Come raccontarvi un disco come “Gurfa”… difficile anche solo avventurarsi dentro la sua moltitudine di forme e significati. Da una parte la liquidità della forma canzone che sembra veleggiare in un non-luogo, senza tempo… queste voci corali realizzate dalle coriste dell’ensemble vocale Ciwicè… con questo suono che da una parte accoglie il calore folk degli Appalachi e dall’altra il sapore nordico delle leggende celtiche. Insomma c’è tanto dentro il nuovo disco di Marilena Anzini e la lunga intervista che segue da una misura di quanto occorre immergersi in un disco prezioso come questo.
Quanta poesia e quanta bellezza in tutto questo mondo di Marilena Anzini. Partiamo dalle sue origini? Da dove viene il tuo suono? Poesia e bellezza sono due orientamenti che cerco di tenere ben presenti nella mia scrittura, e mi rincuora sapere che traspaiano nell’ascolto…grazie! Per ciò che riguarda il mio suono, credo che la particolarità sia l’incontro tra la canzone d’autore e il canto corale. La voce è sempre stata l’elemento musicale che ha attirato di più la mia attenzione, e da anni mi dedico a tutto ciò che riguarda il canto, anche negli aspetti non prettamente espressivi e artistici. Cantare fa molto bene, come recita il famoso proverbio ‘canta che ti passa’! Il canto ha infatti anche delle valenze terapeutiche e persino spirituali: non a caso in quasi tutte le religioni del mondo ci sono preghiere cantate (il canto gregoriano o i mantra per esempio) che inducono ad un contatto più profondo con sé stessi e con la sfera spirituale. Inoltre il canto ha una straordinaria funzione socializzante e collaborativa; cantare in coro è un modo meraviglioso per creare relazioni profonde tra le persone, per creare comunità, per favorire un profondo ascolto di sé stessi e degli altri e sviluppare la responsabilità individuale in relazione al bene di un progetto comune. Bisognerebbe tornare a cantare di più: farebbe tanto bene all’umanità e al mondo intero! E poi c’è talmente tanta bella musica proveniente da tutte le parti del mondo…una ricchezza culturale e artistica meravigliosa! Insomma…tutto questo amore per il canto mi ha portato a dare nelle mie canzoni ampio spazio agli arrangiamenti corali per cui ho coinvolto un gruppo di mie ex allieve e amiche, l’ensemble vocale Ciwicè: questo grande spazio alle voci credo che sia quello che rende le mie canzoni particolari. Voglio poi aggiungere che, dal punto di vista acustico, il suono di Gurfa è opera del produttore Giorgio Andreoli che ne ha curato con grande attenzione e amore tutta la realizzazione in studio.
Mi azzardo anche in una geografia: i monti Appalachi e i suoni di Dulcimer. Anche questo c’è nel paniere? Interessante! È un genere musicale che non è certo tra i miei ascolti frequenti; se però l’hai sentito significa che in qualche modo ci è entrato…forse passando dalla West Coast americana, che ha fatto parte dei miei ascolti in modo molto significativo. Oppure dai Punch brothers che mi piacciono tantissimo! Le vie della musica sono davvero infinite…
E l’Irlanda? Quanta bellezza evocativa di quelle terre… o sbaglio? Amo la musica celtica: le atmosfere, il sound e la voce femminile usata in quel modo così particolare, agile ed etereo ma nello stesso tempo preciso ed energico. Sì, c’è molta bellezza nel mondo irlandese, e anche molta forza, molta resilienza, per usare un termine molto di moda: basti pensare a quanto tenacemente sia resistito l’uso della lingua gaelica, con quel suo suono arcano e musicale, unico e meraviglioso. Amo molto anche la musica folk e corale di tutto il Nord Europa, Scandinavia e Finlandia, le loro melodie e armonizzazioni intense e suggestive. Sicuramente sono influenze che riconosco nella mia musica.
