo disco niente sia banale e che dietro ogni cosa ci siano anche ragioni altre… perché questi temi e perché in questo tempo?
Credo sia in atto una gentrificazione culturale già da molti anni e purtroppo la pandemia del 2020 ha forse velocizzato questo processo, questo desiderio da parte delle istituzioni di ripulire e rendere innocua la cultura e anche la protesta, che sembra ormai un orpello tra una storia divertente su instagram ed un’altra in cui si sponsorizza la propria attività. Ho notato una crescita esponenziale della violenza verbale sui social, del desiderio del singolo di far elevare il proprio io al di sopra degli altri, in poche parole avverto molto la perdita di una coscienza sociale, sostituita da una coscienza social.
Egocentrismo e narcisismo. I social mettono al centro l’io. Ecco un altro tema portante di questa prima parte del disco. Domanda spigolosa: la colpa è degli artisti che usano e abusano dei mezzi per mettersi in mostra o dei mezzi stessi che danno agli artisti soltanto queste possibilità?
Penso che gli artisti non abbiano colpe a riguardo, ma siano costretti ad usare i social come unica fonte di contatto con il pubblico e per far crescere la loro fanbase. Oggi o partecipi ai talent oppure non esisti, e anche artisti del fu underground si sono trovati costretti ad apparire come ospiti in questi programmi, per non sparire. Non sono contro la musica in tv, sia chiaro, ma non mi piacciono le dinamiche dei “concorsi musicali”, a tutti i livelli. Ciò che mi dispiace è la perdita di mistero nell’arte, nella musica, e il fatto che un artista debba diventare quasi un “amico” del suo pubblico, questa cosa la trovo avvilente e fuorviante.
E la seconda parte del disco? Cosa dobbiamo attenderci? Che tipo di società o che angoli della società andrai a spulciare?
La seconda parte del disco sarà il continuo di un viaggio all’interno di questo momento storico così strambo, fatto di riflessioni sulla convivenza tra umani, tra coppie, sul desiderio di cambiare la propria vita e abbandonare il proprio Stato Canaglia, e sulla lotta a questo senso continuo di precarietà che ci attanaglia, a pensarci bene, molto prima dell’innominabile lockdown.
Che poi la copertina, la bandiera italiana, questi volti incappucciati o queste buste messe a soffocare… come ce la racconti?
La copertina non è altro che la foto di un collage che ho realizzato un anno fa, in cui ho raffigurato questi tre personaggi con la testa avvolta in una busta di carta, la classica busta per alimenti, in cui si soffoca e si perde coscienza di se. In copertina c’è la bandiera italiana? Vorresti farmi dire che lo Sato canaglia è l’Italia? Che il fascismo culturale e politico sta distruggendo la libertà individuale per regalarci una finta libertà di espressione? Lascio libera interpretazione a riguardo.
E di tutto questo tempo moderno che critichi (e come biasimarti d’altronde) perché la scelta di una forma sonora e di un modo vintage, antico? Non credo che il rock, le chitarre, la distorsione ecc siano “antichi”. Ovvio che se oggi si definisce contemporaneo l’uso di un campionatore e un auto-tune potrei dirti che questa roba si faceva già nel 1998 se non da prima, ma questo è un altro discorso. Oggi lo scenario musicale mondiale è dominato dai Viagra Boys, gli Idles, i Fountain DC e gli Amyl and the Sniffers, tutti gruppi rock. In Italia invece sembra di stare ancora nel 2018… Per quanto mi riguarda la mia musica è perfettamente allineata con ciò che sta succedendo all’estero, è l’Italia che si è impantanata nel pop di terzo ordine ed è quest’ultimo a sembrare vitange e antico, non certo il rock.
Articolo del
12/08/2022 -
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