La band Le Ipotesi nasce verso la fine del 2019 nella città di Foggia da un’idea di Marcello Milano, chitarrista reduce dall’esperienza decennale tra le fila degli Abbey Road (famosa tribute band dei Beatles riconosciuta come tribute ufficiale dell’associazione Beatlesiani d’Italia), con una partecipazione ad X Factor e centinaia di live. Adesso ritornano con un nuovo singolo, “Shangai”, un viaggio ideale dentro sé stessi durante una notte insonne. E ci raccontano i dettagli in questa intervista per Extra! Music Magazine
E finalmente un nuovo singolo de “Le Ipotesi”. Anche se in realtà non vi siete mai fermati. Dove trovate tutta questa forza e ispirazione per continuare a dire la vostra in questa pazza discografia italiana? Grazie alla grande passione che abbiamo per la musica. Considerate che facciamo altro nella vita, ma riusciamo comunque a trovare il tempo per dedicarci ai nostri progetti. E così è nata anche questa Shangai durante il tempo che necessariamente dobbiamo dedicare noi cinque alla musica. È come ossigeno per noi
“Shangai” ha una veste d’arrangiamento estremamente moderna. Studiata a tavolino per seguire il mercato o sentivate il bisogno di esplorare nuove frontiere? Le Ipotesi sono la fusione di molti generi musicali. Tra di noi c’è chi è più appassionato di rock, britpop, di rock progressive, di musica cantautoriale italiana, etc.. , nel caso di Shangai ha prevalso sicuramente l’anima pop della band. Questo probabilmente, lo speriamo, ci consentirà di rivolgerci ad una fetta di mercato fatta da utenti più giovani
La canzone è attualmente in promozione nazionale e nelle radio italiane. Quale messaggio nasconde? Cosa realmente intendete dire con il verso “faccio a pezzi il mio Instagram”? “Shangai” parla del rapporto spesso malato che noi tutti oggi tendiamo ad avere con l’utilizzo dei social. Nell’intenzione di apparire in un determinato modo agli occhi degli altri, tendiamo a snaturare spesso la nostra reale natura, la nostra personalità e lo facciamo ormai così spesso che ci viene quasi naturale avere una seconda versione di noi stessi visibile on-line. Questo brano parla di silenzio e solitudine, intesi nella accezione positiva del termine. Tutti noi dovremmo “fare a pezzi talvolta il nostro Instagram” per riscoprire, attraverso il silenzio e la solitudine appunto, il nostro vero io
Quale rapporto avete voi con i social per la vostra musica? In un mondo in cui tutto è in rete e sembra ormai persa la speranza dei rapporti umani di una volta, bisognerebbe davvero spegnere lo smartphone e semplicemente ascoltare sé stessi e della buona musica, possibilmente dal vivo? Perfettamente d’accordo. Infatti, mi collego con quanto detto prima, per ribadire l’importanza dell’essere in pace ed in sintonia con sé stessi se si vogliono avere rapporti positivi e duraturi con gli altri esseri umani. Ogni tanto dovremmo ricordarci che il nostro miglior amico esiste davvero e non è un telefono, dovremmo ricordarci che ascoltare musica in cuffia dal cellulare, non potrà mai regalarci le stese emozioni che possiamo provare ad un concerto, magari circondati da centinaia di persone che all’unisono cantano e ballano. Questo è quello che cerchiamo di regalare, nei nostri concerti, a chi ci ascolta: esperienze reali, non fredde interazioni virtuali
Lasciateci qualche anticipazione… un videoclip è nel cassetto? State già preparando un altro singolo o è venuto il momento di un vero e proprio album, anche se ormai non va più di moda pubblicarne uno? Stiamo lavorando alla realizzazione di un album che contiamo di pubblicare nel 2023… basta anticipazioni però. Vi assicuro che quando sarà pronto lo verrete a sapere
“Ma mi sento come un cane a Shangai”. Solitudine e paura. Voi che girate palchi da molti anni… credete davvero che la musica sia una importante e profonda soluzione al vuoto che incombe in questa società? E se sì, cosa consigliereste a dei giovanissimi all’inizio del loro percorso artistico? Crediamo ciecamente che la musica, con la sua potenza, con la possibilità che ha di poter raggiungere ormai qualsiasi essere umano in qualsiasi parte del mondo, possa essere un’arma importantissima per lottare contro il vuoto e l’aridità emotiva a cui stiamo assistendo in questi anni. Vogliamo rivolgerci soprattutto ai più giovani che maggiormente soffrono della omologazione affettiva che caratterizza la nostra società, sempre più virtuale, sempre più universale ma chiaramente sempre meno emozionale: sognate ragazzi, suonate e divertitevi perché spesso uno strumento, che può essere una chitarra, una batteria, un piano, piuttosto che un’arpa o un flauto, può essere la porta per la felicità… una scala per il paradiso (CIT.)
Articolo del
10/02/2023 -
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