Eccolo il primo capitolo di una dilogia tra bene e male. Esce “Male”, la prima parte di un doppio album firmato dai Moostroo, trio formato da Dulco Mazzoleni, Francesco Pontiggia e Igor Malvestiti. Lavoro che celebra un ritorno in scena dal sapore acido di un underground apparentemente morbido, di quelle scene molto figlie degli anni ’90… e dunque la vita, come accadeva allora, ci si aspetta venga presa a morsi senza troppi compromessi. E l’ascolto inevitabilmente, tra sospensioni e soluzioni pop, trova una pace evocativa davvero interessante.
L’underground torna ai vertici delle ispirazioni. Un tempo si parlava di provincia… voi che ne pensate? L’underground ci fa paura, con quell’idea di ombrosità, nascondimento, torbidume, bunker e boato. Sotto terra normalmente ci si finisce alla fine dell’esistenza. Vero è che, al contrario, dietro questa categoria spesso ci si crogiola pensandosi luminescenti perché alternativi a qualcosa di più digeribile e spendibile. Per noi l’underground è un abisso da esplorare, questo è. In Italia ritagliarsi una nicchia di ascolto e interesse è impresa faticosa e allora mettiamola così: siamo eterni emergenti densi di ispirazione, inspiriamo ed espiriamo, con l’idea di non spirare prestamente. La Provincia è invece il Paese intero. In Italia è finito il Rinascimento da ormai 500 anni, quindi rassegniamoci. Abitiamo nel buco del culo del mondo, ovvio, un mondo fortunato rispetto ad altre terre, ma comunque periferico. Questo è un dato, ma ciò non toglie che il nostro Paese ha da sempre prodotto i suoi frutti più succulenti a partire dalla Provincia.
Perché tanto passato? Anche certi suoni di chitarra ripescano gli anni ’90… che accadeva in quel tempo? In quel tempo, se la stagione era buona, limonavamo di brutto e protestavamo nei giorni pari, nei dispari disagio. Da manuale. Non è tanto il passato in questione, si tratta più di raccontare se stessi per quel che si è, con l’idea di rispecchiarsi negli altri, nell’umanità e nell’essere presenti a se stessi. Questo ci ha regalato il disagio degli anni ’90: spirito critico, sintonia emotiva e un uso capillare degli improperi. Nei ’90 c’erano meno risorse e meno intrattenimenti. Se poi tutto questo assomigli a un suono, può anche darsi, ma non siamo andati a cercarlo, ci siamo espressi.
Un disco che nel DNA, leggo, nasce da improvvisazioni. Poi cos’è accaduto? Abbiamo giocato tra caos e ordine. Abbiamo sperimentato ciò di cui cantiamo nei due dischi. Ci siamo sperimentati nel praticare la creatività nell’improvvisazione libera per poi strutturala in forme definite, in canzoni. Nulla di così originale. È stato invece molto stimolante usare in post produzione l’editing di campioni elettronici che ha fatto quadrare tutti i brani.
La Pandemia ha spalmato un tempo diverso e diverse normalità. Questo disco è la conseguenza o rappresenta la vostra personale resistenza? Evidentemente le due cose. Siamo di Bergamo e abbiamo vissuto la pandemia “da dentro” e chiusi dentro. La clausura ha ribaltato tutti, io credo. Abbiamo resistito grazie alla creatività che è un ottimo analgesico, il risultato esprime ciò che è stato. Una specie di fotografia di cosa significhi trovarsi tra Male e Bene, tra la fatica e la leggerezza, tra il dolore e la gioia, in un cortocircuito.
Arriverà “Bene”… perché? E secondo voi perché questo è “Male”? Trattiamo il rapporto conflittuale e complementare tra la carogna che sale e la tenerezza che abbraccia, tra lo schiaffo e la carezza, tra il male e il bene che albergano nell’umanità. Quando sei malinconico non ascolti canzoni allegre, se ascolti canzoni allegre ti sale la carogna furiosa. Invece le canzoni malinconiche addolciscono l’animo e rincuorano. Dopo la nefasta congiuntura pandemica, iniziare a parlare di male ci sembrava la via maestra per liberarcene. Se avessimo iniziato da “Bene” si sarebbe scatenata la furia che alberga in noi, ci saremmo sentiti raggirati da noi stessi.
A questo punto vorremo conoscere la copertina di “Bene”… Peccato, non possiamo soddisfare questo desiderio. Non è l’attesa del piacere essa stessa… un insieme di improperi a venire...
Articolo del
08/02/2023 -
©2002 - 2024 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|