Perché l’acqua? Un elemento che genera la vita ma che la toglie anche… Per mia natura preferisco focalizzarmi sugli aspetti positivi piuttosto che su quelli negativi: non per fuggire le ombre della vita, ma proprio come strategia. Forse è una deformazione professionale: quando insegno (canto), cerco di non focalizzare l’attenzione sui limiti e le fragilità degli allievi perché so che questo porterebbe disagio e sfiducia nelle loro capacità oltre ad ottenere spesso l’effetto contrario di ingigantire il problema invece di risolverlo; molto meglio dunque puntare sul positivo per svilupparlo e permettere ai punti di forza di avvolgere e trasformare anche i punti deboli. Certo so bene che, soprattutto di recente, sono frequenti disastri e alluvioni, ma purtroppo sono per la maggior parte causati dall’incuria dell’uomo per l’ambiente, dalla cementificazione e dal disboscamento…se ci allontaniamo dalla natura e cerchiamo di piegarla ai nostri comodi, poi non possiamo stupirci di fronte a queste tragedie. L’acqua è fonte di vita, connette ogni cosa, nutre, sa adattarsi cambiando forma ma rimanendo sempre sé stessa, non ha sapore eppure sa di buono, è trasparente eppure la puoi vedere, rimanda al sacro e purifica…è un elemento meraviglioso che ha bisogno di rispetto e di cura, come tutto il creato! Quando ho riletto le canzoni che avevo scelto per l’album, ho scoperto che c’era questo filo conduttore dell’acqua, presente in qualche modo in ogni testo, e ho scoperto anche che ogni brano era come uno sguardo su un piccolo dettaglio che si apriva poi come una finestra su una vista più ampia; da qui il titolo ‘Gurfa’ che letteralmente vuol dire ‘la quantità d’acqua che si può raccogliere in una mano’…una quantità piccolissima, ma preziosa, della stessa sostanza che forma gli oceani, le nuvole, e anche gli esseri umani. Se ogni essere umano si rendesse veramente conto che senza acqua non potremmo vivere, sono certa che ci sarebbero meno disastri perché avremmo molta più cura del pianeta e di tutta la vita che ospita.
Potremmo anche pensare ad un risvolto sociale di questo “Gurfa”? Da ragazzina credevo davvero che la musica potesse cambiare il mondo e adesso…lo credo ancora, anche se in modo diverso. Certo ho ben capito che non basta cantare Give peace a chance di John Lennon per fermare la guerra, ma credo fortemente che ogni vero cambiamento sociale passi inevitabilmente dalla formazione e dalla crescita di ogni singolo individuo. La vera pace ci sarà quando ogni essere umano sarà abbastanza sensibile da comprendere che la sofferenza di ogni altro essere umano lo riguarda, tanto da soffrirne anche lui. Per contrastare la violenza e l’aggressività -di cui la guerra è la massima espressione- dobbiamo sviluppare l’empatia, e l’empatia passa dalla capacità di sentire, di essere sensibili e di riconoscere in noi quella parte fragile e preziosa che abbiamo in comune con tutti gli altri esseri umani, che ci permette di sentirci connessi. Può sembrare un’utopia, ma io preferisco pensarlo come ‘un progetto a lungo termine’ che ha certo bisogno di tappe e di tempo, ma che ha il vantaggio di poter essere iniziato subito, qui, adesso, da ogni individuo e con effetti immediati: non appena riesco a disinnescare un comportamento aggressivo in me, cambio io e cambia il mio modo di relazionarmi con gli altri: se pur piccolissimo, è un passo concreto e responsabile verso la pace! In questa ottica, tutto ciò che sviluppa sensibilità ha una funzione sociale e dunque anche l’arte può fare la sua parte, eccome! Per quel che riguarda Gurfa, posso dire che per me è stato senz’altro un processo non solo creativo ma anche di crescita e di cambiamento personale. Non so se avrà qualche risvolto sociale ma sarei davvero felice se dovesse suscitare in qualcuno anche solo una riflessione, una lacrima di commozione, una condivisione, un desiderio di cantare…una piccola cosa, ma preziosa: come una manciata d’acqua.
Articolo del
31/10/2022 -
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